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Perché Elisabetta Belloni ha lasciato la guida dei Servizi segreti e cosa succede ora

La direttrice del Dis, Elisabetta Belloni, lascerà il Dis il 15 gennaio, anticipando la scadenza del mandato. In un’intervista al Corriere della Sera ha dichiarato: “Gli ultimi mesi di mandato sarebbero stati un vero e proprio stillicidio”. La scelta sembra intrecciare tensioni istituzionali, illazioni e un delicato intrigo internazionale.
A cura di Francesca Moriero
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AGGIORNAMENTO:

Elisabetta Belloni, figura chiave dell’intelligence italiana, ha scelto di dimettersi dalla guida del Dis, il Dipartimento delle informazioni per la sicurezza, per una “decisione personale”. Lo ha fatto con fermezza, senza lasciare dubbi sulle sue intenzioni. La decisione, maturata in un clima di crescenti pressioni e indiscrezioni, è stata comunicata già a dicembre alla premier Giorgia Meloni, con la quale Belloni ha sempre mantenuto un rapporto di stima reciproca. Durante la riunione con la presidente del consiglio ci sarebbe stato anche Alfredo Mantovano, sottosegretario alla Presidenza con la delega ai servizi.

Nonostante l’uscita sembri segnata da un percorso condiviso e coordinato, le polemiche non si sono fatte attendere: Belloni, da sempre abituata a ruoli strategici, caratterizzati dalla riservatezza, ha spiegato che l’attenzione mediatica e le illazioni degli ultimi mesi hanno reso insostenibile la prosecuzione del suo incarico: "Non vado via sbattendo la porta", ha confidato in un’intervista al Corriere della Sera, aggiungendo "Gli ultimi mesi di mandato sarebbero stati un vero e proprio stillicidio".

La sua figura, negli anni, è stata spesso al centro delle voci su possibili ruoli di alto profilo, come la candidatura al Quirinale o la guida di un esecutivo tecnico. Recentemente, il suo nome era circolato anche come possibile successore di Raffaele Fitto, nella Commissione europea, ma il presunto veto di alcuni membri del governo ha contribuito a rendere la sua posizione sempre più delicata.

La caccia al successore

La decisione di Belloni di lasciare la guida del Dis ha aperto una partita delicata per Giorgia Meloni, chiamata a individuare rapidamente il nuovo direttore dei Servizi segreti; un incarico che non può certo restare scoperto in un momento di tensioni internazionali e dossier estremamente complessi. La premier, che ha la prerogativa esclusiva della nomina, potrebbe annunciare il successore già giovedì 9 gennaio durante una conferenza stampa, anticipando le formalità con il Copasir, il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica.

Tra i candidati, il nome più accreditato sembra essere quello di Bruno Valensise, attuale direttore dell’Aisi, (l'organizzazione di investigazione informativa per la sicurezza della Repubblica), considerato vicino al sottosegretario Alfredo Mantovano, delegato alla sicurezza. Le riserve iniziali legate alla necessità di sostituire Valensise all’Aisi sembrano superate: Mario Cinque, già designato come comandante dei Carabinieri, potrebbe infatti coprire quel ruolo, dando a Mantovano l’occasione di consolidare la propria influenza sui Servizi. La rosa dei nomi rimane tuttavia ampia e comprende figure esterne come Andrea De Gennaro, l'attuale comandante della Guardia di Finanza, o Vittorio Rizzi, vicecapo della Polizia, o il prefetto di Roma, Lamberto Giannini.

Più defilata, al momento, sembra invece essere l’ipotesi di Francesco Paolo Figliuolo: il suo profilo è certamente apprezzato per l’esperienza gestionale e logistica, ma la sua recente entrata nei Servizi potrebbe penalizzarlo. La scelta finale, tuttavia, sembra essere nelle mani della premier Meloni, che con Mantovano condivide la responsabilità di assicurare continuità operativa in un settore cruciale, lasciando poco spazio alle interferenze degli alleati di governo.

Il caso Sala

È di pochi minuti fa la notizia della scarcerazione di Cecilia Sala. Da quanto si apprende dal comunicato di Palazzo Chigi, sarebbe infatti decollato pochi minuti fa, da Teheran, l'aereo che riporta a casa la giornalista: "Grazie a un intenso lavoro sui canali diplomatici e di intelligence, la nostra connazionale è stata rilasciata dalle autorità iraniane e sta rientrando in Italia. Il Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, esprime gratitudine a tutti coloro che hanno contribuito a rendere possibile il ritorno di Cecilia, permettendole di riabbracciare i suoi familiari e colleghi. Il Presidente ha informato personalmente i genitori della giornalista nel corso di una telefonata avvenuta pochi minuti fa", si legge.

La vicenda della giornalista Cecilia Sala, arrestata a Teheran il 19 dicembre, aveva fin da subito sollevato interrogativi e polemiche sulla tempistica delle dimissioni di Belloni.

"Io sono ancora in carica e non vengo certamente meno ai miei doveri. Per questo mi fa ancora più male essere dipinta come una che scappa o addirittura che va via lasciandosi macerie alle spalle. Non è così, non potrebbe mai essere così. Non a caso era stata concordata un’uscita nel massimo della trasparenza. Purtroppo è andata diversamente e per questo sento l’obbligo di chiarire come stanno davvero le cose", ha dichiarato ancora al Corriere Belloni.

La liberazione di Sala sembrava essere legata, seppur indirettamente a quella dell’ingegnere iraniano Mohammad Abedini, arrestato a Malpensa su richiesta degli Stati Uniti.

L’eredità di Belloni sembra presentarsi come un crocevia di sfide, dove politica interna e scenari internazionali sembrano intrecciarsi . Il nuovo capo del Dis sarà chiamato a raccogliere il testimone in un clima di pressioni crescenti e a dimostrare di saper navigare in acque tumultuose, dove nulla può essere lasciato al caso.

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