È Il Fatto Quotidiano a riportare l’ultima prodezza del ministro per la Famiglia ed esponente della Lega Lorenzo Fontana, questa volta nel corso di una iniziativa elettorale a Pisa. Un breve intervento in cui, sostanzialmente, il ministro utilizza il “comandamento dell’amore cristiano” (spesso riassunto nelle parole “ama il prossimo tuo come te stesso”, che compaiono in forme diverse in tutti i Vangeli) per giustificare la politica in tema di immigrazione del governo Conte e del ministro dell’Interno Matteo Salvini. Sì, so cosa state pensando. Credete sia un errore e avete riletto due volte per accertarvi di aver capito bene. Però davvero per Fontana la linea della Lega, il “prima gli italiani” e i porti chiusi, trova fondamento nell’amare il nostro prossimo come noi stessi, base della dottrina cristiana.
“Ci dicono che siamo cattivi cristiani e descrivono Salvini come il demonio”, argomenta Fontana prima del colpo di genio: “Però bisognerebbe guardare anche il catechismo, dove ci sono due passaggi di cui bisognerebbe tener conto”. Quali? Lo spiega (si fa per dire) sempre il ministro: “Ama il prossimo tuo, quello in tua prossimità. Quindi se io amo le persone che stanno dall’altra parte del mondo e poi mi dimentico della persona del difficoltà e non parlo nemmeno al mio vicino di casa, allora sono un ipocrita”. Cioè, il prossimo nel senso di “quello vicino”, quello che ti somiglia, intende Fontana. Immaginiamo a questo punto che prima o poi ci parlerà del grande comandamento di Gesù Cristo che recita “prima gli italiani”.
Ma non è finita, perché poi Fontana passa al grande classico dell’aiuto “a chi scappa davvero dalla guerra”, per i quali evidentemente si può derogare alla regola della prossimità. Argomenta il ministro: “Come ha detto sempre Salvini, le persone che effettivamente scappano dalla guerra, in particolare le donne e i bambini […] Quando vediamo le pubblicità (sì, ha detto che li vede nelle pubblicità, ndr) di chi veramente muore di fame in Africa, allora capiamo che non sono quelli che vengono qui”. La chiosa è magistrale: “Quindi ‘ama il prossimo tuo’, cioè quello in tua prossimità. Quindi, prima di tutto cerchiamo di far star bene le nostre comunità. Perché se abbiamo 4 milioni di poveri non possiamo aiutare gli altri e […] dobbiamo stare attenti a cosa c'è dietro prima di aiutare qualcuno".
A questo punto, suggeriamo al ministro di riformulare il comandamento dell'amore cristiano in una versione più adatta ai tempi: "Io amo il mio prossimo, ma…".