Pensioni, i giovani dovranno lasciare il lavoro a 74 anni per avere mille euro al mese: lo studio
La pensione, per chi oggi ha meno di 35 anni, arriverà tardi e in media con un assegno decisamente basso. La stima è del Consiglio nazionale giovani, insieme al centro di ricerca Eures. A causa dei salari bassi, e di una vita lavorativa che sarà segnata dalla discontinuità, ci vorrà parecchio tempo per accumulare i contributi necessari a lasciare il lavoro. E con il sistema contributivo "puro", che si applica a chi ha iniziato a lavorare dopo il 1996 e calcola l'assegno solo in base ai contributi versati, l'importo sarà in media attorno ai mille euro.
Salari bassi e lavoro discontinuo, così non si matura la pensione
Un po' di numeri. Da una parte, la stima dell'Ocse di due anni fa ha previsto che in Italia chi è entrato nel mercato del lavoro nel 2020, a 22 anni, arriverà all'età pensionabile a 71 anni. Il dato più elevato nell'Unione europea. Il Cng, però, è stato anche più pessimista. "La combinazione di discontinuità lavorativa e retribuzioni basse per i lavoratori under 35 determinerà un ritiro dal lavoro solo per vecchiaia, con importi pensionistici prossimi a quello di un assegno sociale", ha detto la presidente Maria Cristina Pisani. Si parla di 9 milioni di lavoratori, oggi.
Nel 2021, i lavoratori under 35 in media hanno preso 17.076 euro, ma più di un quarto di loro ha ricevuto meno di 5mila euro e il 16% di loro ha preso tra 5mila e 10mila euro. I lavoratori under 25, in media, hanno ottenuto 8.824 euro nell'anno. E ancora: guardando solo al settore privato, dal 2011 al 2021 gli stipendi degli under 35 sono aumentati dello 0,7%, ma tenendo conto dell'inflazione questo significa un calo dell'8,6%.
Nel frattempo, la tendenza è di fare sempre meno contratti stabili: dal 2011 al 2021 la quota di giovani con un contratto a tempo indeterminato è passata dal 70,3% al 60,1%, mentre i contratti a tempo determinato o atipici sono saliti dal 29,6% al 39,9%. Sempre nel 2021, solo un giovane su tre (33,9%) ha lavorato per tutto l'anno, mentre il 36,7% ha preso uno stipendio per massimo sei mesi.
In pensione a 73,6 anni, con 1.093 euro al mese
Dunque, stipendi bassi e lavoro instabile, che non permetterà a tutti di versare i contributi in modo regolare. Così arriva la stima del Cng. Ci sono leggere differenze tra dipendenti, lavoratori autonomi e iscritti alla gestione separata, ma il dato resta lo stesso: andando avanti così, con retribuzioni indicizzate sul livello del 2023, per avere una pensione da più di mille euro netti al mese bisognerà lavorare fino a quasi 74 anni,
Considerando sia dipendenti che lavoratori autonomi, con un ingresso nel mondo del lavoro in media a 20,8 anni (secondo dati Istat), con un periodo di discontinuità lavorativa che in media dura per circa 15 anni per poi trovare più stabilità, i numeri sono chiari. "I giovani trentacinquenni di oggi avrebbero diritto nel 2050, cioè all’età di 66,3 anni, ad un assegno pensionistico pari a 1.044 euro lordi (indicizzati al potere d'acquisto di oggi)". Un assegno troppo basso per poter andare in pensione anticipata, che scatta dai 64 anni in su ma solo per chi ha maturato una pensione pari a 2,8 volte l'assegno sociale, cioè 1.410 euro circa.
E così si continua a lavorare: "La prima possibilità di accedere alla pensione, dunque, maturerebbe a 69,6 anni, con un importo dell’assegno di 1.236 euro lordi, ovvero 979 euro al netto dell’Irpef". Dopo i 67 anni, infatti, se ci sono almeno 20 anni di contributi versare si può ottenere la pensione di vecchiaia. Ma l'assegno, come detto, sarebbe di meno di mille euro al mese in media.
"Per ottenere un assegno quanto meno ‘dignitoso' i giovani dovranno quindi attendere i 73,6 anni, quando l’importo della pensione dovrebbe ammontare in media a 1.561 euro lordi, ovvero 1.093 euro al netto dell’Irpef (1.134 euro per gli uomini e 1.041 per le donne)", spiega il Cng.