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Pensioni anticipate, l’ultima ipotesi del governo per Quota 41: no al limite d’età ma solo per alcuni

Il governo è a lavoro per Quota 41, la misura che consentirebbe di andare in pensione con 41 anni di contributi, senza limiti d’età. Ma non per tutti: tra i requisiti al vaglio dei tecnici ci sarebbe il vincolo di almeno un anno di versamenti entro i 19 anni. Vediamo di cosa si tratta.
A cura di Giulia Casula
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Il governo è a lavoro per lanciare Quota 41, l'anticipo pensionistico che permetterebbe di lasciare il lavoro con 41 anni di contributi, a prescindere dall'età anagrafica.

Quota 103, cioè l'attuale possibilità di andare in pensione a 62 anni dopo 41 di lavoro, non dovrebbe essere inserita nella legge di Bilancio per il 2025. Al suo posto, il governo punta a introdurre Quota 41, storico cavallo di battaglia della Lega. Questa modalità di pensionamento anticipato consentirebbe l'uscita dal lavoro una volta raggiunti i 41 anni di contributi versati senza limiti di età.

Si tratta di una misura particolarmente onerosa per le casse dello Stato anche se in una versione differente rispetto a quella proposta in campagna elettorale. Per renderla più sostenibile infatti, l'assegno che spetterebbe a chi sceglie di andare in pensione prima risulterebbe ridotto, perché calcolato interamente col metodo contributivo.

In altre parole, le pensioni sarebbero meno convenienti perché basate esclusivamente sui contributi versati e non sulle retribuzioni percepite negli ultimi anni di attività. Quest'ultimo consiste nel metodo retributivo, in vigore fino al 1996 e in parte ancora applicato per lavoratori con anzianità contributiva maturata fino al 1995.

Oltre al ricalcolo dell'importo della pensione con il contributivo, i tecnici stanno studiando possibili paletti per ridurre la platea di coloro che accederebbero a Quota 41. Tra le opzioni al vaglio ci sarebbe il requisito di almeno un anno di versamenti prima dei 19 anni d'età. In questo modo, solo chi ha iniziato a lavorare quando era ancora minorenne ed è riuscito a maturare 12 mesi di contributi in quell'arco di tempo risulterebbe idoneo.

Ad ogni modo, non si sa quanto consentirebbe di risparmiare in ottica di bilancio e ancora non ci sono stime precise sulle differenze rispetto alla versione senza vincoli. Anche se i margini di manovra potrebbero essere meno stretti di quelli dello scorso anno, la situazione dei conti pubblici non può comunque dirsi in acque tranquille.

L'ultimo rapporto della Banca d'Italia, infatti, ha restituito un quadro economico allarmante con un debito pubblico in crescita che sfiora la soglia dei tremila miliardi di euro. Dopo la stretta sui requisiti di Quota 103, che hanno reso la misura meno appetibile per un gran numero di lavoratori italiani, il passaggio alla proposta bandiera del Carroccio potrebbe risollevare i numeri delle domande di prepensionamento, gravando però sulle casse dello Stato.

Il limite di almeno un anno di versamenti entro i 19 anni dunque, potrebbe essere un modo per frenare l'eventuale corsa alla pensione, ma per avere un quadro più chiaro sul tema bisognerà aspettare la prossima settimana, quando cominceranno i primi lavori in vista della manovra. 

Tra le questioni correlate, la proroga di Ape e Opzione donna al 2025 sembrerebbe certa, mentre nuove misure potrebbero essere introdotte per chi ha iniziato a lavorare a partire dal 1996. Per i più giovani, la ministra del Lavoro Marina Calderone si è detta infatti, disposta a riconoscere la possibilità di far transitare il Tfr nei fondi di previdenza complementare tramite la riapertura di un semestre di silenzio-assenso.

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