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Perché cancellare il Piano oncologico nazionale dalla manovra è un grave errore del governo Meloni

Saverio Cinieri, presidente dell’Associazione italiana di oncologia medica, in un’intervista a Fanpage.it, spiega perché il governo ha sbagliato a non finanziare il Piano oncologico nazionale nella manovra. I casi di cancro in Italia sono in aumento, e anche le terapie sono sempre più efficaci, ma serve una strategia pratica.
A cura di Luca Pons
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"Siamo alle prese con una ‘pandemia' di casi, è previsto un incremento sostanziale del numero dei cancri in tutto il mondo dal 2020 al 2040, secondo l'Oms". Saverio Cinieri è presidente Aiom, l'Associazione italiana di oncologia medica che raggruppa oltre il 95% dei medici che si occupano di oncologia. A Fanpage.it, Cinieri spiega perché è importante che il Piano oncologico nazionale (Pon) venga finanziato. Il ministro della Salute, Orazio Schillaci, aveva promesso 10 milioni di euro in manovra, ma non sono arrivati.

Qual è la situazione delle diagnosi di cancro in Italia?

I pazienti diagnosticati sono oltre 3 milioni e mezzo nel nostro Paese. Tutti i dati di incidenza e di prevalenza dei cancri nei Paesi occidentali ci indicano che siamo alle prese con una ‘pandemia' di casi, perché è previsto un incremento sostanziale del numero dei cancri in tutto il mondo dal 2020 al 2040. Sono dati dell'Oms, l'Organizzazione mondiale della sanità. Faccio un esempio: nel 2022 in Italia ci sono stati 57mila i casi di cancro alla mammella, erano 55mila nel 2021. Si tratta di 2mila donne in più, questa cosa riguarda tutte le donne direttamente, e per gli uomini riguarda le nostre mamme e sorelle, zie, cugine, fidanzate e così via. Per questo, ogni nazione dovrebbe predisporre Piano oncologico nazionale per far fronte a questa situazione.

Cos'è il Piano oncologico nazionale?

È un documento che è stato predisposto con l'aiuto dell'Associazione italiana di oncologia medica e delle società scientifiche, ma anche con le associazioni di pazienti, tenendo conto del Piano oncologico europeo. Ha una parte tecnico-scientifica, che resta valida, e una parte con obiettivi concreti. Questa parte ora va finanziata, perché per raggiungere quegli obiettivi servono fondi.

Cosa cambia, nella pratica, se il Piano viene finanziato o meno?

Cambia molto, nel senso che il finanziamento significa programmare un'attività pratica per applicarlo. Il Piano oncologico non deve rimanere a sé stante. In Italia siamo bravissimi, come dico spesso,  a scrivere documenti, ma poi siamo meno bravi ad applicarli. I precedenti Piani oncologici sono rimasti in parte lettera morta. Invece il Pon è una previsione e, come ho detto, ci si aspetta è un incremento di casi sostanziale, e questo riguarda tutti.

Cosa possiamo fare oggi, per chi si ammala di cancro?

La gestione, la cura, il trattamento dei pazienti oncologici è cambiato fortemente nell'ultimo periodo. Abbiamo sempre più pazienti affetti da cancro, ma riusciamo a fare diagnosi precoci. Ad esempio, per il cancro della mammella riusciamo ad avere il 90% delle pazienti guarite a 5 anni dalla diagnosi. Ma riusciamo anche a cronicizzare, con l'uso dei nuovi farmaci, tante malattie che fino a qualche anno fa non erano cronicizzabili. Per cui riusciamo in parte a guarire, in parte a far diventare croniche le malattie oncologiche. Il Pon serve per aiutare l'oncologia medica nella gestione del paziente.

Quali sono alcune delle misure concrete previste nel Pon?

Ad esempio, chiediamo più spazi fisici. L'oncologia è partita come una scienza che doveva praticamente solo assistere i pazienti terminali quando non c'era più nulla da fare, adesso riusciamo a cronicizzare e portare avanti per anni i nostri pazienti con nuove terapie. Deve essere una procedura integrata. Altro esempio, finora in Italia l'accesso ai nuovi farmaci è stato abbastanza lento, dovrebbe velocizzarsi. La riforma dell'Aifa, che è l'ente regolatore che dà indicazioni sui farmaci dopo le decisioni europee, va in questo senso. La comunità oncologica è molto unita, si attende un piano veramente fattivo, che aiuti noi e i pazienti nella gestione.

Speravate che i 10 milioni di euro di fondi per il 2023, più altri 10 per il 2024, fossero inseriti nella manovra?

Sì, poche settimane fa al ministro della Salute abbiamo presentato i numeri del cancro nel 2022, e proprio il ministro Schillaci – che ha firmato la prefazione al documento ed è intervenuto alla presentazione – ci aveva promesso che il piano avrebbe avuto un finanziamento da 10 milioni di euro. Questo finanziamento probabilmente è saltato per i motivi che tutti noi conosciamo. Noi crediamo fermamente che il Pon debba essere finanziato, si tratta di una realtà che coinvolge tutti i cittadini e non solo gli operatori sanitari.

Da un ministro che ha fatto il medico vi aspettavate di più?

Il ministro è stato molto presente e sensibile al tema. È un medico nucleare, ha avuto a che fare con pazienti oncologici, quindi ha una predisposizione a questo ambito. Cosa sia successo nell'approvazione della finanziaria non si sa, saranno emerse le problematiche sociali ed economiche che conosciamo. Ma quello che chiediamo è di non essere dimenticati. Perché se dimenticano noi, dimenticato la maggior parte dei cittadini italiani.

Siete ottimisti che i fondi possano ancora arrivare?

Ci attendiamo, speriamo che ci sia un finanziamento ad hoc subito dopo la finanziaria. In fondo, 10 milioni di euro non sono una somma enorme – infatti probabilmente non sarebbero sufficienti, ma sarebbero una buona base. Direi "ottimisti", sì, ma non solo: noi siamo ottimisti, ma lotteremo perché questo ottimismo venga suffragato dai fatti. Scriveremo al ministro, chiedendo un incontro o comunque chiedendo una conferma degli obiettivi che lui stesso si è posto.

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