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Per il Cts tutte le scuole dovrebbero chiudere in zona rossa: anche elementari e medie in Dad

Da quella dell’infanzia, fino alle superiori, secondo gli esperti del Comitato tecnico scientifico le scuole dovrebbero chiudere in zona rossa. Ma non solo: dovrebbero tornare alla didattica a distanza anche gli istituti scolastici in tutte quelle aree (anche all’interno delle Regioni gialle o arancioni) dove è troppo alta la circolazione del coronavirus.
A cura di Annalisa Girardi
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Le scuole di ogni ordine e grado dovrebbero chiudere nelle zone rosse. E tornare alla didattica a distanza totale, per tutti gli studenti. Nettissimo il parere del Comitato tecnico scientifico, che si è riunito tra venerdì e sabato per fare il punto sulla situazione nelle aule visto il recente aumento dei contagi. Che si tratti di elementari, medie o superiori, secondo gli esperti gli istituti scolastici dovrebbero chiudere non solo nelle Regioni che si trovano in zona rossa, ma anche in tutte quelle aree anche all'interno delle Regioni gialle o arancioni dove è troppo alta la circolazione del virus.

Il parere del Cts è giunto dopo che i governatori si sono rimessi agli esperti per calcolare l'impatto delle varianti del coronavirus e della nuova impennata nella curva epidemiologica sulle scuole. Da quella dell'infanzia, fino alle superiori, secondo gli esperti le scuole dovrebbero chiudere in zona rossa. In quest'area al momento ci sono solo due Regioni, Molise e Basilicata, ma visto il recente aumento di casi in tutta Europa, collegato anche alla diffusioni di varianti più contagiose, non è detto che presto aumentino i territori compresi nella zona rossa.

Dal verbale della riunione non sono emersi cambiamenti sui protocolli di sicurezza previsti per le aree gialle e arancioni: resta quindi la didattica in presenza almeno al 50% per quanto riguarda gli studenti delle superiori. Ma, come anticipato, anche per le scuole in zona gialla e arancione potrebbero scattare delle restrizioni con un aumento dei contagi: se al momento la stretta scatta in presenza di 250 casi settimanali ogni 100 mila abitanti, per il Cts si dovrebbe intervenire già con un'incidenza di 100 casi a settimana e introdurre provvedimenti anti-contagio più severi. Queste nuove linee guida potrebbero essere inserite nel nuovo Dpcm su cui è al lavoro il governo di Mario Draghi e che entrerà in vigore il prossimo 6 marzo.

Intanto virologi e scienziati continuano a sottolineare come l'assenza di un tracciamento efficace nelle scuole sia un grosso problema per il contrasto dell'epidemia. "Siamo di fronte a una totale mancanza di dati. Io sono fondamentalmente contrario alla didattica a distanza, è chiaro però che per averla in presenza abbiamo bisogno di dati, altrimenti facciamo tutto al buio e rischiamo di sbagliare", ha commentato Andrea Crisanti intervenendo a Stasera Italia Weekend su Rete 4.

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