Pensioni, come cambia la buonuscita dei dipendenti pubblici con quota 100
Una delle questioni più dibattute negli ultimi giorni sulla quota 100, l’anticipo pensionistico con cui il governo ha avviato il superamento della legge Fornero, riguarda la buonuscita dei dipendenti pubblici. Il rischio è un rinvio, fino a 7-8 anni, del pagamento della liquidazione per chi decide di aderire alla quota 100. Ma il governo sta cercando di trovare una soluzione alternativa, come spiega anche il ministro per la Pubblica amministrazione, Giulia Bongiorno. In un’intervista a Panorama, Bongiorno spiega di aver voluto un provvedimento per tutti, non solo per chi aderisce a quota 100, per “le correzioni al trattamento di fine rapporto”. Secondo quanto precisa il ministro, il “differimento del Tfr, a causa di una legge del 2011, riguarda ovviamente tutti i dipendenti pubblici. Partendo da quota 100 abbiamo sentito l'obbligo di affrontarlo per tutti”.
Un obbligo morale per il ministro Bongiorno: “Non mi arrestava nessuno, ovvio. Ma per quel che mi riguarda c’è l'obbligo morale: non puoi creare dipendenti di serie A o B. Prevedendo l'anticipazione solo per i quotisti, avremmo favorito solo questa categoria, trascurando tutti gli altri dipendenti. È una misura che costa, ma stiamo lavorando per stipulare convenzioni con tassi agevolati con le banche”. Proprio in questi giorni, infatti, è in corso una trattativa con l’Abi, che sembra disponibile ad anticipare del risorse del Tfr. L’aspetto riguardante la liquidazione, comunque, inciderà sulla scelta dei dipendenti di lasciare o meno il lavoro: “Molti decideranno se andare in pensione o no, giustamente, solo quando sapranno se prendono il Tfr subito e in che percentuale”, sottolinea il ministro.
La quota 100 dovrebbe riguardare circa 140mila dipendenti pubblici, “la platea potenziale ha più o meno queste dimensioni – precisa Bongiorno – ma ovviamente non cesseranno di lavorare tutti insieme”. Assicurando che dal 2019 “è previsto il turnover al 100% e assunzioni straordinarie: sto diventando la prima datrice di lavoro d’Italia”, scherza il ministro. Perché il punto è che con quota 100 gli uffici pubblici potrebbero svuotarsi e per questo motivo, “per garantire la continuità del servizio pubblico”, è necessario che ad ogni uscita corrisponda un ingresso: “Non può esserci interruzione di servizio”. “Rivendico – aggiunge – di essere il primo ministro, dopo dieci anni, che ha sbloccato il turnover: abbiamo preso una decisione, come governo, e io garantirò che se escono 100 dipendenti ne devono entrare altrettanti. Nel triennio precedente ne uscivano 100 e ne entravano, più o meno, 25”.