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News su migranti e sbarchi in Italia

Perché gli arrivi di migranti in Italia sono aumentati così tanto

A gennaio finora sono arrivate in Italia oltre 3.300 persone migranti, e gli sbarchi proseguiranno come negli ultimi giorni potrebbe non essere così lontana la soglia di 4.900 toccata a gennaio 2023. I motivi principali, come sempre, sono probabilmente due: le condizioni meteo e la situazione politica nei Paesi di partenza.
A cura di Luca Pons
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Non rallentano gli arrivi di persone migranti in Italia tramite il Mediterraneo: negli scorsi giorni si è superata quota 3mila persone dall'inizio dell'anno, e oggi il numero comunicato dal ministero dell'Interno è di 3.312. È decisamente più di quanto registrato nello stesso periodo dello scorso anno, cioè 1.420 persone. E anche se il dato del 2023 sembra lontano (4.963 in tutto il mese di gennaio), negli ultimi quattro giorni sono sbarcate in Italia circa 1.700 persone. Se la media dovesse restare alta, insomma, il record di due anni fa potrebbe non essere così distante.

Non ci sono spiegazioni certe e complete sul perché ci sia stato questo aumento. Ci sono però elementi che influenzano sempre il numero di partenze: non le politiche più o meno restrittive messe in atto dal governo italiano (come invece sembrerebbe sentendo le rivendicazioni dell'esecutivo guidato da Giorgia Meloni), ma il clima e la situazione nei Paesi di partenza.

Il meteo sereno nel Mediterraneo

Innanzitutto, il meteo. Questo è uno dei fattori più importanti per le imbarcazioni che partono da Libia e Tunisia, i due Paesi da cui arrivano la maggior parte delle persone che sbarcano in Italia. A gennaio il clima è stato caldo tanto in Europa quanto nel Nord Africa.

Consultando l'archivio meteo di Sfax, la città tunisina da cui storicamente parte un gran numero di imbarcazioni, e dell'aeroporto di Djerba, in Libia, si nota che a gennaio ha piovuto pochissimo, e che soprattutto nella seconda metà del mese le temperature sono state decisamente alte, superando regolarmente i 20 gradi, con vento leggero. Il tempo sereno, il caldo e le acque tranquille del Mediterraneo spingono le partenze. E, stando alle previsioni per i prossimi giorni, sembra probabile che la situazione non cambierà a breve.

La crisi economica e sociale in Tunisia

C'è poi la questione politica. In Tunisia gli ultimi mesi sono stati turbolenti: a ottobre il presidente Saied ha vinto le elezioni con consensi altissimi ma un'affluenza bassissima, dopo aver impedito la partecipazione di molti esponenti dell'opposizione con arresti e incarcerazioni. In queste settimane, nel Paese si registra una forte carenza di gas: ci sono code che durano ore e ore per poter ottenere delle bombole per scaldarsi e cucinare, anche nelle regioni in cui il freddo si sente di più.

Il governo tunisino insiste che la fine della crisi sia vicina, ma nel frattempo il malcontento della popolazione è aumentato. Allo stesso tempo, negli scorsi mesi il numero di perone migranti presenti in Tunisia è aumentato: erano circa 15mila a ottobre secondo l'Onu, mentre al momento secondo l'Organizzazione internazionale per le migrazioni ora sarebbero oltre 20mila.

Lo scorso anno, la Tunisia ha fatto la sua parte negli accordi stipulati con l'Italia e con l'Unione europea, impedendo numerose partenze: circa 80mila le persone fermate, secondo quanto ha comunicato il dipartimento Ispezione generale della Guardia nazionale tunisina. Ma proprio il grande afflusso di persone migranti, secondo il segretario di Stato agli Affari Esteri Mohamed Ben Ayad, sta contribuendo alla difficoltà con le risorse. Nel frattempo, alcuni deputati hanno lamentato che proprio nella regione di Sfax la situazione sarebbe "pericolosa" per i cittadini, a causa della presenza di migranti. Insomma, in un periodo di instabilità come quello attuale è possibile che ci sia stata meno ‘attenzione' al blocco delle partenze.

Gli scontri in Libia

La Libia è il Paese da cui sono partite la maggior parte delle persone negli ultimi giorni. È da tempo divisa in due, e la parte occidentale – interessata dalle partenze dei migranti – è governata dal 2021 dal primo ministro ad interim Abdul Hamid Dbeibah. Ma di fatto sono attive nella zona numerose milizie legate al governo: una di queste, la Rada, ha tra i suoi esponenti di spicco il generale Almasri, catturato e poi liberato dall'Italia.

Nel Paese resta acceso lo scontro tra i due schieramenti, che devono spartirsi la gestione del petrolio, ma anche dei centri migranti. Nelle ultime settimane le partenze sono riprese. Anche se c'è chi ha associato questa ripresa degli sbarchi alla vicenda di Almasri in Italia, non ci sono prove al momento che colleghino le due cose.

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