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Pensioni, quota 100 o quota 104: di cosa stiamo parlando

Alberto Brambilla, esperto di previdenza molto vicino alla Lega, ha proposto un ridimensionamento di quota 100 che prevede che i pensionandi con 62 anni di età e almeno 38 anni di contributi versati possano andare in pensione il 31 marzo 2019 solo se hanno già maturato i requisiti di legge da almeno due anni. A conti fatti, dunque, serviranno almeno 64 anni di età e 40 anni di contributi.
A cura di Charlotte Matteini
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Da giorni si parla di un ridimensionamento della riforma pensionistica targata Lega: secondo varie indiscrezioni, il meccanismo alla base del superamento della Legge Fornero non sarà più basato sulla cosiddetta "quota 100" ma su "quota 104". In poche parole, che cosa significa questo? In sostanza, al fine di ridurre la platea degli aventi diritto all'opzione pensionistica e di conseguenza i costi della riforma e il deficit proposto alla Commissione europea, la Lega starebbe pensando di ritoccare i requisiti per l'accesso alla pensione anticipata. Quota 100 è basata su un meccanismo che prevede la possibilità di andare in pensione a 62 anni di età qualora siano già stati versati 38 anni di contributi previdenziali, in anticipo rispetto ai termini attualmente disposti dalla Legge Fornero. Quota 104, invece, manterrebbe inalterati i criteri di accesso all'anticipo pensionistico, impostando però una sorta di scalone per chi vorrà andare il pensione al 31 marzo 2019.

Alberto Brambilla, esperto di previdenza molto vicino alla Lega, ha infatti proposto un ridimensionamento di quota 100 che prevede che i pensionandi con 62 anni di età e almeno 38 anni di contributi versati possano andare in pensione il 31 marzo 2019 e prima degli attuali termini disposti dalla Legge Fornero solo se hanno già maturato i requisiti di legge da almeno due anni. Che cosa vuol dire? Per fare un esempio pratico, la proposta di Brambilla impone uno scalone biennale che di fatto aumenta di due anni i requisiti minimi. Chi vorrà andare in pensione anticipata, dunque, dovrà aver maturato almeno 40 anni di contributi e avere almeno 64 anni di età al 31 dicembre 2018.

“La prima necessità è risolvere i problemi della legge Fornero. Fatto questo chiarimento ci sono due elementi pratici di cui tenere conto: nel prossimo mese di gennaio l’Inps non può ricevere in un sol colpo quasi 300mila nuove domande di pensionamento, l’altro punto è che un meccanismo del liberi tutti costerebbe di più 7 miliardi di euro”, ha spiegato Brambilla al Corriere della Sera.

I primi lavoratori che potranno andare in pensione anticipata dal prossimo 31 marzo, quindi, saranno quelli che hanno già maturato i requisiti di quota 100 al 31 dicembre 2018 da almeno due anni. A scalare, poi, potrebbe andare in pensione chi invece li ha maturati da più di 18 mesi e meno di 24. Così facendo, la quota 100 proposta dal Carroccio di Matteo Salvini si trasformerebbe in una quota 104.

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