Pensioni, rimane a 67 anni il diritto al pensionamento per vecchiaia: nessuna modifica fino al 2023
Rimane fissata a 67 anni l'età di pensionamento: è stato pubblicato in Gazzetta ufficiale il decreto che stabilisce eventuali adeguamenti in materia di età di vecchiaia e speranza di vita: considerando l'aumento della longevità registrato lo scorso anno, sarebbe potuto slittare di un mese il diritto alla pensione di vecchiaia. Tuttavia, nessun cambiamento in vista per il 2021 e il 2022, per cui al compimento dei 67 anni si manterrà il diritto di ritirarsi dal lavoro.
"A decorrere dal 1° gennaio 2021, i requisiti di accesso ai trattamenti pensionistici di cui all'art. 12, commi 12-bis e 12-quater, fermo restando quanto previsto dall'ultimo periodo del predetto comma 12-quater, del decreto-legge 30 luglio 2010, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 luglio 2010, n. 122, e successive modificazioni e integrazioni, non sono ulteriormente incrementati", si legge in Gazzetta.
Nessuna modifica anche per i requisiti della pensione anticipata: questa è fissata a 42 anni e 10 mesi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne. Nella manovra economica del governo gialloverde stilata lo scorso anno, tuttavia, questi numeri erano stati dichiarati intoccabili fino al 2026, per cui tecnicamente non potevano essere soggetti a modifiche. Come spiega il Mattino, tuttavia, il punto principale non riguarda tanto l'età in sé, quanto la formula per il calcolo dell'adeguamento. Nella legge di Bilancio, infatti questa era stata modificata per quanto riguarda i valori da prendere come riferimento: invece di considerare gli anni, infatti, disponeva di prendere in esame le medie biennali. Il possibile aumento di un mese per l'età del pensionamento non è scattato grazie all'arrotondamento della terza cifra dopo la virgola, mentre in precedenza l'adeguamento era stato fatto utilizzando numeri arrotondati alla prima cifra.
Gli adeguamenti sulla base delle tendenze demografiche devono essere obbligatoriamente effettuati ogni due anni. Il decreto pubblicato in Gazzetta ufficiale riguarda il biennio 2021-2022, per cui non sono da aspettarsi ulteriori modifiche sui requisiti per l'uscita dal mondo del lavoro prima del 2023.