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Pensioni, come cambia la quota 100: possibile stop all’anticipo pensionistico già nel 2020

La nascita di un governo M5s-Pd potrebbe portare a una rivoluzione della quota 100. Le ipotesi in campo sono varie: dalla cancellazione anticipata della misura (già nel 2020) a una sua rimodulazione che potrebbe anche far innalzare la soglia di età per richiedere l’anticipo pensionistico da 62 a 64 anni.
A cura di Stefano Rizzuti
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Nel caso in cui dovesse nascere realmente un nuovo governo Conte, formato da Movimento 5 Stelle e Partito Democratico, uno dei punti da affrontare al tavolo dei due possibili alleati è quello riguardante il tema delle pensioni e, in particolare, della quota 100. L’anticipo pensionistico, previsto per chi vuole ritirarsi dal mondo del lavoro nel caso in cui abbia almeno 62 anni d’età e almeno 38 di contributi versati, è stato introdotto per volontà della Lega in via sperimentale fino al 2021. Ma potrebbe non essere rinnovato dopo quell’anno se non, addirittura, cancellato con un anno di anticipo. Finora la discussione tra M5s e Pd con Conte sul tema è stata portata avanti senza troppa pubblicità: nei documenti di programma non se ne parla, ma il tema è stato già affrontato, come riporta Il Sole 24 Ore.

Nei tavoli tecnici tra Pd e M5s si discute di manutenzione della quota 100. In particolare si stanno valutando due ipotesi. La prima è quella di rendere sempre vincolante l’aggancio automatico all’aspettativa di vita per le uscite anticipate, andando a variare anche la stessa quota. L’unica eccezione prevista sarebbe quella dei lavori usuranti e gravosi, con la possibilità di allargare la platea di coloro i quali rientrino in queste categorie. In questo caso sembra possibile anche che si cambino le finestre annuali d’uscita rispetto a quelle previste oggi.

C’è un’altra possibilità che si accompagna a questa ipotesi, quella di alzare la soglia della quota da 62 a 64 anni di età. E non solo. C’è anche un’altra ipotesi, indipendente da queste, che si fa largo: chiudere la sperimentazione della quota 100 nel 2021, al termine dei tre anni già previsti. Ma lo stop potrebbe arrivare addirittura prima, già nel 2020, lasciando comunque un varco – ma più stretto – per le uscite anticipate almeno nei casi di crisi aziendali. Magari puntando a un potenziamento dell’Ape sociale che è in scadenza a fine 2019.

Lo stop alla quota 100 sembra l’alternativa più credibile per recuperare risorse per la manovra ed evitare l’aumento dell’Iva, anche se solo parziale, considerato impopolare e rischioso perché potrebbe comportare un calo dei consumi. Con questo intervento sull’anticipo pensionistico si potrebbero risparmiare gli 8,6 miliardi stanziati per il 2021. Solo una parte di questi verrebbe assorbita nell’eventuale prolungamento e rafforzamento dell’Ape sociale. Il tesoretto rimanente sarebbe di circa 7 miliardi, da aggiungere ai 3 derivanti dai risparmi previsti per un tasso di adesione più basso di quanto stimato. Una cifra che sarebbe destinata a salire nel caso in cui si adotti la manutenzione della quota 100 di cui si parla in queste ore: si arriverebbe così a un totale di 12 miliardi risparmiati in due anni. Di cui una parte utilizzabili già nel 2020.

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