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Perché il cambio dell’ora non è stato ancora abolito in Italia

Domenica 29 ottobre 2023 passeremo all’ora solare: bisognerà spostare le lancette dalle 3.00 alle 2.00. È ormai dal 2018 che l’Unione europea parla dell’abolizione del cambio di orario, ma ad oggi non è ancora stato raggiunto un accordo perché il dibattito è passato in secondo piano.
A cura di Andrea Miniutti
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Domenica 29 ottobre 2023 passeremo dall'ora legale a quella solare. Sarà necessario spostare le lancette dei nostri orologi indietro di un'ora, dalle 3.00 alle 2.00: significa che nella notte tra sabato e domenica potremo dormire un'ora in più. Per i prossimi cinque mesi ci sarà più luce naturale la mattina ma arriverà prima il buio nel pomeriggio, e poi torneremo all'ora legale con l'inizio della primavera, per esattezza il 31 marzo 2024.

Il dibattito sull'utilità del cambio dell'ora è presente all'interno dell'Unione europea da ormai diversi anni: nel 2018 l'allora presidente della Commissione Jean-Claude Juncker ha sottoposto un sondaggio pubblico agli abitanti degli Stati membri e l'86% dei partecipanti si è detto favorevole all'abolizione del passaggio dall'ora legale a quella solare, e viceversa. Il superamento del cambio di orario garantirebbe grossi risparmi energetici (per l'Italia si parla di oltre 500 milioni di euro l'anno), oltre che comportare dei vantaggi pure in termini di salute e di sicurezza stradale.

Nonostante il Parlamento europeo abbia approvato nel 2019 una risoluzione in materia, l'iter legislativo è bloccato dagli anni della pandemia. Siccome non tutti i Paesi si trovano nelle stesse condizioni geografiche, la soluzione proposta è quella di lasciar scegliere a ogni Stato quale orario adottare: quelli nordici vorrebbero mantenere sempre l'ora solare, visto che a quella latitudine le giornate sono normalmente più lunghe, mentre i Paesi del Sud Europa – come l'Italia – preferirebbero adottare l'ora legale tutto l'anno in modo da poter sfruttare al meglio la sera, in modo da stimolare le attività all'aperto nel dopo-lavoro.

La consultazione online della Commissione Europea nel 2018

Durante il discorso sullo Stato dell'Unione, il 12 settembre 2018 l'allora presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker ha ufficialmente proposto il superamento del cambio dell'ora, una pratica che era stata decisa a livello comunitario nel 1996: "È necessario abolire lo spostamento delle lancette. Gli Stati membri dovrebbero decidere da soli se i loro cittadini devono seguire l'ora legale o quella solare". Infatti, due mesi prima il quesito era stato posto proprio agli abitanti dei Paesi Ue: l'86% dei partecipanti al sondaggio si è detto favorevole al superamento del meccanismo del cambio dell'ora. L'idea originaria della Commissione era di far sì che il 31 marzo successivo fosse l'ultima volta in cui gli europei avrebbero dovuto cambiare l'orario dei propri orologi, per poi rendere l'ora legale standard per tutti i Paesi membri.

L'approvazione del Parlamento Europeo nel 2019

L'anno successivo, quindi nel 2019, il Parlamento europeo ha approvato con l'84% dei voti una risoluzione che prevedeva l'abolizione del cambio orario per tutti i Paesi membri, ma il Consiglio europeo – necessario per l'approvazione definitiva – non si è espresso in materia, chiedendo un intervento della Commissione per valutare l'impatto della modifica. Così si legge nel testo approvato a Strasburgo: "Gli Stati membri non applicano cambi stagionali alla loro ora normale o alle loro ore normali" purché questa decisione non ostacoli "in modo significativo e permanente il corretto funzionamento del mercato interno".

Lo slittamento al 2021 dell'entrata in vigore del nuovo meccanismo

La risoluzione del Parlamento europeo prevedeva che l'abolizione sarebbe stata rimandata al 2021 e che non sarebbe stato imposto un unico orario per tutti i Paesi membri, ma che sarebbero stati i singoli governi a decidere se abbracciare l'ora legale o quella solare. Infatti, l'intesa è stata trovata con questa formula: "Gli Stati membri possono ancora applicare un cambio stagionale della loro ora normale o delle loro ore normali nel 2021, purché lo facciano alle ore 1.00 del mattino, tempo universale coordinato, del 27 dell'ultima domenica di ottobre dello stesso anno. Gli Stati membri notificano tale decisione alla Commissione entro il 1° aprile 2020".

Cosa è successo dopo e perché l'Italia non ha ancora abolito il cambio ora

Lo scoppio della pandemia da Covid-19 nel 2020 ha preso il sopravvento su tutti gli iter legislativi in corso, facendo sì che l'abolizione del cambio di orario non tornasse più nell'agenda dei lavori dell'Unione europea. Questo significa che il Consiglio europeo e l'Eurocamera non hanno ancora trovato un'intesa per approvare definitivamente la direttiva del 2019: nessuno Stato membro, quindi, ha ancora superato il cambio dell'ora, nemmeno l'Italia.

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