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Elezioni Germania 2025

Perché i giovani uomini votano sempre più spesso l’estrema destra, mentre le donne votano a sinistra

Anche le elezioni in Germania hanno confermato una tendenza che avevamo già osservato in passato: i giovani uomini hanno preferito votare per l’ultradestra di Alternative für Deutschland, mentre le giovano donne hanno scelto il partito di estrema sinistra Die Linke. Ma perché succede questo e cosa c’entra il “Modern Gender Gap”?
A cura di Jennifer Guerra
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Il risultato delle elezioni in Germania, con la vittoria del partito di centrodestra, la CDU e l’ottimo risultato dell’estrema destra dell’AfD, non sembra confermare soltanto la svolta a destra dell’Europa, ma anche una tendenza che si è già vista con le elezioni americane: i giovani uomini sono sempre più conservatori, mentre le giovani donne continuano a votare a sinistra. Il 34% delle 18-24enni tedesche ha votato il partito di estrema sinistra Die Linke, mentre il partito più votato dai maschi risulta proprio l’ultradestra di Alternative für Deutschland.

Ne aveva già parlato l’Economist lo scorso anno in un articolo che prendeva in esame i risultati delle elezioni di 20 Paesi negli ultimi 20 anni, tra cui l’Italia. Negli anni Novanta, uomini e donne tra i 18 e i 29 anni si distribuivano in modo simile su una scala da “molto liberali” a “molto conservatori”. Oggi, invece, la percentuale di donne che si colloca a sinistra è aumentata del 27% rispetto a vent’anni fa, mentre tra gli uomini l'incremento è stato solo del 2%. Tra le cause ci sarebbero un divario nel livello di istruzione, con una maggiore quantità di donne che frequenta l’università (fatto collegato allo sviluppo di opinioni progressiste), ma anche l’aumento dell’emancipazione femminile che rende meno attraente la visione del mondo proposta dai partiti conservatori, specie per quanto riguarda il ruolo delle donne nella società.

Secondo l’analisi dell’Economist, poi, non va sottovalutato il ruolo di Internet e degli algoritmi, che tendono a confermare la propria visione del mondo e ad aumentare l’ostilità tra uomini e donne. I giovani maschi in particolare sono sempre più esposti a contenuti sessisti, razzisti e che deprecano l’uguaglianza o la parità. Diverse figure idolatrate dai giovani, come l’influencer misogino Andrew Tate (attualmente sotto processo in Romania per stupro e tratta di esseri umani), sostengono che i diritti civili e la libertà femminile nello specifico siano stati una rovina per la società e per la felicità e il successo degli uomini. Di conseguenza, anche le opinioni sul femminismo sono peggiorate: se i maschi millennial sembrano ancora convinti della necessità di un movimento per i diritti delle donne, quelli della generazione Z, cioè i nati tra il 1997 e il 2012, ne hanno un’opinione addirittura più negativa dei boomer, cioè della fascia d’età più conservatrice in generale.

Durante la campagna elettorale, Trump aveva intuito la potenzialità di questo cambiamento, ideando una specifica strategia rivolta ai giovani uomini che non seguono i media tradizionali, chiamata “Trump agli steroidi”. Il presidente aveva fatto il giro delle ospitate nei podcast e nei canali YouTube degli idoli di questo pubblico, come il wrestler Logan Paul. Le analisi del voto di novembre dimostrano come questa strategia abbia pagato: il 60% degli uomini bianchi ha votato Trump, mentre la popolarità più bassa per l’attuale presidente è stata proprio nel gruppo delle donne tra i 18 e i 29 anni (il 92% delle donne nere ha votato Kamala Harris).

Per l’Italia non esistono dati così specifici. Secondo la relazione del Centro Italiano Studi Elettorali, il partito più votato dalle donne alle elezioni del 2022 è stato Fratelli d’Italia (27%), ma se si sommano i voti delle coalizioni risulta che le donne hanno votato più a sinistra degli uomini. In generale, il voto degli under 30 è più sbilanciato verso i partiti progressisti, anche se Fdi ha collezionato gli stessi voti del Pd.

Questo fenomeno è studiato da più di vent’anni e prende il nome di “Modern Gender Gap”. L’aggettivo “moderno” è dovuto al fatto che in passato accadeva esattamente il contrario: gli uomini votavano a sinistra e le donne a destra, perché più religiose e meno partecipi alla vita pubblica. Il ribaltamento della situazione sembra essere causato dall’aumento di donne che lavorano e che quindi trovano inaccettabile la proposta politica conservatrice, che spesso valorizza le donne soltanto come madri e si oppone a diritti come quello dell’aborto se non addirittura del divorzio. Il problema è che sono proprio i partiti che dominano l’attuale panorama politico, pur essendo guidati da donne, a minare quelle stesse condizioni che spingono le giovani ad adottare posizioni progressiste, erodendone i diritti e l’autodeterminazione.

A questo si aggiunge anche una progressiva disaffezione nelle donne per la politica istituzionale, dove fanno fatica a trovare rappresentanti dei loro interessi. Alle ultime elezioni politiche italiane, l’astensionismo femminile ha superato quello maschile (anche se il numero assoluto delle elettrici ha superato quello degli elettori, perché in Italia ci sono più donne che uomini). Tuttavia, sarebbe sbagliato pensare che dietro la decisione di non presentarsi alle urne si celi un disinteresse verso la politica e la società, perché le donne italiane sono molto più coinvolte degli uomini nell’attivismo e nel volontariato. Quello che manca è un punto di riferimento politico che sappia rendere questo slancio di cura verso il mondo e gli altri qualcosa di concreto. E visto come stanno andando le cose a livello globale, ce n’è un disperato bisogno.

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Jennifer Guerra è nata nel 1995 in provincia di Brescia e oggi vive in provincia di Treviso. Giornalista professionista, i suoi scritti sono apparsi su L’Espresso, Sette, La Stampa e The Vision, dove ha lavorato come redattrice. Per questa testata ha curato anche il podcast a tema femminista AntiCorpi. Si interessa di tematiche di genere, femminismi e diritti LGBTQ+. Per Edizioni Tlon ha scritto Il corpo elettrico. Il desiderio nel femminismo che verrà (2020) e per Bompiani Il capitale amoroso. Manifesto per un Eros politico e rivoluzionario (2021). È una grande appassionata di Ernest Hemingway.
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