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Perché è ora di parlare seriamente di disarmo nucleare

La minaccia nucleare non era mai stata così forte. “Proprio perché siamo in una situazione mai vista finora, il dibattito sul disarmo è ancora più urgente”, ha detto Daniele Santi, presidente di Senzatomica in un’intervista con Fanpage.it.
A cura di Annalisa Girardi
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È passato quasi un anno dallo scoppio della guerra in Ucraina. Un anno in cui gli equilibri globali sono cambiati profondamente e il rischio di un disastro nucleare è tornato a occupare prime pagine dei giornali e dibattiti internazionali. Gli scienziati dell'Università di Chicago hanno spostato le lancette dell'orologio dell'Apocalisse a 90 secondi dalla mezzanotte: un segnale di come non fossimo mai stati così vicini alla catastrofe. "Ce l'hanno raccontato i nostri nonni e l'abbiamo studiato nei libri di storia, l'orrore dei conflitti mondiali avrebbe dovuto insegnarci che nulla è più crudele della guerra. Ma lo spostamento in avanti delle lancette dell'orologio dell'Apocalisse, così in avanti come non lo sono mai state, nemmeno durante la crisi dei missili cubani, ci deve fare riflettere", dice Daniele Santi, presidente della campagna Senzatomica, in un'intervista con Fanpage.it.

Per molto tempo siamo stati abituati a pensare alla minaccia nucleare come a qualcosa relegato al passato, ma le notizie dell'ultimo anno ci costringono a tenere in considerazione i rischi che continuerà a correre il mondo intero finché ci saranno degli arsenali atomici. "È importante che questo tema sia presente nel dibattito pubblico, è quello che Senzatomica cerca di fare", prosegue Santi. La campagna, che è uno dei partner italiani della rete ICAN (International Campaign to Abolish NuclearWeapons), vincitrice del premio Nobel per la pace nel 2017, ha organizzato un evento il 4 febbraio a Roma che ha proprio questo scopo: si chiama Revolution Talks ed è un appello a oltre mille giovani per dialogare e stilare un manifesto in cui chiedere un futuro libero dalle armi nucleari.

"Proprio perché siamo in una situazione mai vista finora, il dibattito è ancora più urgente. Pensiamo all'ultimo rapporto Censis, che è il più qualificato e completo strumento di interpretazione della realtà italiana. Mi ha colpito come il 61% degli italiani teme che possa scoppiare un conflitto mondiale, è un dato che non si era mai registrato. E il 57,7% teme che l'Italia entri in guerra, la percezione di questi rischi è forte. È il momento di parlare di disarmo nucleare".

E di farlo, soprattutto, in quei Paesi più esposti al rischio. Tra questi non ci sono solo le potenze nucleari, ma anche gli Stati che ospitano sul proprio territorio questi arsenali. Come l'Italia. Che però al momento, come tutti gli altri Paesi Nato, non ha mai voluto ratificare il Trattato per la proibizione delle armi nucleari. E non ha nemmeno voluto partecipare come Stato osservatore, nonostante una risoluzione approvata in Parlamento che glielo chiedeva, alla prima Conferenza di questo trattato, che si è tenuta un anno fa a Vienna. Un appuntamento a cui hanno invece presenziato Germania, Belgio e Paesi Bassi, degli Stati che, come l'Italia, ospitano sul loro territorio testate nucleari USA.

Il suolo europeo, tra l'altro, si sta preparando a ricevere delle nuove testate nucleari in arrivo da oltre oceano. Si tratta delle testate B61-12 che, spiega Santi, sarebbero "la versione più avanzata di quelle che attualmente sono dislocate in tutta Europa". In Italia, al momento ci sono 40 ordigni. "Sono bombe piccole, ma possono arrivare fino a 50 kilotoni di potenza. Quella di Hiroshima aveva una potenza di 15 kilotoni", aggiunge il presidente di Senzatomica.

Insomma, ora più che mai è urgente chiedersi se un mondo in cui esistono le armi nucleari, che presuppongono una capacità di distruzione di massa mai vista prima nella storia dell'essere umano, possa davvero essere un mondo più sicuro. O se non sia arrivato il momento di parlare di disarmo.

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