Per la ‘Giornata contro le droghe’ Meloni invita solo esperti del proibizionismo Usa anti cannabis
La ‘Giornata internazionale contro l'abuso di droga e il traffico illecito' è stata istituita dalle Nazioni Unite e viene celebrata dal 1987. Con il governo Meloni quest'anno diventa la ‘Giornata mondiale contro le droghe', senza alcun riferimento a fenomeni criminali, condannando l'assunzione di sostanze stupefacenti a prescindere dalla quantità e dall'uso che se ne fa (la questione dell'uso terapeutico della cannabis non è minimante toccata). Sembra che non ci sia nulla di strano nel modo in cui questa giornata viene declinata, visto che il centrodestra non ha mai nascosto la sua posizione apertamente contraria a qualsiasi ipotesi di legalizzazione della droga.
Ma la scelta da parte della Presidenza del Consiglio dei ministri di organizzare un incontro istituzionale, in cui sarà presente anche la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, con un dibattito che si preannuncia monodirezionale, portando avanti un'unica visione, senza interpellare esperti di segno opposto che avrebbero assicurato almeno un contraddittorio equilibrato, non è una buona notizia e non aiuta certamente a fare chiarezza e informazione su un tema che non ha certo bisogno di un approccio fazioso. Un'occasione di confronto e divulgazione scientifica rischia di trasformarsi in propaganda contro la cannabis e la sua legalizzazione. Andiamo ai fatti.
La ‘Giornata mondiale contro le droghe' voluta dal governo Meloni
Oggi, 26 giugno, alle ore 15, si terrà alla Camera un incontro, intitolato appunto ‘Giornata mondiale contro le droghe', a cui parteciperanno, oltre alla premier Meloni che chiuderà i lavori, il presidente della Camera Lorenzo Fontana, il ministro per lo Sport Andrea Abodi, il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri Alfredo Mantovano, il vicepresidente del Senato Maurizio Gasparri. L'appuntamento sarà trasmesso in diretta dalla webtv della Camera.
Durante l'evento saranno condivise "esperienze di giovani e genitori", come recita la locandina della Giornata, ma non solo. Il programma prevede anche un approfondimento sugli "effetti della legalizzazione della cannabis negli Usa", un focus che si preannuncia critico nei confronti della svolta Usa (la cannabis ricreativa è legale in 22 Stati).
A presentare il punto di vista a favore di politiche proibizioniste saranno due ospiti stranieri, Kevin Sabet e Luke Nisforatos, rispettivamente presidente e vicepresidente di Smart Approaches to Marijuana (SAM) un'organizzazione di lobbying impegnata in campagne per il contrasto alle politiche di legalizzazione e commercializzazione della cannabis negli Stati Uniti. Sull'homepage del sito della SAM si chiarisce subito che la mission principale "è educare il pubblico sui danni della legalizzazione della marijuana, una politica che ha sistematicamente posto i profitti aziendali e la dipendenza prima della salute pubblica".
Chi sono i relatori Kevin Sabet e Luke Nisforatos
La presenza di Kevin Sabet e Luke Nisforatos non stupisce. Come dicevamo si tratta rispettivamente del presidente e vicepresidente di Smart Approaches to Marijuana (SAM). Il nome di Kevin Sabet è legato a filo doppio alla lotta contro la droga. In passato ha lavorato con tre presidenti, Clinton, Bush e Obama, come consigliere della Casa Bianca nell’ambito delle politiche antidroga. È lo stesso ‘esperto' che durante una conferenza mostrò un pacchetto di caramelle, a suo dire contenenti cannabis e vendute come edibili, al fine di mostrarne la pericolosità. Successivi test dimostrarono poi che si trattava di normali caramelle.
Il curriculum di Luke Nisforatos, esponente del proibizionismo Usa spesso invitato a parlare in tv da Fox News e CNBC, si trova sul sito del Centennial Institute della Colorado Christian University. Descritto dal New York Times come "l'opposizione ben coordinata" alla legalizzazione, nel 2018 è stato il responsabile della vincente campagna referendaria per sconfiggere la legalizzazione della cannabis per uso ricreativo, nel North Dakota, e ha guidato le vittorie legislative della SAM in più di due dozzine di stati.
Non sono mancati dubbi sulla trasparenza nella gestione del denaro che negli anni ha rimpinguato le casse della SAM, denaro che poi è servito appunto per le campagne anti legalizzazione.
