Pensioni, per ritirarsi dal lavoro con quota 100 potrebbe arrivare la finestra mobile
La trattativa tra governo italiano e Commissione europea sulla manovra è in corso. E la definizione delle misure principali non è ancora certa. Soprattutto per quanto riguarda le pensioni e la quota 100. Il governo sta valutando diverse ipotesi per far diminuire la spesa prevista per l’avvio del superamento della legge Fornero e non superare la soglia dei 4,7 miliardi di spesa per il 2019 per la quota 100. Il Sole 24 Ore riporta quella che definisce una clausola di garanzia che l’esecutivo potrebbe mettere in campo: prevedere che le finestre trimestrali si allunghino di tre mesi nel caso in cui arrivino più domande all’Inps del previsto. Ovvero, se le richieste saranno troppe, si farà slittare la pensione per qualcuno dei potenziali beneficiari di tre mesi. Una finestra mobile, in sostanza.
La finestra mobile varrà sia per i lavoratori nelle aziende private che per i dipendenti pubblici e riguarderebbe l’intera platea di 315mila persone stimata. Il governo sta facendo anche altri calcoli, riguardanti soprattutto la percentuale di potenziali beneficiari che deciderà di accedere alla quota 100: non più dell’85%, si ipotizza a Palazzo Chigi. Mentre si cerca di sciogliere un altro nodo, quello della modalità con cui mettere in campo la quota 100: si fa sempre più largo l’ipotesi di un decreto ad hoc, escludendo quindi l’idea di un emendamento alla legge di Bilancio.
La quota 100 rimane comunque sperimentale, secondo l’ipotesi del governo: verrà utilizzata per tre anni per poi arrivare alla quota 41, fortemente voluta da Matteo Salvini. Per quanto riguarda le tempistiche, la prima finestra per i privati si aprirà ad aprile. Per i dipendenti pubblici se ne parla a luglio. Diverso il discorso per il mondo della scuola: rinviato tutto a settembre, come sempre avviene per garantire la continuità didattica ed evitare classi senza insegnanti. Quindi chi maturerà i requisiti entro il 31 marzo 2019 potrà andare in pensione a settembre. Chi li maturerà dopo quella data dovrà aspettare un altro anno.
A sottolineare invece i paletti e le restrizioni che probabilmente verranno attuate è la Repubblica. Confermando le finestre trimestrali (semestrali per il pubblico impiego), si ribadisce il tentativo dell’effetto deterrenza attraverso il divieto di cumulo e il differimento del Tfr per gli statali. L’obiettivo è quello di far rinunciare il 15% dei potenziali beneficiari, riducendo la platea a 300mila persone.
Sul Corriere della Sera a intervenire è invece Alberto Brambilla, esperto previdenziale vicino alla Lega e che negli scorsi giorni ha lanciato l’idea di una quota 104, con l’obiettivo di non snaturare l’anticipo pensionistico limitandosi a un rinvio. In ogni caso, Brambilla garantisce che così basterebbero poco meno di 4,7 miliardi per il 2019, ma solo "a patto di introdurre una serie di paletti per rallentare le uscite, come le finestre di tre mesi, e per sfoltire le domande, come il divieto di cumulo”. In più “c’è il rischio che prevedere questo meccanismo solo per tre anni scateni una corsa alle domande perché oggi le regole sono queste, domani chissà”. Elementi che rendono insoddisfacente, secondo l’esperto di pensioni, la quota 100 così come verrà introdotta. Una soluzione che non lo convince e che lo porta a rilanciare la quota 104, cioè la possibilità di andare in pensione solamente per chi i requisiti della quota 100 (62 anni di età e 38 di contributi) li abbia già maturati al 31 dicembre 2018, scaglionando i beneficiari partendo da chi questi requisiti li ha già da due anni. Ovvero chi ha ormai 64 anni e 40 di contributi.