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Perché gli stipendi reali in Italia sono ancora più bassi del 2021

I salari contrattuali crescono del 4% su base annua, ma in termini reali restano ancora molto distanti dai livelli pre-inflazione. L’Istat fotografa un recupero lento e diseguale tra settori, con i lavoratori pubblici in maggiore difficoltà. Il presidente Mattarella richiama l’attenzione sul problema salariale, mentre la Cisl evidenzia i risultati della contrattazione.
A cura di Francesca Moriero
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Nel pieno della ripresa economica rivendicata dal Governo Meloni, i dati sui salari diffusi dall'Istat offrono una fotografia più complessa della situazione reale vissuta da molti lavoratori italiani. A marzo 2025 le retribuzioni contrattuali mostrano un aumento del 4% su base annua: un dato che segnala un certo miglioramento, anche grazie ai rinnovi contrattuali in diversi comparti. Il quadro però cambia profondamente se si tiene conto dell‘inflazione che ha colpito il Paese tra il 2022 e il 2023. In termini reali, i salari sono ancora inferiori dell'8% rispetto a gennaio 2021.

La questione salariale resta così al centro del dibattito politico e sociale: il presidente della Repubblica Sergio Mattarella la definisce una "grande questione per l'Italia", mentre i sindacati, come la Cisl, chiedono di accelerare i rinnovi e rafforzare le tutele, soprattutto nel settore pubblico. E se da parte del Governo si insiste sul taglio del cuneo fiscale come leva per aumentare le buste paga, molti osservatori ritengono che questa misura, da sola, non basti a recuperare il potere d'acquisto perduto.

Differenze tra settori: chi perde di meno e chi resta indietro

Secondo l'ultima rilevazione Istat, l'indice delle retribuzioni contrattuali orarie a marzo 2025 è aumentato dello 0,4% rispetto a febbraio e del 4% rispetto a marzo 2024. Un segnale positivo, che riflette in parte l'effetto dei rinnovi contrattuali avvenuti nei primi mesi dell'anno. Ma se si considera il valore reale, ovvero il potere d'acquisto effettivo, la crescita non basta: rispetto al gennaio 2021, le retribuzioni risultano ancora più basse di circa l'8%. Si tratta del risultato di un biennio segnato da un'inflazione molto alta, durante il quale i salari non sono riusciti a tenere il passo con l'aumento dei prezzi. Nonostante i segnali di miglioramento nel 2024 e 2025, la distanza rispetto al passato resta ampia.

Settori in ripresa, ma non tutti alla stessa velocità

L'andamento dei salari non è uniforme: alcuni comparti dell'economia hanno registrato incrementi significativi, altri sono rimasti indietro. L'Istat segnala che, su base annua, le retribuzioni sono cresciute del 4,9% per i dipendenti dell'industria e del 4,3% per quelli dei servizi privati. In agricoltura, la situazione è stabile e meno critica rispetto alla media nazionale. Molto più contenuto, invece, l'aumento nel settore pubblico, dove l'incremento si ferma all’1,7%. Questo divario mette in luce una dinamica a due velocità, che rischia di approfondire le disuguaglianze interne al mercato del lavoro. I dipendenti pubblici, in particolare, attendono ancora il rinnovo di molti contratti collettivi, elemento che incide direttamente sulla crescita salariale.

Rinnovi contrattuali: migliorano i numeri, ma restano ritardi

Un altro elemento chiave analizzato dall'Istat riguarda i rinnovi dei contratti collettivi nazionali. Alla fine di marzo, solo il 30% dei lavoratori del settore privato risultava ancora in attesa del rinnovo: un dato in miglioramento rispetto agli anni precedenti; restano però ritardi significativi, in particolare nella pubblica amministrazione e in alcuni settori del manifatturiero. I rinnovi già avvenuti, invece, hanno portato risultati visibili in comparti fondamentali dell'economia, come l'alimentare, il commercio e la metalmeccanica.

Mattarella: "Salari insufficienti, problema strutturale per l'Italia"

Nel suo recente intervento alla Banca Popolare del Lazio, il presidente Sergio Mattarella ha lanciato un nuovo appello sulla questione salariale: "L'Italia si distingue per una dinamica negativa dei salari nel lungo periodo, con valori reali ancora inferiori a quelli del 2008", ha affermato. "Sappiamo tutti quanto le questioni salariali siano fondamentali per la riduzione delle disuguaglianze e per un’equa distribuzione dei frutti dell’innovazione". Il Capo dello Stato ha ricordato che, nonostante la crescita della produttività registrata a partire dal 2022, i salari non hanno seguito lo stesso ritmo, mettendo in difficoltà molte famiglie, soprattutto di fronte all'aumento del costo della vita.

Sindacati soddisfatti, ma servono misure più forti

La Cisl ha accolto positivamente i segnali di crescita dei salari, attribuendoli alla forza della contrattazione collettiva. In particolare, ha evidenziato l'aumento registrato nel settore alimentare (+7,8%), in quello metalmeccanico (+6,3%) e nel commercio (+6,1%). Questi numeri dimostrano, secondo il sindacato, che il dialogo tra le parti sociali può produrre risultati concreti. Ma questo non basterebbe ancora: la Cisl, infatti, ha chiesto al Governo di dare impulso ai rinnovi contrattuali ancora bloccati, con un'attenzione specifica per il settore pubblico e i metalmeccanici. Solo così, affermano, sarà possibile consolidare il recupero del potere d'acquisto e affrontare davvero le sfide della nuova fase economica.

Schlein: "Quando saremo al governo ci sarà salario minimo e sconti in bolletta"

"Meloni è specializzata nel raccontare un'Italia che non esiste, un mondo fantastico in cui da quando c’è lei a Palazzo Chigi va tutto bene e i treni arrivano in orario", ha dichiarato la segretaria del Pd, Elly Schlein in un'intervista a Repubblica. "La realtà la smentisce, svela uno spaventoso aumento delle diseguaglianze: il 10% più ricco detiene una porzione del reddito nazionale 10 volte più alta di quello più povero. E altrettanto drammatica è l'ultima indagine Acli: al Sud i bassi salari sono il triplo rispetto al Nord, le donne sono più penalizzate e il lavoro povero riguarda 4 volte di più gli under 30 rispetto agli over 50". Shlein ha poi continuato: "A maggior ragione adesso che da 25 mesi si registra un calo della produzione industriale e già subiamo i danni della folle guerra commerciale dichiarata da Trump occorre rilanciare la domanda interna, quindi aumentare i salari. Bisogna approvare subito il salario minimo, che è una vergogna la maggioranza abbia bloccato su un binario morto, e rinnovare i contratti nazionali scaduti per 5 milioni di lavoratori. Oggi sarebbe mortale tornare all'austerità", per poi aggiungere: "noi stiamo girando per fabbriche e non c'è un solo imprenditore che non ci abbia posto come emergenza il costo delle bollette, che è la più alta d'Europa. Penalizza dal piccolo artigiano alla grande industria e non si capisce perché Meloni continui a difendere gli extra-profitti dei colossi energetici a scapito di imprese e famiglie, anziché seguire la strada di altri Paesi: scorporare il prezzo del gas da quello dell’energia. Se non si muovono lo faremo noi, insieme al salario minimo, quando saremo al governo. Lo dobbiamo, anche, agli operai di Pomigliano che mi hanno raccontato la fatica di vivere in queste condizioni".

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