Perché Carlo Cottarelli ha deciso di dimettersi e lasciare il Pd di Elly Schlein
Carlo Cottarelli, economista e senatore, lascerà la sua carica a Palazzo Madama questa settimana. Ieri, a Che tempo che fa su Rai 3, ha annunciato la decisione di presentare le dimissioni: a pochi mesi dalla sua prima elezione in Parlamento, lo scorso 25 settembre, Cottarelli lascerà il posto alla prima non eletta, Cristina Tajani. Era stato eletto al Senato come indipendente, e dal momento in cui Elly Schlein era stata eletta come segretaria del Pd aveva detto di sentirsi "un po' più anomalo" di prima all'interno del partito. In una lettera a Repubblica ha spiegato più nel dettaglio le sue perplessità.
"Due cose hanno reso più facile accettare la proposta fattami dall'Università Cattolica", ha scritto. Il punto più strettamente politico delle dimissioni è nella distanza dalla linea di Elly Schlein alla guida del partito. La sua elezione ha spostato il Pd "più lontano dalle idee liberaldemocratiche in cui credo", ha detto il senatore, che ha chiarito: "Ho grande stima di Elly Schlein e non credo sbagli a spostare il Pd verso sinistra. La scelta alle primarie è stata netta e i sondaggi la premiano. Un Pd più a sinistra può trasmettere un messaggio più chiaro agli elettori, cosa essenziale per un partito politico".
Le tante posizioni diverse da Schlein: il merito, il Jobs Act, la gestazione per altri
Ci sono diversi argomenti su cui, però, Cottarelli si sentiva ormai troppo distante dal partito. Uno di questi è "il ruolo che il ‘merito‘ debba avere nella società. Il principio del merito era molto presente nel documento dei valori del Pd del 2008, l'ultimo disponibile quando decisi di candidarmi", ha spiegato l'economista. "Manca invece in quello approvato a gennaio 2023 (prima dell'elezione di Elly Schlein, ndr) e nella mozione Schlein per le primarie".
Andando più nel dettaglio, l'economista ha detto di non aver "condiviso le posizioni prese dal Pd" su diversi temi: "Per esempio su aspetti del Jobs Act", fortemente criticato dalla nuova segretaria, "sull'aumento delle accise sui carburanti, sul freno al Superbonus e sul compenso aggiuntivo per gli insegnanti che vivono in aree dove il costo della vita è alto, come suggerito da Valditara". Non solo, ma "ho posizioni diverse da Elly Schlein anche sui termovalorizzatori, sull'utero in affitto e in parte anche sul nucleare".
L'offerta per passare al Terzo polo
Cottarelli ha detto anche di aver ricevuto un'offerta per cambiare gruppo parlamentare invece di dimettersi, lasciando intendere che questa fosse venuta dall'ex Terzo polo di Azione e Italia viva. Si sarebbe trattato di un passaggio come quello del deputato Enrico Borghi, uscito dal Pd per entrare in Italia viva. Ma per Cottarelli "non sarebbe giusto, anche perché sono stato eletto col proporzionale e quindi senza una scelta diretta sul mio nome da parte degli elettori. Il primo dei non eletti mi sostituirà senza perdite di seggi per il Pd. Mi sembra la scelta più corretta".
"In Parlamento troppi dibattiti estremizzati"
Il secondo punto citato da Cottarelli per motivare le sue dimissioni, invece, non ha a che fare direttamente con la segretaria del Partito democratico: "In questo momento storico mi sembra che nella vita parlamentare ci sia molta, troppa animosità. Spesso le posizioni sono espresse ‘per partito preso' e i dibattiti sono solo un'occasione per attaccare l'avversario".
Cottarelli ha sottolineato di non voler "criticare i colleghi", anche perché "una forte contrapposizione tra maggioranza e opposizione è probabilmente inevitabile in questo momento storico". Tuttavia, ha continuato, "i dibattiti estremizzati non sono nelle mie corde". Per questo, ha spiegato l'economista, "forse, nel mio piccolo, posso essere più utile al Paese tornando a commentare le politiche economiche dall'esterno, dicendo quello che penso senza il rischio di autocensurarmi".