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Perché gli stipendi delle donne in Italia sono più bassi del 20% rispetto a quelli degli uomini

In media, nel nostro Paese, le donne che lavorano hanno uno stipendio più basso del 20% rispetto agli uomini. È molto più basso il tasso di occupazione, e molto più diffuso il part time involontario. Sono alcuni dei dati – riferiti al 2023 – comunicati dall’Inps nel suo annuale Rendiconto di genere.
A cura di Luca Pons
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Non solo le donne lavorano meno, ma quando lo fanno in media hanno uno stipendio più basso. Che sia perché le lavoratrici sono spinte al part-time involontario più spesso, oppure perché sono tenute lontane dalle posizioni di vertice (dirigenti, quadri) e dai settori più redditizi, è un dato di fatto che in media una donna che lavora in Italia guadagni meno di un uomo: lo stipendio è più basso del 20% circa. Lo ha riportato l'Inps, che oggi ha presentato il suo annuale Rendiconto di genere. Tutti i dati sono riferiti all'anno 2023.

Meno lavoro, più instabilità

Parlando di lavoro, non si può che partire dall'occupazione. Il tasso di occupazione femminile è del 52,5% contro il 70,4% degli uomini, e le nuove assunzioni hanno riguardato soprattutto gli uomini (quasi il 60%). Come detto, si parla del 2023: nell'ultimo anno questi numeri si sono leggermente alzati, oscillando tra il 53 e il 54% di occupazione per le donne e oltre il 71% per gli uomini. La differenza non si è ridotta in modo significativo, e in ogni caso si parla di tassi tra i più bassi in Europa.

In più, le donne hanno una percentuale più bassa di assunzioni a tempo indeterminato (il 18% contro il 22,6% degli uomini). Meno lavoro, più instabile.

E anche meno tempo pieno: il 64,4% dei contratti part time sono a donne. Situazione che si riflette nel part time involontario: il 15,6% delle lavoratrici ha un contratto part time quando vorrebbe lavorare full time, una situazione che riguarda solamente il 5,1% dei lavoratori (meno di un terzo).

Per le donne più lauree (ma non nello Stem) e meno ruoli di vertice

Le donne che lavorano, poi, spesso non sono ai vertici. Le persone che hanno contratti a tempo indeterminato da dirigenti sono per il 78,9% uomini, per il 21,1% donne. Scendendo tra i quadri, la percentuale di donne ‘sale' al 32,4%, contro il 67,6% di uomini.

Il problema dietro questa assenza non è il livello di istruzione. Anzi, il 29,4% delle donne è ‘sovraistruita' rispetto al lavoro che fa (per gli uomini si parla del 25,4%). Un problema, semmai è il settore. Le donne sono una percentuale più alta tra i diplomati (52,6%) e tra i laureati (60%). I numeri si invertono, però, negli ambiti Stem, che possono portare a lavori più redditizi. Qui gli uomini sono in forte maggioranza, con circa il 60% dei titoli di studio raggiunti.

Le lavoratrici devono prendersi cura di casa e famiglia: più congedi e meno straordinari

Un altro tassello da aggiungere – insieme ai contratti più instabili, alla scarsità di donne dirigenti e alla differenza di settori nello studio – è il lavoro di cura familiare. Basta osservare, come ha sottolineato l'Inps, che nel 2023 le donne hanno usato 14,4 milioni di giornate di congedo parentale. Gli uomini si sono fermati a 2,1 milioni: praticamente un giorno di assenza per un lavoratore, per ogni settimana di congedo di una lavoratrice.

La cura domestica è anche uno dei motivi per cui le donne fanno meno straordinari. E oltre alla questione culturale c'è quella pratica, di infrastrutture: mancano gli asili nido. Solo in tre Regioni (Umbria, Emilia-Romagna e Valle d'Aosta) ci si avvicina ad avere 45 posti in nido per ogni cento bambini tra gli 0 e i 2 anni di età.

Quanto è alta la differenza di stipendio tra uomini e donne

Tutti questi elementi, messi in fila, tracciano un quadro che aiuta a capire il dato comunicato dall'Istituto: la differenza di stipendio tra uomini e donne è di "oltre venti punti percentuali". In alcuni settori, come alloggio e ristorazione, è leggermente più bassa con il 16,3%. In altri parecchio più alta: 32,1% nelle attività finanziarie, assicurative e servizi alle imprese; 35,1% nelle attività professionali scientifiche e tecniche; 39,9% nelle attività immobiliari.

Anche nel settore pubblico c'è una discrepanza, anche se in media è più bassa, e torna a salire in ambiti come il Servizio sanitario nazionale e l'università, sfiorando il 20%. La differenza di stipendio si riflette "in tutti i settori economici esaminati", sottolinea l'Inps.L'unica eccezione sono "le estrazioni di minerali da cave e miniere". Insomma, non c'è quasi nessun settore dell'economia italiana in cui le donne in media sono pagate quanto gli uomini.

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