Tra i suoi finanziatori la SAM vanta l'imprenditore del gioco d'azzardo Sheldon Anderson, fondatore e CEO di Las Vegas Sands Corporation, un gruppo che possiede una delle più importanti catene di Hotel-Casinò del mondo; ha ottenuto soldi anche da case farmaceutiche come la Insys Therapeutics (nota per la distribuzione del fentanyl, un potente oppioide analgesico che solo negli Stati uniti ha causato oltre 110mila morti nello scorso anno) che, guarda caso, dopo aver finanziato campagne contro la legalizzazione della cannabis, è impegnata nello sviluppo di farmaci con cannabinoidi sintetici. In un articolo di Vice del 2016 si parlava di un finanziamento da parte della Insys Therapeutics pari a 500mila dollari.
Tra i finanziatori della SAM ci sono anche i coniugi Mel e Betty Sembler, già a capo della Straigh Inc., un'organizzazione che gestiva diversi centri di trattamento per persone tossicodipendenti, chiusa nel 1993 a seguito di accertamenti su abusi e sevizie nei confronti dei pazienti. Tre anni dopo i Sembler hanno ridato vita alla società, che ha preso il nome di Drug Free America Foundation, oggi tra i sostenitori dell'organizzazione guidata da Kevin Sabet e Luke Nisforatos.
Ma su cosa puntano Sabet e Nisforatos nella loro comunicazione? Cosa utilizzano a supporto dei loro ragionamenti? I due evitano accuratamente di demonizzare i consumatori, considerati vittime di chi vuole lucrare sulla loro pelle e a danno della loro salute, e il loro principale argomento contro la legalizzazione è di tipo economico: bisogna bloccare un commercio che può portare, secondo loro, solo ad una nuova "Big Tobacco".
"Più smerci più guadagni. E per incrementare le vendite devi attrarre i consumatori, facendogli credere che il tuo prodotto, la marijuana, sia non solo innocua ma salutare – diceva Sabet in un'intervista di qualche anno fa – Proprio come facevano 50 anni fa i ‘signori del tabacco'. Da qui l'impiego di confezioni ammiccanti e il martellamento pubblicitario".
La ‘Big Marijuana' c'è già e si chiama Mafia
"È molto triste perdere ancora una volta l'occasione di fare una discussione seria sulle droghe, legali e illegali, e sul traffico illecito. La Giornata internazionale contro l'abuso di droga e il traffico illecito è stata trasformata in una Giornata contro la legalizzazione della cannabis, con due personaggi che si oppongono alla legalizzazione negli Stati Uniti, non per motivi legati ai rischi per la salute delle persone, ma per una critica al modello economico legato alla legalizzazione della cannabis", ha commentato Antonella Soldo, coordinatrice dell'Associazione Meglio Legale.
"Ma su questo si potrebbe discutere, l'Italia per esempio potrebbe scegliere di creare un monopolio, così non ci sarebbe nessuna nuova Big Tobacco o Big Marijuana, come dicono loro. Ma bisogna affrontare la materia in modo responsabile, perché nel nostro Paese ci sono oltre 6 milioni di consumatori, che oggi si riforniscono dalla Mafia, la quale guadagna il 40% del traffico illecito di stupefacenti solo dalla cannabis. Una bella fetta. Questo significa che la Mafia ha il potere di riciclare quel denaro nel mercato legale, di fare concorrenza sleale, di far fallire le attività commerciali che rispettano la legge".
"È un pericolo anche per chi non consuma – ha aggiunto – Fino a quando non capiremo che la legalizzazione della cannabis è un problema che riguarda tutta la società faremo pochi passi avanti. Sappiamo bene che la legalizzazione non è una cena di gala, ci sono i pro e i contro, la corretta informazione deve essere il faro che guida tutto. Ma questo lo sanno meglio di noi i Paesi che hanno fatto già questa scelta, come il Canada. Se Giorgia Meloni fosse stata una premier responsabile avrebbe invitato a parlare oggi il primo ministro canadese, Justin Trudeau, che si è intestato il provvedimento di legalizzazione della cannabis in Canada, che ad oggi è il più grande Paese al Mondo ad aver legalizzato, usando un argomento che in Italia usano i proibizionisti, ‘per il bene dei giovani'".
"Oggi in Italia abbiamo le leggi più severe d'Europa sulle droghe e contemporaneamente abbiamo la percentuale più alta di consumi tra i minori: il 30% dei giovani italiani tra i 15 e i 19 anni ha fatto uso di una o più sostanze nell'ultimo anno, contro una media europea del 18%", ha detto Antonella Soldo. "Vuol dire che queste leggi non funzionano".
