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Perché Francia e Germania si scontrano sul Patto di stabilità europeo e cosa cambia per l’Italia

Sono iniziate le trattative per modificare il Patto di stabilità e crescita dell’Ue. La Francia guida i Paesi che, come l’Italia, vorrebbero paletti meno stringenti per gli investimenti e la spesa pubblica. La Germania, invece, chiede che chi ha un debito pubblico troppo alto sia spinto ad abbassarlo.
A cura di Luca Pons
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Il Patto di stabilità e crescita è uno dei meccanismi economici fondamentali nell'Unione europea. È quell'accordo – nato nel 1997 ma reso decisamente più stringente dal 2012, dopo la crisi economica e finanziaria – che impone a tutti gli Stati membri dell'Ue di mantenere una certa disciplina nei conti pubblici: paletti alla spesa, pareggio di bilancio, eccetera.

Con la pandemia, il Patto è stato sospeso per permettere ai Paesi di affrontare la crisi. Sarà riattivato nel 2024. Dal 2020 la Commissione europea ha iniziato il dibattito per rivederlo, e ad aprile ha fatto sapere la sua proposta. Ora che le trattative entrano nel vivo, però, stanno emergendo le prime tensioni. In particolare tra la Francia e la Germania, con l'Italia a osservare.

La legislatura europea arriverà alla sua fine tra meno di un anno, e questa è la fase in cui i Paesi iniziano il confronto politico più intenso. Ieri, infatti, si è tenuto a Lussemburgo il Consiglio dei ministri dell'Economia. Raggiungendo un accordo entro l'autunno, le trattative potrebbero passare alla fase successiva entro il 2024, con una buona probabilità di chiudersi entro le elezioni europee. "Il tempo non è illimitato", ha sottolineato il commissario Ue all'Economia Paolo Gentiloni.

Cosa divide Francia e Germania

Delle differenze significative, come detto, stanno emergendo. Da una parte, la Francia si oppone a dei meccanismi automatici e chiede che la Commissione europea valuti caso per caso, Paese per Paese, se la spesa pubblica è gestita in modo responsabile. Dall'altra, la Germania – storicamente attenta ai conti – vorrebbe invece inserire delle sogli fisse e uguali per tutti, così da spingere soprattutto i Paesi con un debito pubblico più alto (come l'Italia) a seguire una linea più conservatrice.

La Commissione ha proposto che ciascuno Stato debba concordare, direttamente con la Commissione stessa, dei piani di spesa che portino a ridurre il deficit pubblico sotto il 3%, nel lungo periodo. La Germania vorrebbe rendere questa bozza più stringente, che preveda non solo la riduzione del deficit (il debito in un singolo anno) ma anche del debito pubblico complessivo, facendolo scendere dell'1% all'anno.

Al contrario, la Francia ha detto che imporre delle regole automatiche sarebbe "una colpa economica e una colpa politica", perché in passato "ha portato alla recessione". Una linea certamente più favorevole all'Italia, che è uno dei Paesi Ue con il debito pubblico più alto.

L'Italia chiede un'eccezione per gli investimenti del Pnrr

Da parte sua, l'Italia ha portato un altro elemento sul tavolo. Il ministro dell'Economia, Giancarlo Giorgetti, ha chiesto che ci sia una cosiddetta ‘golden rule‘: una sorta di eccezione temporanea alle regole più stringenti sul taglio del debito pubblico, quando si parla di investimenti "prioritari". Ad esempio "la transizione ambientale, energetica e digitale".

"È necessaria per assicurare la sostenibilità dei conti", ha dichiarato Giorgetti. I tre ambiti citati rientrano quasi interamente negli investimenti che saranno finanziati con fondi europei: RePowerEu e Pnrr. Anche per questo secondo Giorgetti un'eccezione temporanea sarebbe possibile, perché "si tratta di investimenti di durata limitata e di quantificazione già accertata".

Oltre all'Italia anche Francia, Spagna, Portogallo, Grecia e Malta hanno insistito sulla necessità di sostenere gli investimenti, e non solo l'equilibrio di bilancio. Alcuni vorrebbero chiedere che gli investimenti ‘agevolati' siano quelli per la difesa, come è emerso da fonti diplomatiche. Tra chi si oppone invece ci sono la Germania, ma anche Finlandia, Svezia e Olanda.

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