Perché Giorgia Meloni si è tenuta la delega per il Sud e non l’ha data al nuovo ministro Foti
La presidente del Consiglio da oggi ha anche la delega per il Sud Italia. Fino a pochi giorni fa, ufficialmente il ministro per il Sud era Raffaele Fitto: l'ex presidente della Puglia oltre a occuparsi di Pnrr, fondi coesione e Affari europei era anche responsabile delle politiche per il Mezzogiorno. Ma ieri, con la nomina del nuovo ministro Tommaso Foti, solo le prime tre deleghe sono andate al fedelissimo di Meloni. Quella per il Sud, come detto, è invece rimasta in mano a Giorgia Meloni. Senza spiegazioni ufficiali dal governo, restano diverse ipotesi: potrebbe aver pesato la provenienza di Foti (piacentino), ma anche la necessità di FdI e del centrodestra di guadagnare consensi nel Meridione, in vista delle regionali 2025 in Campania e in Puglia, ma anche dell'eventuale referendum sull'Autonomia.
Perché Tommaso Foti non è anche ministro per il Sud
Ci sono diverse ipotesi sulle motivazioni alla base di questa decisione della premier. Palazzo Chigi non ne ha data una ufficiale, se non limitandosi a sottolineare che Meloni ha "avviato, da subito, una ricognizione all’interno del governo in merito a quanto già realizzato per rafforzare lo sviluppo del Mezzogiorno, ai programmi in atto e alle proposte ancora da implementare, in particolare su incentivi, infrastrutture e investimenti".
Non si può escludere che la presidente del Consiglio abbia voluto evitare le polemiche sulla provenienza di Foti. L'ex capogruppo di FdI alla Camera, infatti, è di Piacenza, mentre Fitto è salentino: un ministro per il Sud dell'Emilia-Romagna avrebbe probabilmente sollevato proteste dall'opposizione. L'altro candidato naturale, che fin dall'inizio del suo mandato non ha nascosto di volere la delega, sarebbe stato l'attuale ministro della Protezione civile e del Mare Nello Musumeci, ex presidente della Regione siciliana. Eppure Meloni ha deciso di non affidare a lui l'incarico per il Meridione.
I risultati deludenti di FdI al Sud
Può aver avuto un ruolo, in questa decisione, anche il tema dei consensi elettorali. Fratelli d'Italia è sempre andato piuttosto bene al Sud, ma alle elezioni europee di giugno il Pd è arrivato primo nella circoscrizione meridionale (24,34% a 23,58%), e le opposizioni hanno preso più del 55% dei voti anche grazie al 16% del Movimento 5 stelle. In Sicilia e Sardegna è andata meglio per il centrodestra, ma FdI si è fermato al 21% dei voti (ben meno della media nazionale) con Forza Italia a incalzare al 20%.
Sono risultati da prendere con le pinze, considerando l'affluenza bassissima: 43% al Sud, 38% nelle Isole. Ma potrebbero aver spinto la premier a ritagliarsi un ruolo più attivo per quanto riguarda le politiche legate a fondi, investimenti e incentivi per il Meridione. Ad esempio, lo sviluppo della Zes unica sarà adesso sotto la sua diretta responsabilità.
Anche perché nel Sud l'anno prossimo sono in programma due elezioni regionali importanti: la Campania, dove non è ancora del tutto chiaro quali siano le intenzioni del presidente De Luca riguardo al suo eventuale terzo mandato, e la Puglia. Entrambe oggi sono governate dal centrosinistra, e una vittoria qui per il centrodestra – e in particolare per FdI, dato che Forza Italia guida già Sicilia, Calabria, Basilicata e Molise – potrebbe essere significativa.
Lo scontro per il referendum sull'Autonomia
Parlando di votazioni e di Sud Italia, poi, spunta anche il tema dell'Autonomia differenziata. Una riforma voluta soprattutto dalla Lega, che ha suscitato parecchio malcontento soprattutto nelle Regioni del Meridione – particolarmente attive nella raccolta firme per il referendum abrogativo.
Dopo la sentenza della Consulta (ieri sono arrivate le motivazioni dei giudici costituzionali, che né Meloni né FdI hanno commentato), non è ancora chiaro se il referendum si svolgerà oppure no. Ma, nel caso, per il governo potrebbe essere l'appuntamento più importante del prossimo anno. Anche in questo caso, la delega per il Sud potrebbe tornare utile alla premier, per assumere un ruolo più attivo e mostrarsi più direttamente coinvolta negli interventi per le Regioni meridionali.
Certo, la maggior parte degli interventi al Sud sono comunque legati ai fondi di coesione e al Pnrr. Al punto che forse sarebbe stato effettivamente più pratico lasciare tutte le deleghe alla stessa persona, dato che il dialogo con Foti dovrà essere praticamente continuo. Resta da vedere, comunque, se l'incarico per il Meridione resterà a Meloni fino alla fine del governo. D'altra parte ci sono già in ballo altre possibili nomine: serve un altro viceministro ai Trasporti dopo che Galeazzo Bignami ha sostituito Foti come capogruppo di FdI alla Camera; e mancano ancora un sottosegretario all'Università (incarico lasciato scoperto da Augusta Montaruli a febbraio 2023) e uno alla Cultura (ruolo che fu di Vittorio Sgarbi).