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Pensioni, bonus per chi rinvia l’uscita con Quota 103: come funzionano i contributi in busta paga

I lavoratori che scelgono di posticipare la pensione anticipata con Quota 103 possono ricevere direttamente in busta paga i contributi previdenziali a loro carico, senza versarli all’Inps. Questa opzione, introdotta dalla Legge di Bilancio, permetterebbe di aumentare lo stipendio e prevede vantaggi fiscali.
A cura di Francesca Moriero
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Per chi ha maturato i requisiti di Quota 103, ovvero 62 anni di età e 41 di contributi, ma decide di continuare a lavorare, arriva un'opportunità che permetterebbe di aumentare lo stipendio. La misura consentirebbe infatti di ricevere direttamente in busta paga i contributi previdenziali a carico del lavoratore, senza più destinarli all'Inps, garantendo così un netto più alto fino alla pensione. La misura introdotta dal governo offrirebbe cioè ai lavoratori la possibilità di scegliere se andare in pensione prima o proseguire l'attività lavorativa con uno stipendio più alto. Un'opzione che, a detta del governo, punterebbe a incentivare il posticipo della pensione, "premiando chi decide di rimanere nel mondo del lavoro".

A ricordarlo anche lo stesso Inps con un messaggio nel quale spiega che "il sistema di gestione delle domande di pensione è stato implementato per consentire la presentazione della domanda di incentivo al posticipo del pensionamento".

A chi spetta l'incentivo in busta paga se si rinuncia a Quota 103

L'incentivo è riservato a chi matura i requisiti di Quota 103 entro il 31 dicembre 2025. Possono farne richiesta sia i lavoratori del settore privato che quelli pubblici, ma con tempistiche diverse:

  • Dal 1° agosto 2025 per i dipendenti privati;
  • Dal 1° ottobre 2025 per i dipendenti pubblici

Cosa prevede Quota 103 e cosa cambia ora per la pensione anticipata

Quota 103 è una delle forme di pensione anticipata introdotte dal governo e prorogata anche per il 2025 che permette di andare in pensione con 62 anni di età e 41 anni di contributi maturati entro il 31 dicembre 2025. Il trattamento viene calcolato interamente con il sistema contributivo, con un assegno massimo di 2.413,6 euro lordi al mese fino al raggiungimento dei 67 anni.

Chi sceglie di rimanere al lavoro nonostante abbia già i requisiti per Quota 103 può ora richiedere di ricevere il 9,19% della retribuzione (la quota di contributi previdenziali a carico del lavoratore) direttamente in busta paga. Questa somma, di fatto, aumenterebbe lo stipendio mensile. Dal 2025, inoltre, queste cifre saranno esentasse e non concorreranno alla formazione del reddito imponibile ai fini Irpef.

Come fare domanda

Per richiedere l'incentivo, i lavoratori devono presentare direttamente domanda all'Inps tramite il portale online. L'istituto ha infatti già attivato il sistema per la gestione delle richieste e ha chiarito che le somme aggiuntive saranno riconosciute a partire dalla prima decorrenza utile.

Cosa succede al datore di lavoro

Anche il datore di lavoro viene coinvolto nella misura: se il lavoratore sceglie di ricevere i contributi in busta paga, il datore non sarà infatti più obbligato a versare all'Inps la quota di contributi a carico del dipendente. Resta però sempre l'obbligo di versare i contributi previdenziali a proprio carico.

Quanto si può guadagnare in più

L'importo aggiuntivo in busta paga dipende dallo stipendio del lavoratore: ad esempio, su una retribuzione lorda di duemila euro al mese, il 9,19% corrisponde a circa 180 euro mensili in più, senza contare la detassazione prevista dal 2025.

Le novità nel pubblico impiego

L'Inps chiarisce anche la norma sui limiti ordinamentali nel pubblico impiego: da quest'anno, cioè, i dipendenti pubblici che hanno raggiunto i requisiti per la pensione anticipata (42 ani e 10 mesi per gli uomini oltre a tre mesi di finestra mobile) possono scegliere di restare al lavoro fino a 67 anni, e non solo fino a 65, senza che l'amministrazione possa quindi risolvere il contratto prima del limite di età previsto per la pensione di vecchiaia.

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