I dati che contraddicono le campagne contro la cannabis legale
Nel 2018 il Canada ha legalizzato la vendita, il possesso e l'uso non medico della cannabis ricreativa. Trudeau ha spiegato così questa svolta: "Noi non legalizziamo la marijuana perché pensiamo che faccia bene alla nostra salute. Noi lo facciamo perché sappiamo che non è buona per i nostri figli. Sappiamo di dover fare del nostro meglio per proteggere i nostri figli e per ridurre i profitti del crimine organizzato". Nel provvedimento approvato nel 2018 uno degli articoli prevedeva una sorta di ‘tagliando': dopo 5 anni va fatto un bilancio, valutando benefici ed eventuali effetti negativi. Entro il 2023 ci sarà quindi una revisione della legge.
Prima della legalizzazione il Canada era uno degli Stati dove più si consumava cannabis tra i giovani: circa il 30% delle persone tra i 20 e i 24 anni ne faceva uso. Ad oggi i dati relativi al consumo di cannabis da parte dei minori non sono aumentati, anzi c'è stata una lieve flessione. I dati disponibili all'inizio del 2021 ci dicevano che dopo l'aumento iniziale, fisiologico per l'effetto novità e per l'emersione dall'illegalità, dopo i primi 3 anni i consumatori di cannabis sono diminuiti: dopo l'incremento iniziale che aveva portato la prevalenza d'uso del corso dell'anno dal 22 al 27%, si è registrato un calo, al 25%. Mentre il consumo abituale è rimasto sostanzialmente invariato, ai livelli pre-legalizzazione. Ma l'età media del primo approccio alla sostanza si è alzata, con una conseguente diminuzione del consumo tra adolescenti.
Secondo i risultati di un sondaggio, il Canadian Cannabis Survey del 2022, raccolti dall'agenzia governativa Health Canada da aprile a giugno 2022, il consumo di cannabis in un anno tra i giovani di età compresa tra 16 e 19 anni è tornato ai livelli precedenti alla legalizzazione nel 2021 e nel 2022, dopo essere aumentato tra il 2018 e il 2020. E le percentuali di coloro che fanno uso di cannabis quotidianamente sono rimaste stabili dal 2018, anche tra i giovani di età compresa tra 16 e 19 anni.
Inoltre una percentuale maggiore di intervistati, rispetto al 2021, ha dichiarato di rifornirsi da fonti legali, con le vetrine legali che sono la fonte più comune dal 2019. Sempre meno sono poi le persone che si mettono alla guida dopo un consumo recente: questa percentuale è diminuita tra il 2018 e il 2021 ed è rimasta invariata nel 2022.
Bisogna considerare poi che nel 2022 l'industria della cannabis ha generato profitti enormi: 43,5 miliardi di dollari canadesi, contribuendo alla creazione di quasi 100mila posti di lavoro.
Anche negli Stati Uniti le cose non vanno diversamente: la crescita del mercato cannabico negli ultimi 5 anni ha prodotto il 30% di posti di lavoro in più all’anno. Gli introiti della legalizzazione sono stati utilizzati in alcuni stati americani anche per investire nella scuola e nell'educazione nei quartieri che prima erano più disagiati, preda dello spaccio e della malavita.
Studi condotti nel Colorado e a Washington hanno dimostrato che la legalizzazione della cannabis negli Stati Uniti non ha avuto effetti dannosi sulla sicurezza pubblica, in termini di innalzamento dei tassi di criminalità violenta o di reati contro la proprietà. Non solo, la legalizzazione ha aperto a nuove possibilità di occupazione, soprattutto per le categorie più svantaggiate, come appunto i giovani.
Per quanto riguarda il tasso di incidenti stradali, sempre negli USA, è stata fatta un'analisi dei dati raccolti presso i centri traumatologici in Arizona, California, Ohio, Oregon, New Jersey e Texas per valutare l'uso di THC e alcol nelle vittime di incidenti automobilistici. I risultati hanno dimostrato che non c'è stato alcun aumento significativo nel numero di incidenti sotto l'influenza della cannabis dopo la legalizzazione.
Guardando all'Europa, il Portogallo è il Paese più antiproibizionista: ha depenalizzato il consumo di tutte le sostanze stupefacenti, nel 2001. Nel Paese è proibito il traffico ma non la detenzione, senza distinzione tra droghe leggere e droghe pesanti. Oggi i giovani portoghesi che consumano stupefacenti sono il 14%, una percentuale che è la metà di quella dei giovani italiani che in un anno fanno uso di sostanze.