Per Meloni le elezioni europee sono un “referendum” fra due modelli di Europa
Mancano quattro giorni alle elezioni europee (si vota sabato 8 giugno dalle 15 alle 23 e domenica dalle 7 alle 23) e Giorgia Meloni è tornata a parlare di cosa significhi questo appuntamento al voto per il suo partito, Fratelli d'Italia. "Il voto dell’8-9 giugno è un referendum su che modello di Europa si immagina – ha spiegato la presidente del Consiglio, ospite di Agorà su Rai3 – Un referendum tra chi pensa che quando si parla di immigrazione la sfida sia redistribuire gli immigrati clandestini e chi pensa che la sfida sia difendere i confini esterni; tra chi pensa che la transizione verde si debba fare con l’elettrico cinese e chi pensa che si debba fare con la neutralità tecnologica; tra chi pensa che si debba incentivare la carne sintetica e chi pensa che si debbano difendere produzioni d’eccellenza europee; tra un’Ue che ci sanziona perché cerchiamo di sostenere le famiglie a fare figli e un’Unione che finalmente capisce che senza l’incentivo a mettere al mondo dei bambini noi siamo spacciati come civiltà".
La premier italiana si è soffermata anche sulle sfide di fronte alle quali, secondo lei, l'Ue non si è dimostrata all'altezza: "Serve un’Europa che sia un gigante politico, che non abbiamo visto in questi anni – ha detto Meloni – Ce ne siamo resi conto quando sono arrivati gli shock, con la guerra in Ucraina e la ma sta ancorapandemia: noi abbiamo visto un gigante burocratico. Ci diceva ogni "micro-cosa" e non è stata in grado di affrontare le sue grandi sfide storiche".
La presidente del Consiglio in passato ha criticato la gestione europea della pandemia, mentre ha collaborato con la Commissione europea e con la presidente Ursula von der Leyen soprattutto sul dossier immigrazione. Ora punta a un'alleanza per governare l'Ue: "Con una maggioranza diversa e una sfida che fino a qualche mese fa era impensabile – ha commentato – Vorremmo giocarla fino in fondo". La possibile nuova maggioranza, tuttavia, secondo Meloni non sarebbe allargata ai Socialisti europei, mentre non ha chiuso a un'alleanza con il partito europeo di cui fa parte la Lega di Matteo Salvini, Identità e Democrazia, un'ipotesi che secondo alcuni analisti politici non sarebbe da sottovalutare. Un articolo del Financial Times pubblicato oggi ha analizzato le possibili scelte di Meloni dopo il voto: secondo il quotidiano britannico, Meloni sarebbe davanti a un bivio. Da una parte, potrebbe puntare su un’alleanza che la porti ad appoggiare la candidatura a un secondo mandato da presidente della Commissione europea di Ursula von der Leyen; dall’altra potrebbe cogliere l’invito da parte di Marine Le Pen, leader del Rassemblement National e alleata europea di Matteo Salvini in Identità e Democrazia, a "fondere Ecr e Id in un supergruppo di estrema destra, che avrebbe più potere all'interno dell'assemblea".
"La transizione verde è un alibi per attaccare le libertà", dice Meloni
Il programma di Fratelli d'Italia contiene posizioni molto critiche su sulla transizione ecologica, che il partito di Meloni considera un insieme di "eco-follie". La leader oggi ha voluto ribadire questo concetto: "La mia idea della transizione verde è di una sostenibilità ambientale che lavora di pari passo con la sostenibilità sociale ed economica – ha commentato – Non ha senso se inseguiamo la transizione verde legandoci mani e piedi a un elettrico cinese che viene prodotto con le centrali a carbone. Si chiamano emissioni globali per una ragione: se vengono prodotte dall’altra parte del globo terrestre a noi arrivano lo stesso".
Meloni ha spiegato che, secondo lei, la transizione ecologica in Europa è servita a "normare ogni aspetto della vita dei cittadini" e continuare a imporre all'Italia politiche non gradite: "La transizione verde è diventata un alibi per entrare nelle nostre case e per un'attacco alle nostre libertà".