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Manovra economica 2023

Perché Cgil e Uil hanno proclamato lo sciopero generale contro la manovra del governo

Da Cgil e Uil è arrivato lo strappo e l’annuncio dello sciopero generale contro la manovra del governo, troppi i nodi irrisolti: tasse, pensioni e lavoro.
A cura di Tommaso Coluzzi
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Cgil e Uil hanno annunciato ieri lo sciopero generale per il 16 dicembre, con "grande sorpresa" di Draghi e del governo. La famosa goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata la riforma fiscale, ma il rapporto tra esecutivo e sindacati si è logorato in appena nove mesi cominciati nel miglior modo possibile: con le consultazioni a Palazzo Chigi anche per le parti sociali, poi continuate nei mesi a seguire. Ma prima il malumore sulla questione del green pass obbligatorio sul lavoro – con i sindacati che hanno sempre chiesto l'obbligo vaccinale contro il Covid – poi i temi della manovra economica, dalle pensioni alle tasse, su cui si è consumato lo strappo, hanno portato i due sindacati (a cui per ora non si è aggiunta la Cisl) allo sciopero generale di otto ore. L'ultima volta c'era Matteo Renzi a Palazzo Chigi e il motivo era il Jobs Act. Insomma, non accade così spesso.

Non è andata giù a Landini e Bombardieri la struttura della manovra, come hanno spiegato nella lettera inviata a Palazzo Chigi: "Pur apprezzando lo sforzo e l’impegno del Premier Draghi e del suo Esecutivo, la manovra è stata considerata insoddisfacente da entrambe le Organizzazioni sindacali, in particolare sul fronte del fisco, delle pensioni, della scuola, delle politiche industriali e del contrasto alle delocalizzazioni, del contrasto alla precarietà del lavoro soprattutto dei giovani e delle donne, della non autosufficienza, tanto più alla luce delle risorse, disponibili in questa fase, che avrebbero consentito una più efficace redistribuzione della ricchezza, per ridurre le diseguaglianze e per generare uno sviluppo equilibrato e strutturale e un’occupazione stabile".

Un breve elenco in cui ci sono tutte le questioni su cui i sindacati non si sono trovati d'accordo con il governo, a tal punto da decidere lo strappo. Troppo pochi i soldi in manovra per il taglio delle tasse e, ammesso che fossero abbastanza 8 miliardi, sarebbero dovuti andare tutti al taglio del Irpef. E soprattutto ai redditi più bassi, mentre da come è impostata la riforma fiscale sembra che a guadagnarci di più saranno i redditi medio alti. Sulle pensioni si era già arrivati allo scontro, con Draghi che aveva lasciato il tavolo della trattativa di fronte alla richiesta di prorogare Quota 100. A breve sarebbe dovuto iniziare il cantiere per superare la Fornero nel 2023, ma si vedrà. Sulla questione delocalizzazioni c'è una legge ferma al palo da qualche mese, da quando si è abbassata l'attenzione sui casi mediatici (uno su tutti Gkn). E sul lavoro, in effetti, non è stato fatto praticamente niente.

Il presidente Draghi non ha parlato ufficialmente, ma ha fatto filtrare attraverso i giornali tutto il suo malumore. Più moderata la reazione del ministro del Lavoro, Andrea Orlando: "Ho letto le motivazioni" dello sciopero "e francamente non posso nascondere una certa sorpresa – ha spiegato questa mattina a Radio Anch'io – La manovra è una manovra che come tutte le altre può avere luci e ombre, ma sicuramente rafforza le garanzie per i lavoratori, aumenta le risorse sul fronte del sociale, e anche con la scelta investire gran parte del tesoretto fiscale sul fronte Irpef". Poi ha chiarito: "Ritengo legittima la scelta del sindacato, rispettabile, ma non la definirei affatto scontata o dovuta".

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