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Pensioni, una donna su due prende meno di 1000 euro al mese. La causa? La disparità di genere

Secondo l’ultimo rapporto diffuso dall’Istat, le donne percepiscono in media oltre 450 euro in meno di pensione al mese rispetto agli uomini. Il motivo? Nonostante le donne siano mediamente più istruite, “i tassi di occupazione femminile sono ancora molto bassi, e questo per la bassa condivisione tra i componenti della famiglia della gestione dei tempi di lavoro e cura”.
A cura di Charlotte Matteini
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Dopo l'aggiornamento triennale sull'aspettativa di vita, aumentata di 5 mesi rispetto al 2013, l'Istat ha fornito questo pomeriggio alcuni dati relativi al comparto pensionistico. Stando all'ultimo approfondimento diramato dal presidente dell'istituto di statistica, Giorgio Alleva, nel corso di un'audizione in commissione Affari costituzionali della Camera, i dati relativi alla previdenza evidenziano una forte penalizzazione delle donne pensionate, le quali percepiscono un assegno mensile notevolmente inferiore rispetto a quello degli uomini: 1137 euro contro 1592, oltre 450 euro al mese in meno. Non solo, l'Istat ha evidenziato che il 47,6% delle donne pensionate "beneficia di redditi pensionistici inferiori a mille euro, contro una quota che tra gli uomini non arriva ad un terzo (29,6%)" e inoltre "16 anziane su 100 non ricevono alcuna forma di pensione (tra gli uomini solo 3 su 100)".

Insomma, analizzando i dati forniti dall'istituto nazionale di statistica appare evidente la disparità di trattamento e il genere femminile sarebbe decisamente penalizzato a livello reddituale. Ma perché sussiste questa sperequazione di genere? "Le donne nel nostro paese sono mediamente più istruite degli uomini. Nel dettaglio, per le donne la quota di 30-34enni con un titolo di studio universitario è al 32,5%, contro il 19,9% degli uomini. Inoltre, la fetta di donne italiane laureate in discipline tecnico-scientifiche è molto simile a quella media europea. Nonostante questo apparente vantaggio, i tassi di occupazione femminile sono ancora molto bassi, e questo per la bassa condivisione tra i componenti della famiglia della gestione dei tempi di lavoro e cura", spiega il presidente Alleva nella sua nota.

"Rispetto agli uomini, alle donne viene destinata una maggiore quota di sovraccarico tra impegni lavorativi e familiari: più della metà delle donne occupate (54,1%) svolge oltre 60 ore settimanali di lavoro retribuito e/o familiare (46,6% gli uomini)", prosegue il rapporto Istat, che però evidenzia come questa disparità sia ben presente anche al di fuori delle mura domestiche: "Nel 2015, il reddito guadagnato dalle donne rilevato dall’Istat risultava infatti in media del 24% inferiore ai maschi (14.482 euro rispetto a 19.110 euro)". 

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