Perché i giovani italiani avranno pensioni da fame
Nel governo si discute di Quota 102, Quota 104, dell'addio a Quota 100. E poi del ritorno alla Fornero, che terrorizza un po' tutti. I sindacati battono il pugno sul tavolo, la Lega chiede uno scivolo per tutti per evitare lo scalone, il Partito Democratico chiede che invece sia fatta una distinzione tra i lavori gravosi e non, con un'attenzione particolare alle donne. Insomma, il tema pensioni è ancora al centro del dibattito politico e non, ma la prospettiva è ancora una volta a breve termine. Intanto c'è una generazione di giovani che oggi si trova in condizione di precariato e che – con l'aumento dell'aspettativa di vita e visti i salari – rischia di andare in pensione (forse) oltre i settant'anni con assegni dimezzati rispetto all'ultimo stipendio.
Un'analisi di Repubblica fa luce sul futuro di quella che viene chiamata generazione della Quota Zero. Insomma, parliamo di chi ha cominciato a lavorare almeno alla fine degli anni '90 e perciò si trova in un sistema contributivo puro, che si incrocia con il progressivo aumento della flessibilità del mercato del lavoro e – di conseguenza – del precariato.
Secondo il calcolo pubblicato sul quotidiano romano, la prospettiva per quattro lavoratori di 25, 30, 35 e 40 anni è spaventosa in ogni caso. Considerando un reddito netto tra i 1.000 e i 1.500 euro al mese, se cominciano a versare i contributi a 25 anni – con lo stipendio che cresce dell'1,5% l'anno e il Pil dello 0,3% – si troveranno ad andare in pensione tra i 68 e i 72 anni. Sempre che non verranno rigettati dal mercato del lavoro a una certa età.
Per quanto riguarda il calcolo dell'assegno, infatti, molto dipende dalla stabilità del rapporto di lavoro, che come sappiamo bene oggi non è più una garanzia come in passato. Una carriera continua porterebbe gli under 40 lavoratori dipendenti di oggi ad andare in pensione con un assegno tra il 62% e il 64% rispetto all'ultimo stipendio, che però crollerebbe tra il 43% e il 45% in caso di una carriera precaria. Per gli autonomi le previsioni sono ancora più fosche: 55-56% per chi avrà una carriera continua, 38-40% per i precari.