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Perché gli autisti Ncc protestano contro Salvini e dicono che i suoi decreti favoriscono i taxi

Gli autisti del settore Ncc, o Noleggio con conducente, hanno protestato contro i ‘decreti Salvini’ che dovrebbero regolare il settore. Secondo loro, si introdurrebbero obblighi e divieti discriminatori che avrebbero l’effetto di favorire i taxi, sui quali il ministro starebbe facendo “campagna elettorale”.
A cura di Luca Pons
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Ieri si è svolta a Roma una giornata di protesta indetta dagli autisti del settore Ncc (Noleggio con conducente). Si tratta di quelle aziende che permettono di pagare per farsi trasportare, in diretta concorrenza con i taxi, e di cui Uber è l'esempio più famoso. La loro rivendicazione è che il ministro dei Trasporti Matteo Salvini, con gli interventi su cui il suo dicastero sta lavorando, voglia favorire i taxi per fare "campagna elettorale" con i tassisti, e al contrario sia intenzionato a danneggiare la categoria Ncc.

I decreti in questione sono gli interventi che dovrebbero mettere in atto delle norme già approvate nel 2019, che regolano il servizio Ncc. Tra le novità ci sarebbe il dovere di aspettare almeno un'ora tra un trasporto e l'altro, cosa che permetterebbe di svolgere pochissime corse al giorno. Bisognerebbe anche registrare i clienti: generalità, orario di partenza e di arrivo, destinazione. Una "schedatura" che secondo i rappresentanti della categoria aggiungerebbe lungaggini burocratiche e scoraggerebbe i clienti.

Scatterebbe anche l'obbligo di tornare "in rimessa", quindi in sede, dopo ogni trasporto, e solo da lì ricevere nuove prenotazioni. Una norma controversa, che era già stata contestata dalla Corte costituzionale nel 2020. Ancora, potrebbe diventare vietato per gli operatori Ncc appoggiarsi a agenzie di viaggio, hotel e simili, per convenzioni sulle prenotazioni dei viaggi dei loro clienti.

Infine – anche se questo non ha a che fare con i ‘decreti Salvini' – la protesta ha riguardato anche un punto del Codice della strada: l'articolo 85, che in caso di infrazioni prevede anche la possibilità di fermo amministrativo del veicolo per i conducenti del settore Ncc, per un periodo da due a otto mesi. La lamentela qui è che sia una sanzione troppo pesante per lasciarla semplicemente in mano a un vigile, senza l'intervento di un giudice.

Francesco Artusa, presidente di Sistema trasporti (tra gli organizzatori della protesta) ha chiesto un "intervento di Palazzo Chigi", affermando: "Riteniamo il ministro Salvini ormai irrimediabilmente compromesso in una campagna elettorale a favore dei tassisti. Abbiamo bisogno di terzietà e di poter presentare le nostre proposte di riforma. Non accetteremo più le norme a noi imposte dai tassisti". Andrea Romano, presidente della federazione MuoverSi, ha scritto ai parlamentari che le ripercussioni dei decreti "saranno pesantissime per la libertà di movimento dei cittadini, la qualità della mobilità urbana, la sopravvivenza economica di oltre 25mila imprese di Noleggio con conducente e di circa 50mila operatori del settore. Tutto questo per tutelare e proteggere i pochi e intoccabili tassisti".

Tra le forze politiche, si sono espressi a favore dei Ncc molti partiti di opposizione e non solo. Per il Pd, il senatore Antonio Misiani ha chiesto che "il governo Meloni si fermi ed ascolti tutte le voci del trasporto pubblico non di linea", da Italia Viva la senatrice Raffaella Paita ha definito Salvini "incapace di riformare adeguatamente il comparto". Anche Forza Italia ha preso posizione a sostegno della protesta, anche se con toni più moderati: "Continueremo a lavorare con determinazione affinché si raggiunga un punto di equilibrio che contempli le ragioni di tutti i soggetti coinvolti nei decreti Salvini", ha dichiarato il vicepresidente della Camera Giorgio Mulè. A contestare la protesta sono stati invece numerosi sindacati dei tassisti, parlando di una manifestazione "alimentata dagli interessi della multinazionale Uber"

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