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Per le donne con figli lavorare è difficile: le madri occupate sono il 58% contro l’89% dei padri

Per le donne con figli lavorare è più difficile rispetto agli uomini con figli: secondo un rapporto Censis il tasso di occupazione delle donne con figli è pari al 58,6%, quello dei padri all’89,3%.
A cura di Annalisa Cangemi
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Nel nostro Paese è ancora difficile per le donne, conciliare figli e lavoro. In base al settimo Rapporto Censis-Eudaimon sul welfare aziendale, realizzato in collaborazione con Eudaimon, uno dei principali player nei servizi per il welfare aziendale, con il contributo di Credem, Edison, Michelin e Ovs, il tasso di occupazione delle donne con figli è pari al 58,6%, quello degli uomini con figli all'89,3%.

Il divario a scapito delle donne è di -30,7 punti percentuali, mentre in Germania è pari a -17,4, in Francia a -14,4, in Spagna a -19 e in Grecia a -29,1. L'arrivo dei figli sembra rilanciare un modello tradizionale di famiglia, con l'antica divisione per genere dei compiti. Nel 2022 le dimissioni e risoluzioni consensuali dal lavoro relative a genitori con figli sino a un anno di età, hanno coinvolto 44,7 mila madri e 16,7 mila padri.

Riguardo alle ragioni delle dimissioni, il 41,7% delle madri e il 2,8% dei padri si sono dimessi per difficoltà a conciliare il lavoro con la cura dei figli a causa della carenza dei servizi di cura, e il 21,9% delle madri e il 4,3% dei padri per difficoltà nel conciliare lavoro e cura dei figli a cause di problematiche legate al lavoro in azienda. Le dimissioni e risoluzioni consensuali di lavoratori genitori con figli fino a un anno erano 39.738 nel 2017 e sono oltre 61.000 nel 2022. Il tasso di occupazione femminile resta basso anche per le donne senza figli: è pari al 66,3%, mentre per i maschi senza figli è pari al 76,7%.

Anche il matrimonio diventa un fattore di difficoltà per le lavoratrici

"Non solo possiamo ma dobbiamo favorire la conciliazione vita e lavoro. Dobbiamo colmare il gap e le differenze che ci sono ancora. Proprio oggi un'altra indagine Censis lo riconferma. Per le donne lavorare e avere figli è difficile: una donna su 5 si dimette dopo il primo figlio e il tasso di donne che lavorano con figli è miseramente più basso di quello degli uomini che lavorarano, c'è una differenza di più del 20%", ha detto oggi la ministra alla Famiglia, alla Natalità e alle Pari Opportunità Eugenia Roccella nel suo intervanto al convegno "Indipendenza economica delle donne per l'inclusione e contro la violenza di genere", organizzato alla Camera dal presidente della Commissione Lavoro Walter Rizzetto.

"È ancora più stupefacente il fatto che addirittura per una donna è problematico essere sposata, cioè c'è una differenza anche qui tra le percentuali tra uomini e donne. Vivere in coppia ed essere sposata è un gap per la vita lavorativa. Non c'è neanche bisogno di avere figli, basta il matrimonio":

"Questo perché naturalmente il lavoro – ha spiegato Roccella – è ancora molto disegnato su un vecchio modello di famiglia cioè di un uomo che a casa ha una moglie che si occupa della vita domestica, della cura dei figli, del lavoro di cura dei fragili. Invece le cose sono cambiate, devono cambiare e devono adeguarsi. Prima di tutto deve adeguarsi il mondo economico, devono adeguarsi le imprese. E su questo siamo intervenuti".

"Essere donna e, soprattutto, madre lavoratrice, è ancora penalizzante nel nostro mercato del lavoro. La distanza che divide il Tasso di occupazione maschile da quello femminile diventa più marcata se la si guarda in ottica genitoriale", ha detto la segretaria confederale della Uil Ivana Veronese commentando il Report del Censis Eudaimon.

"C'è anche da aggiungere che le donne del settore privato hanno una retribuzione del 30,2% più bassa di quella degli uomini, sia perché occupate in settori con più basse retribuzioni, sia per un maggior utilizzo di orario ridotto, sia per la temporaneità dei rapporti di lavoro. Insomma, un connubio di fattori che penalizzano la donna rispetto agli uomini", ha sottolineato Veronese.

I problemi – per la dirigente sindacale – sono quelli "noti e ancora irrisolti: la mancanza di asili nido, soprattutto, ma non solo, nel Mezzogiorno; la mancanza del tempo pieno nelle scuole; il costo delle rette scolastiche di asili nido e scuole; la necessità di rendere effettivo, attraverso l'obbligatorietà, il congedo dei padri".

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