Nello Musumeci, presidente della regione Sicilia, non è stato il primo. Sono anni che assistiamo al tentativo di erosione costante dei principi della lotta al fascismo. Una commistione di tempo che passa, ricordi che sbiadiscono, talvolta una convenienza autoassolutoria nel volere identificare tutti sullo stesso piano – tutti un po' giusti e un po' sbagliati – che ha portato a svilire le basi su cui è nata la nostra Costituzione: la sconfitta del regime fascista e la nascita della Repubblica.
Di solito questo tipo di dichiarazioni parte dalla constatazione che "il fascismo non c'è più", e questa constatazione diventa la scusa per parlare bene del fascismo. Strano modo di rapportarsti alla Storia, a mio avviso. Ma fino a quando avremo la forza di indignarci ogni qual volta ascoltiamo frasi che riabilitano il periodo fascista, la democrazia non avrà ancora perso.
Fino a quando avremo il coraggio, la cocciutaggine, la "cazzimma" come dicono i miei amici a Napoli, di saltare sulla sedia di fronte a chi parla di "luci" riguardo al periodo della dittatura fascista, avremo la speranza che i nostri figli potranno vivere in un mondo migliore. Almeno me lo auguro, altrimenti i miei salti sulla sedia saranno stati solo un'inutile fatica dei miei addominali, che già non se la passano tanto bene.
Siamo i buonisti, siamo i nipoti della figlia di Icario e di Policaste, che ogni giorno provano a tessere la trama della democrazia, togliendo filo ai ricami della dittatura, provando a trovare lo spazio per replicare alle medesime affermazioni, ragionamenti convulsi, perdite di memoria a lungo termine.
Siamo i rompi*oglioni del giornalismo, che provano a non lasciarsene sfuggire neanche una, non per amore di bacchetta ma di verità. Perché non si può tacere, semplicemente.
Facciamo un passo indietro. Nello Musumesi è presidente della regione Sicilia dal 2017. La sua biografia è pubblica e coerente, entra in politica a 15 anni nelle file della Giovane Italia, l'organizzazione giovanile del Movimento Sociale Italiano, il famigerato MSI di Giorgio Almirante.
La prima volta in cui viene eletto consigliere comunale è a vent'anni, continuerà così fino a quando a trentadue anni diventerà segretario provinciale del MSI di Catania.
L'ultimo atto è l'appoggio di Fratelli d'italia e Noi con Salvini alla sua lista per l'elezione a presidente della regione Sicilia. Musumeci vince ed eccolo qua, oggi in piazza a reclamare le luci del fascismo al di là delle "molte ombre". L'ho ascoltato. Nello Musumeci ha parlato di "recupero della memoria", passando dal voler fare un "omaggio alla memoria storica". Poi è scivolato verso il "recupero dell'identità", e ha raccontato con nostalgia i tempi in cui da ragazzo "facevo a pugni con i giovani dei comuni vicini per difendere l'orgoglio del proprio paese".
Nello Musumeci poi ha parlato di "storia che ancora va esaminata, con animo sereno, anche le luci". Ha parlato di "un regime che ha aperto e stimolato una gara di competizione fra architetti e urbanisti perché ognuno potesse produrre meglio e di più". Praticamente il Paradiso. Ha ammesso che sì, da un lato il regime "ha soppresso le libertà civili", ma ha consentito "un'infrastrutturazione delle zone soprattutto nel mezzogiorno d'Italia e poi ha aperto la stagione della modernizzazione".
E io che pensavo parlasse dell'apertura della stagione dei campi di concentramento in Italia, perché questo mi viene in mente pensando alle aperture del dittatore; ma Musumeci pensava alle aperture alla modernizzazione che ha permesso di aprire i cantieri. Pensa te.
Oh, in fondo sono scelte. Io preferisco la democrazia e le libertà civili, così magari i cantieri vengono aperti comunque, ma con gare d'appalto e non con assegnazione diretta da parte di un governo fascista.
Ripeto: sono scelte. Gusti no, però. Perché il fascismo non è né un gusto né un'opinione, certamente non un periodo storico da rivalutare.
Perché in definitiva si tratta di questo: è l'impianto stesso del fascismo ad essere marcio, perché è stato fondato sulla negazione delle libertà e sulla violenza per arrivare al potere e per mantenerlo. Il carceriere non può compiere buone azioni, se il motivo per cui ti ha incarcerato se lo è inventato lui.