Perché Beppe Grillo chiede di rifare la votazione e cosa può succedere al M5S
Beppe Grillo non ci sta e si prepara ad andare per vie legali. Il comico genovese non si arrende al "grillicidio", com'è stato soprannominata dai giornali la votazione dell'Assemblea costituente, che con il 63,2% dei sì ha decretato l'eliminazione del suo ruolo di garante del Movimento 5 Stelle.
Il fondatore del M5s ha annunciato che chiederà di far ripetere tutte le votazioni, compresa quella che lo riguarda. Una prerogativa che Grillo rivendica, appellandosi a una delle disposizioni previste dallo Statuto che regola il funzionamento del Movimento.
All'interno del corpus di norme infatti, ce n'è una che riconosce al garante la possibilità di far ripetere la consultazione ed è proprio quella a cui si richiama Grillo, che ora potrebbe decidere di sfidare Conte sul quorum.
Le votazioni infatti, per essere valide devono raggiungere il quorum, pari al 50% più uno degli iscritti al partito, che in totale sono 88.943. Se questo non accadesse, i voti sarebbero invalidati e di conseguenza il garante manterrebbe il suo ruolo.
Avvalendosi del potere di ripetere la votazione, Grillo potrebbe puntare tutto sull'astensione degli iscritti, quantomeno di quelli più vicini al fondatore, e riuscire così a vedere annullato il risultato della Costituente.
Un'ipotesi non così distante dalla realtà se si considera che la due giorni dei 5 Stelle è sì riuscita a raggiungere il numero minimo di voti validi con un certo margine, ma dopo mesi di intensa sponsorizzazione dell'iniziativa tra iscritti e non.
È possibile quindi, che a questa seconda votazione, così ravvicinata rispetto alla prima, non si riesca ad ottenere il quorum, soprattutto se Grillo adotterà come strategia quella di personalizzare l'intera tornata.
Conte: "Grillo rinnega la storia dei 5S, la comunità saprà rispondere"
Dal canto suo, Giuseppe Conte si mostra sereno. "La nostra comunità ha dimostrato di avere grande voglia di partecipare e di decidere. Saprà tornare a esprimersi, rispondendo a maggioranza a chi si appiglia a dei cavilli giuridici", ha detto intervistato dal Fatto quotidiano.
Sui tempi di questa seconda consultazione, l'intenzione è quella di non far aspettare troppo tempo. "Pochi giorni, saremo rapidi". Il leader del Movimento ha ribadito che "quello di Grillo è di fatto un tentativo di sabotaggio del processo costituente. L'ennesima entrata a gamba tesa da parte sua, dopo che aveva cercato di impedire lo svolgimento di questo grande esperimento di partecipazione".
Conte riconosce la prerogativa in capo dal garante, prevista dallo Statuto, ma "di fronte a un esito chiaro del voto, nel quale una chiara maggioranza si è espressa per cancellare la figura del Garante – ha obiettato – ci si aggrappa a una norma feudale pur di non accettare la volontà dell'assemblea. Così lui rinnega la sua stessa storia e quella del Movimento, che ha fatto della partecipazione democratica un suo valore fondante", è l'attacco.
Per l'ex premier, Grillo deve riconoscere il voto di domenica scorsa. "Quando si chiamano a votare 89 mila persone, per decidere del loro futuro, bisogna anche accettare tutte le conseguenze, come applausi e fischi. Io stesso ho subito una contestazione all'inizio dell'assemblea, e l'ho accettata: si chiama democrazia. Ma c'è un dato politico innegabile: il voto ha testimoniato che la nostra comunità non vuole più guardare indietro, ma solo avanti", ha osservato.
La contesa legale sul simbolo e sul nome, Conte: "Grillo non può farlo"
Tra le altre cose, Grillo potrebbe valutare di avviare una contesa legale sull'uso del nome e del simbolo, come auspicato dall'ex ministro Danilo Toninelli, che ieri ha parlato di "un’azione legale in cui il legittimo proprietario del simbolo farà valere la propria posizione".
Anche per il commercialista di Grillo, Enrico Maria Nadasi, il simbolo del partito appartiene al fondatore. Conte però, esclude l'ipotesi della battaglia giuridica sull'uso del simbolo. Grillo "non ha alcun titolo per farlo", ha ribadito.