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Pensioni, il governo Meloni non sa ancora quando e come cambiare Opzione donna nel 2023

La ministra del Lavoro del governo Meloni, Marina Calderone, ha parlato oggi al Senato della riforma di Opzione donna. La pensione anticipata per le lavoratrici è stata ridotta moltissimo con l’ultima legge di bilancio, ma ancora non si sa quando e come il governo vuole cambiarla nuovamente.
A cura di Luca Pons
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Su Opzione donna, ovvero la pensione anticipata per le donne lavoratrici che rispettano certi requisiti, il dibattito è "particolarmente complesso", e c'è "l'impegno di intervenire" da parte del governo Meloni, ma non si sa entro quando. La ministra del Lavoro, Marina Calderone, è intervenuta oggi al Senato rispondendo ad alcune domande sullo stato dei lavori.

Con l'ultima legge di bilancio, infatti, il governo Meloni ha decisamente ridotto la misura – nonostante avesse promesso il contrario – tanto che con i criteri attuali riguarda appena 2.900 donne in tutta Italia. Si tratta di donne invalide civili sopra al 74%, caregiver o licenziate, che abbiano 60 anni di età e 35 anni di contributi. Ci sono anche alcune modifiche che sono state contestate, come il fatto che l'età anagrafica si abbassi a 59 anni per chi ha un figlio e a 58 per chi ha almeno due figli.

La ministra ha confermato che "la platea delle beneficiarie è composta da 2.900 lavoratrici che maturano i requisiti nel 2023", un numero che crescerà leggermente nel 2024 con 4.500 beneficiarie e nel 2025, arrivando a 5.100. È previsto, poi, che dal 2026 la spesa per la misura si abbassi progressivamente.

Quando la misura è stata riformata, riducendo moltissimo il numero di donne che possono approfittare della pensione anticipata, il governo ha subito garantito che si sarebbe messo al lavoro per ampliare di nuovo la platea di beneficiarie. Da allora sono passati quasi due mesi: "Ho convocato un tavolo con i rappresentanti dei sindacati, che si è riunito in due occasioni", ha spiegato Calderone. L'obiettivo è di "evitare di intervenire con provvedimenti di breve periodo", cioè fare "una riforma strutturale per tutelare le pensioni di donne e madri senza intervenire ogni anno con la legge di bilancio".

Quando arrivano le modifiche a Opzione donna

Ciò su cui non c'è chiarezza è la tempistica di questa riforma. "Stiamo elaborando specifiche proposte normative", ha detto la ministra, "al centro del confronto, oltre alle modifiche a Opzione donna, c’è anche una riflessione più ampia sulla dinamiche di ingresso nel mondo del lavoro da parte delle donne". Non ha specificato, però, entro quando si pensa di arrivare a una conclusione dei lavori e a una effettiva riforma.

La senatrice Susanna Camusso, ex segretaria generale della Cgil, ha risposto: "Ho già visto quattro riforme previdenziali: non si fanno in qualche mese. Noi abbiamo bisogno di una risposta adesso, non tra qualche anno, e per fare una riforma complessiva bisogna mettere a posto prima le pendenze in corso. Serve un provvedimento in tempi brevi".

La ministra ha concordato: "I tempi sono sicuramente importanti, e lavoro perché siano il più brevi possibili", ma ha evitato di dare risposte più dettagliate. "Mi impegno", ha concluso, "affinché tutti gli atti e le circolari per accedere a Opzione donna, per chi può già farlo, siano immediatamente disponibili".

L'altro tema è quello dei soldi che servono per permettere a più donne di andare in pensione anticipatamente. Anche su questo, Calderone ha ribadito "l'impegno a introdurre nuove forme di flessibilità in uscita per le lavoratrici", sottolineando che "è necessario trovare le adeguate coperture finanziare. Sono in corso le verifiche degli uffici tecnici della ragioneria del ministero dell'Economia, stiamo tenendo conto delle difficoltà di applicazione della misura. Anche il ministero del Lavoro e delle politiche sociali è disponibile a intervenire con proprie risorse".

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