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News su migranti e sbarchi in Italia

Perché c’è stato un record di sbarchi di migranti a Lampedusa negli ultimi giorni?

Flavio Di Giacomo, portavoce Oim, spiega a Fanpage.it cosa sta succedendo a Lampedusa, dove in meno di 48 ore sono sbarcate 7mila persone, quasi tutte partite dalla Tunisia.
A cura di Annalisa Cangemi
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A Lampedusa si è registrato negli ultimi giorni il record di arrivi. Sono oltre 7mila le persone sbarcate a Lampedusa in meno di 48 ore, una cifra mai toccata prima d'ora in un lasso di tempo così breve. Lo ha riferito su X (ex Twitter) Matteo Villa, ricercatore dell'Ispi e co-direttore dell'Ispi Data Lab: "5.018 sbarchi in un solo giorno, ieri, è invece il quarto numero più alto di sempre. Massimo mai registrato in Italia: 5.504", ha scritto Villa.

All'hotspot di Lampedusa, che ha una capienza massima di 400 posti, c'erano stamattina oltre 6mila persone, fra cui moltissime famiglie con minori. Per il momento, secondo la Croce rossa italiana, la situazione è sotto controllo, e sul fronte trasferimenti per il momento non si riscontrano criticità. Le operazioni di svuotamento del centro sono abbastanza rapide, poi però l'hotspot di contrada Imbriacola si riempie in modo altrettanto veloce.

Proprio ieri la Germania ha fatto sapere che di aver sospeso il programma di ammissione dei migranti provenienti dall'Italia. La Germania, insieme ad alcuni Stati europei (tra cui la Francia), si era impegnata nel 2021 a farsi carico dell'accoglienza di 10mila richiedenti asilo trasferendoli dai Paesi di primo arrivo, come appunto l'Italia. A oggi, la Germania ne ha accolti circa 1.700, la metà della sua quota prevista (3.500). Ora invece Berlino ha dichiarato lo stop ai trasferimenti, come conseguenza di una forte pressione migratoria registrata nel Paese.

Fanpage.it ha contattato Flavio Di Giacomo, portavoce per l’Italia dell’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni, per provare a capire cosa sta succedendo a Lampedusa, e perché negli ultimi giorni gli sbarchi si sono intensificati sull'isola.

Per il portavoce dell'Oim si tratta di una situazione ancora in movimento, ma comunque del tutto paragonabile al 2015-2016. Ma all'epoca su 115.000 arrivi solo 9.440 erano quelli registrati a Lampedusa, mentre la maggior parte veniva salvata in mare e fatta sbarcare nei grandi porti siciliani, come Augusta o Pozzallo: "Sono comunque numeri che niente hanno a che vedere con le grandi crisi migratorie, come quella greca (2015) o come quella ucraina, con i 120mila arrivi in tre mesi", ha spiegato Di Giacomo, secondo cui l'emergenza non c'è per l'Italia, l'emergenza esiste semmai per Lampedusa.

"Bisogna considerare il fatto che in termini assoluti il numero degli arrivi via mare registrato quest'anno è un numero alto ma non altissimo, in linea con quanto abbiamo visto a fine settembre 2016. Ma nel 2015-2016 le persone che arrivavano partivano dalla Libia, venivano salvate in mare dalle Ong, dall'operazione Sophia – c'era una grande presenza di soccorritori – per essere condotte nei grandi porti siciliani, dove la gestione di flussi così grossi, anche di 1000 persone per volta, funzionava quasi come un orologio. Mentre adesso non si parte più dalla Libia ma soprattutto dalla Tunisia. Nella rotta tunisina non c'è mai stato un salvataggio che poi si sia concluso con lo sbarco in Sicilia, perché la Tunisia è vicinissima a Lampedusa, quindi i migranti che non arrivano da soli vengono soccorsi a pochi chilometri dall'isola e portati poi all'hotspot di contrada Imbriacola. Questa è la principale novità: se prima, su circa 120mila persone, solo 9mila arrivavano a Lampedusa, adesso 60-70mila su 115mila sono sbarcati a Lampedusa. Ed è un numero alto per l'isola, anche se non è un numero alto per l'Italia. Quindi si tratta non di un'emergenza numerica ma di un'emergenza operativa per l'isola, per cui è veramente difficile trovare soluzioni nell'immediato".

"Abbiamo l'emergenza umanitaria, che è drammatica, perché ci sono stati 2066 morti dall'inizio dell'anno. Tra l'altro noi pensiamo ci sia un numero elevatissimo di naufragi fantasma, perché i migranti che partono dalla Tunisia viaggiano su barchini di ferro molto fatiscenti che spesso affondano senza che nessuno ne abbia notizia. Ma la rotta tunisina permette, se non ci sono problemi, di arrivare a Lampedusa in 8-10 ore. In caso di problemi la traversata dura 25-30 ore, ma di fatto l'isola è facilmente raggiungibile. E questa è una novità per un'isola così piccola, che ha un centro che può ospitare al massimo 400 persone. Anche se devo dire che effettivamente i trasferimenti stanno procedendo rapidamente".

Come sono cambiati i flussi dalla Tunisia negli ultimi mesi

Negli ultimi due o tre giorni c'è stato un picco di arrivi, "ma veniamo da una settimana in cui praticamente non era arrivato nessuno a Lampedusa", ha sottolineato il portavoce dell'Oim. "È una curva gaussiana. Quindi è un'emergenza che dal punto di vista operativo è importante, ma, ripeto, non è un'emergenza numerica. Quello che veramente va segnalato dal punto di vista politico è che la Libia adesso è diventata un Paese da cui partono sempre meno persone. La Libia occidentale aveva già fatto registrare negli ultimi tempi un trend di diminuzione, mentre dalla Libia orientale, che aveva fatto registrare un aumento, sono diminuite le partenze".

