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Pensioni

Pensioni, gli statali possono lasciare il lavoro a 70 anni: quali sono i requisiti e a chi conviene

La legge di bilancio per il 2025 ha previsto la possibilità di andare in pensione a 70 anni per i dipendenti pubblici. È una possibilità riservata ai lavoratori con i giudizi migliori sulle performance, e non riguarda chi ha già lasciato il lavoro. Il vantaggio è che chi resta operativo avrà mansioni ‘leggere’ e potrà alzare l’importo della futura pensione.
A cura di Luca Pons
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Da quest'anno, i dipendenti pubblici possono anche andare in pensione a 70 anni, ben più in là della soglia prevista per la pensione di vecchiaia (67 anni). Lo ha previsto la legge di bilancio per il 2025, in uno dei pochi interventi che hanno riguardato il settore previdenziale. E pochi giorni fa, il 20 gennaio – in un periodo in cui i futuri requisiti per la pensione sono in discussione – è arrivato anche la direttiva del ministero della Pubblica amministrazione che permette di mettere in pratica la novità.

Chi può restare al lavoro fino a 70 anni

Innanzitutto, chi avrà la possibilità di rimanere in servizio fino a 70 anni? Sicuramente non può essere coinvolto chi ha già lasciato il lavoro: i pensionati non potranno ritornare dipendenti. La legge di bilancio esclude esplicitamente anche tutto il personale delle magistrature, degli avvocati e procuratori dello Stato e il personale delle Forze armate, delle Forze di polizia e del Corpo nazionale dei vigili del fuoco. Tutte queste categorie, quindi, sono tagliate fuori.

Niente lavoro fino a 70 anni nemmeno per quelle amministrazioni che non hanno stilato il Piao, ovvero il Piano integrato di attività e organizzazione. Questo è un documento che traccia le linee guida per quanto riguarda la gestione del personale, e quindi è fondamentale per stabilire se c'è effettivamente la necessità o meno di trattenere al lavoro un over 67.

La selezione dovrà avvenire sulla base del "merito", misurato con i giudizi del datore di lavoro sulle performance lavorative: dovranno essere ottimi o eccellenti. E ci sarà anche un limite sulla quantità complessiva di lavoratori con più di 67 anni: potranno essere al massimo il "10% delle facoltà assunzionali" di quella amministrazione. Insomma, se un ente è autorizzato ad assumere cento persone, potrà avere al massimo dieci dipendenti che lavorano fino a 70 anni. All'interno di tutti questi paletti, toccherà al datore di lavoro scegliere i dipendenti di cui c'è bisogno per specifiche "esigenze organizzative".

Cosa faranno gli statali che rinunciano alla pensione e quali sono i vantaggi

I dipendenti che continuano a lavorare dopo i 67 anni potranno avere come incarico "lo svolgimento di attività di tutoraggio e di affiancamento ai neoassunti", oppure si dedicheranno a "esigenze funzionali non diversamente assolvibili", cioè che possono essere assegnate solo a loro. Una formula piuttosto generale, che si tradurrà in modo diverso nelle singole amministrazioni.

Al di là della possibilità di fare da tutor ai nuovi dipendenti, quindi, per gli over 67 le mansioni non dovrebbero essere troppo pesanti. Per quanto riguarda la durata, non è detto che per tutti questo nuovo incarico prosegua fino a 70 anni: questo è il limite massimo, ma potrebbe anche essere offerta una permanenza con una durata più breve, a seconda delle esigenze.

Il principale vantaggio che potrebbe spingere i dipendenti a valutare di restare al lavoro più a lungo è, naturalmente, quello economico. Più anni di servizio significano anche più anni di contributi, e quindi, in automatico, una pensione più ricca. Va detto che però chi rientra in questa categoria non potrà usare un altro bonus pensato per chi rinuncia alla pensione anticipata: il cosiddetto bonus Maroni, che permette di avere uno stipendio più alto negli ultimi anni di attività.

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