Perché Giorgia Meloni ha sospeso il redditometro e cosa può succedere ora
Dopo ore di fibrillazione all'interno della maggioranza, il redditometro è stato sospeso. A porre il veto sullo strumento con cui stanare gli evasori ripristinato dal viceministro dell'Economia Maurizio Leo è intervenuta la stessa Giorgia Meloni. In attesa degli "ulteriori approfondimenti" di cui ha parlato la premier, per il momento il sistema dell'Agenzia delle Entrate per verificare se reddito dichiarato e spese effettuate coincidono resterà in "modalità stand by". Spetterà a una norma di revisione, secondo quanto riportano fonti di governo, risolvere la questione apertasi in piena campagna elettorale, a meno di tre settimane dal voto europeo.
Perché la maggioranza si è divisa sulla proposta del redditometro e cosa è successo
Oggi il vicepremier Matteo Salvini, dal palco del Festival dell'Economia di Trento si è affrettato a definire quello sul redditometro "un errore di percorso, fortunatamente ampiamente superato in una manciata di minuti". Nella giornata di ieri la Lega con un ordine del giorno al decreto Superbonus, poi approvato dalla Camera, aveva chiesto al governo di intervenire per mettere fine a "un'intrusione sproporzionata e indiscriminata nella privacy del contribuente". Per il ministro delle Infrastrutture, "il fisco spione non è il fisco che ho in mente per un Paese libero. La ricchezza e il benessere non sono indice di malaffare, ma il bene del Paese. Lo Stato non deve perseguire in base alle supposizioni".
Sullo strumento con cui l'Agenzia delle Entrate può stimare il reddito dei cittadini sulla base delle loro spese, anche Antonio Tajani si era detto contrario e pronto a chiederne l'abolizione. A poco è valsa l'intenzione di Meloni di attendere prima i chiarimenti del Mef: la levata di scudi dei suoi alleati ha imposto il dietrofront. "Sono molto soddisfatto per la decisione di Giorgia Meloni di aver accolto la nostra proposta di bloccare il redditometro", ha poi dichiarato il leader degli azzurri dopo l'annuncio di Meloni.
Come funziona il redditometro e quali sono le spese monitorate
In sostanza il redditometro è uno strumento che consente all'Agenzia delle entrate di verificare se le spese effettuate da un contribuente risultano in linea con quanto effettivamente dichiara. Per fare ciò il Fisco tiene in considerazione una serie di spese diverse quali: alimentari, scolastiche, mediche, e ancora le spese riservate a abbigliamento, elettrodomestici, cura personale, attività sportive, quelle relative a proprietà, canoni di locazione o al bollo dell'automobile.
In realtà, lo strumento oggetto del decreto ministeriale del viceministro Leo non introdurrebbe un sistema nuovo. Sin dal 1973 al Fisco è riconosciuta la facoltà di determinare il reddito dei contribuenti sulla base della loro capacità di spesa. Tali poteri erano stati poi ampliati nel 2010 durante il governo Berlusconi, mentre nel 2012 l'allora presidente del Consiglio Mario Monti era intervenuto fissando le regole che l'Agenzia delle Entrate avrebbe dovuto seguire. Successivamente il sistema era stato modificato dal governo Renzi nel 2015, salvo poi essere sospeso nel 2018 dall'esecutivo giallo-verde.
Tale situazione nel tempo aveva finito per causare una sorta vuoto nei limiti dell'azione di verifica del Fisco, a cui il viceministro Leo aveva provato a rimediare con il decreto varato gli scorsi giorni. "Maggiori garanzie per il contribuente, anche mediante il contraddittorio", era l'idea di fondo del nuovo metodo previsto dal Mef. Una volta conclusa la fase di accertamento, infatti al contribuente con un reddito dichiarato inferiore (almeno il 20%) rispetto alle sue spese, sarebbe poi spettato rilevare gli eventuali errori nel monitoraggio dell'Agenzia delle Entrate. Ora che il decreto è stato sospeso, anche se non è ancora chiaro con quale misura giuridica, la questione Redditometro viene rinviata nuovamente a data da destinarsi.