Contemporaneamente stanno cambiando i flussi dalla Tunisia: "Dal Paese nordafricano fino a un paio di mesi fa arrivavano soltanto migranti che vivevano da tempo in Tunisia, che scappavano dal Paese in fuga dalla discriminazione e dall'odio razziale, per questa sorta di ‘caccia al nero'. Adesso, invece, oltre a questi migranti ci sono anche tunisini, famiglie che sono arrivate con i bambini, che avevano bisogno di cure mediche che nel loro Paese non possono più ricevere. Ma anche migranti che arrivano dalla Libia, perché negli ultimi due mesi c'è stato un aumento dei passaggi dalla Libia alla Tunisia: arrivano anche eritrei, egiziani, sudanesi. Quindi come si vede sta cambiando un po' il profilo degli arrivi dalla Tunisia". Ma cosa sta succedendo quindi in Tunisia?

Secondo Di Giacomo, per quanto riguarda i numeri, i flussi migratori dalla Tunisia non si sono modificati da quando è stato firmato a Roma il memorandum d'intesa tra Ue e Tunisia. Da gennaio il flusso è rimasto più o meno stabile e continuo, a parte una pausa a maggio, dovuta al maltempo: "È una curva gaussiana. Folate di arrivi, pause e altri arrivi", ha detto il portavoce Oim.

"È sicuramente questo il punto geo-politico e strategico: c'è una crisi in Tunisia che determina l'aumento dei flussi verso l'Italia. Per la prima volta appunto la Tunisia è diventato il primo Paese di partenza. Anche se l'aumento che osserviamo in questi giorni, lo ribadiamo, è un aumento a cui il nostro Paese è perfettamente abituato. Però quando i migranti partivano dalla Libia era per assurdo una situazione più facile da gestire, perché salvare le persone in alto mare, almeno quando si consentiva alle ong di lavorare, era più semplice. Adesso non si salvano più in alto mare le persone che partono dalla Tunisia, perché quella non è mai stata una zona pattugliata da grandi navi, ma soprattutto nella maggior parte dei casi i migranti arrivano a Lampedusa prima che si possa andare a recuperarli. Perché se si salvassero prima e si portassero in Sicilia non si verificherebbe questa situazione a Lampedusa", ha detto ancora Flavio Di Giacomo a Fanpage.it.

"Prima però con un singolo salvataggio di un barcone che salpava dalla Libia si salvavano 250 persone, ora dalla Tunisia partono mini barchini, per cui per salvare 250 persone servono 5-6 salvataggi. È tutto operativamente molto più complicato". Anche perché nel frattempo ci sono sempre meno navi da soccorso a pattugliare il Mediterraneo, e quelle che ci sono vengono spedite verso porti lontani, una volta ultimato un salvataggio.

La soluzione quale può essere? "La soluzione chiaramente non è chiudere le rotte, parliamo sempre di persone che partono a seguito di situazioni drammatiche, che hanno bisogno di assistenza e protezione: in Tunisia questi migranti subiscono discriminazioni, chi proviene dalla Libia è vittima di abusi e torture. Bisogna continuare a lavorare sui push factors, cioè appunto le discriminazioni e la crisi economica e politica che sta vivendo il Nord Africa".

Per Di Giacomo è difficile prevedere in questo momento una correlazione tra l'aumento di flussi e l'alluvione che ha messo in ginocchio la Libia, con inondazioni provocate dal ciclone Daniel: "La Libia orientale è piuttosto lontana dalla Tunisia. Fermo restando che i libici storicamente non partono via mare, non possiamo sapere se questo può rappresentare un elemento di spinta per i migranti che vivono lì o, al contrario, può rendere più difficile un'eventuale partenza". Mentre il forte sisma che la scorsa settimana ha colpito il Marocco non inciderà sulla rotta tunisina: "I terremoti di solito non causano flussi migratori internazionali, al massimo interni. Poi i marocchini al massimo vanno in Spagna, non si dirigono verso l'Italia", ha spiegato Di Giacomo.

I 5mila arrivi in un giorno a Lampedusa erano prevedibili?

"Questi numeri, che in Italia abbiamo già vissuto, non possono essere imprevedibili. Osservando i flussi da gennaio era evidente che avremmo potuto avere dei giorni particolarmente difficili. Chiaramente non si poteva prevedere questo numero esatto. L'Italia negli ultimi anni ha avuto una visione a breve termine, un po' miope, perché a fronte di una diminuzione degli arrivi ha diminuito i posti dell'accoglienza. Ma ormai, da almeno 10 anni, i flussi migratori sono un fenomeno strutturale, non più emergenziale: non possiamo spaventarci per 120mila persone che arrivano, che restano lo 0,2% del totale della popolazione italiana", ha sottolineato Di Giacomo.

"Ora, tornando all'emergenza logistica di questi giorni, si sta facendo il possibile. Ma sono situazioni che vanno previste, dobbiamo poter rispondere a situazioni del genere, che magari per un po' di tempo non si verificheranno più, ma potrebbero sempre riproporsi. I flussi non si fermano, sia perché mancano i canali regolari sia perché ci sono grosse crisi geo-politiche in corso che riguardano il Nord Africa. Ma nei prossimi 20 anni ci saranno flussi che riguarderanno i migranti climatici, che saranno in grossa ascesa. Ricordiamo che non sono però numeri eccezionali, l'85% dei flussi migratori africani resta in Africa. Quindi non c'è nessun assalto verso l'Europa. Oggi il problema è Lampedusa, dunque bisogna fare in modo che queste persone non arrivino sull'isola, ma siano trasferite in Sicilia".

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