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Manovra economica 2023

Pensioni, come cambia Opzione donna e perché potrebbe saltare lo sconto in base al numero dei figli

Il governo ripensa alle modifiche a Opzione donna per permettere alle lavoratrici con 60 anni di età di andare in pensione: via il criterio del numero dei figli, dubbi sulle categorie.
A cura di Tommaso Coluzzi
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Il governo è pronto al dietrofront su Opzione donna, almeno parziale. La misura sulle pensioni che serve ad agevolare le donne – ma che in realtà, secondo molte voci discordanti, le penalizza ulteriormente – era stata pesantemente rimaneggiata in vista del 2023. La correzione del provvedimento fa parte della legge di Bilancio varata dal governo Meloni, che ora dovrà affrontare il percorso parlamentare prima dell'approvazione entro la fine dell'anno. E proprio durante questo percorso le modifiche tanto criticate potrebbero essere parzialmente riviste a colpi di emendamenti. I dubbi, però, sono ancora tanti. Andiamo per gradi.

La "vecchia" Opzione donna richiedeva 60 anni di età anagrafica e 35 di contributi per andare in pensione, con un ricalcolo dell'assegno con il contributivo e un taglio molto pesante: tra il 30 e il 35%.

La nuova versione "super light" contenuta in manovra prevede sempre 60 anni di età e 35 di contributi, ma permette di accedere allo scivolo pensionistico solamente ad alcune categorie: invalide civili sopra al 74%, caregiver, licenziate. Inoltre è previsto anche uno sconto in base al numero dei figli: averne uno permette di andare in pensione a 59 anni, con due o più si può lasciare il lavoro a 58 anni.

La norma è stata definita discriminatoria dall'opposizione, che l'ha duramente criticata – ai microfoni di Fanpage.it ne hanno parlato sia Alessandra Todde del Movimento 5 Stelle che Susanna Camusso del Pd – e in generale non è stata accolta positivamente. Il motivo principale, in verità, è che restringe talmente tanto la platea da renderla quasi inutilizzabile, considerando anche che non tutte scelgono di usufruirne, visto il taglio netto nell'assegno.

Nei giorni scorsi il governo ha aperto a un ripensamento, con l'ipotesi – che è circolata – di un ritorno diretto alla versione precedente. Secondo le ultime novità, invece, a saltare sarebbe sicuramente il criterio legato al numero dei figli, mentre potrebbe rimanere l'apertura selettiva ad alcune categorie. C'è infine in discussione la possibilità di lasciare aperta la finestra per i primi sei mesi del 2023 per tutte le lavoratrici e poi di passare alle categorie. In ogni caso, per le donne, sarà l'ennesima penalizzazione.

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