Per Monti il governo non ha nulla a che fare coi suicidi
I suicidi degli imprenditori «dovrebbero fare riflettere chi ha portato un'economia a questo stadio non chi cerca di farla uscire da questo stadio». Lo ha detto il presidente del Consiglio Mario Monti, in occasione della tavola rotonda «Crescita e Riforme: l'agenda per l'Italia in Europa», in corso a Roma. Ogni riferimento (del premier) è puramente casuale. Anche se, a sentire le altre sue dichiarazioni, qualche idea è possibile farsela. Monti, infatti, ha aggiunto che lo stato in cui si trova l'economia italiana è «drammatico» ed è figlio dell' «insufficiente attenzione prestata in passato alle scelte di lungo periodo per le riforme strutturali».
Ma il premier fa anche mea culpa sulla riduzione dello spread, che «non è avvenuta con la velocità che avremmo sperato». Ma la situazione sarebbe anche peggiore senza l'aiuto della Germania: «Ci è stato chiesto di battere i pugni sul tavolo per chiedere alla Germania più crescita – ha affermato -. Osservo che se il 16 novembre o anche in queste settimane avessimo picchiato il pugno sul tavolo anziché cercare di persuadere la Germania, il tavolo avrebbe determinato un sobbalzo e il grafico dello spread sarebbe salito, ma non sarebbe salita la crescita». Ma a Berlino, Monti rivolge anche un appello: «Potenziare gli investimenti pubblici a livello comunitario» e dare il via libera ad una «operazione trasparenza» che dia la possibilità agli Stati di pagare i debiti della P.A. verso le imprese, senza che questo faccia perdere il controllo del rapporto debito/Pil.
Poi una lettura sulle elezioni amministrative italiane e le presidenziali francesi: «I risultati elettorali spostano di poco l'agenda italiana per l'Europa, anzi ne rendono più agevole la realizzazione». Quanto accaduto in Francia, in Italia, ma anche in Grecia ha mostrato «l'esigenza di maggiore crescita». E' ora di agire, dunque, per il Professore. «Non possiamo più solo studiare in vista di misure per la crescita» e «mi sento davvero di poter esortare» la Commissione europea ad avere un ruolo «molto attivo di trascinamento» su questo in Europa.