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Pensioni

Pensione anticipata, cos’è Quota 41 in versione “light” e perché se ne sta parlando

La Lega starebbe pensando a una Quota 41 in versione “light”, in senso esclusivamente contributivo, come soluzione al capitolo delle pensioni anticipate nella prossima Manovra. Ecco di che si tratta.
A cura di Annalisa Girardi
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Con l'avvicinarsi di settembre e di una nuova sessione di bilancio, i partiti tornano a lavorare sulle loro misure cavallo di battaglia. È anche il caso della Lega e di Quota 41, un provvedimento sull'uscita anticipata dal mondo del lavoro che è già slittato diverse volte a causa del ristretto margine fiscale. In parole povere: una riforma delle pensioni di questo tipo è molto costosa e non ci sono abbastanza soldi per realizzarla. Da qualche giorno, però, si parla di una nuovo proposta su cui sarebbe al lavoro il Carroccio: una Quota 41 in versione "light", basata su un ricalcolo dell'assegno solo in maniera contributiva.

La riforma delle pensioni e il superamento della legge Fornero è uno dei principali obiettivi della Lega sin dalla campagna elettorale. Realizzare una misura onerosa come Quota 41, però, è decisamente complicato, soprattutto in anni di difficoltà economica come quelli che stiamo attraversando. Da quando il centrodestra è andato al governo, per quanto riguarda il capitolo pensioni anticipate, sono state varate diverse versioni di Quota 103, ma al momento non è chiaro se questa troverà spazio anche nella prossima Manovra e in che forma.

Come funzionerebbe Quota 41 in versione "light"

Questa primavera il Carroccio era tornato a parlare di Quota 41, promettendo che la misura sarebbe arrivata nel 2025: questo significa che dovrebbe essere contenuta nella prossima Manovra, ma i dati di finanza pubblical'ultimo aggiornamento di Bankitalia parla di un livello record di debito che sfiora i tremila miliardi di euro – suggeriscono che non ci sia ancora il margine per una spesa di questo tipo.

Ed è così che è spuntata l'ipotesi di una "Quota 41 light", in versione solo contributiva. In questo caso gli oneri di finanza pubblica sarebbero sicuramente minori (anche se potrebbe comunque volerci almeno un miliardo di euro), ma una riforma in senso esclusivamente contributivo vedrebbe importanti tagli all'assegno di chi sceglie di uscire dal lavoro in anticipo.

Cosa ha detto il sottosegretario Durigon sulla riforma delle pensioni

In un'intervista uscita su La Gazzetta del Mezzogiorno a Ferragosto, il sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon, uno dei maggiori esponenti della Lega, ha sottolineato che già da anni si va verso un sistema pensionistico sempre più basato sulla formula contributiva. Per Durigon la soluzione – per scongiurare assegni troppo scarni – è quella della previdenza complementare: "Per evitare trattamenti da fame, vogliamo implementare la previdenza complementare, la soluzione per dare un reddito maggiore ai pensionati più fragili e per i giovani che hanno costruito il proprio percorso magari su lavori atipici o a tempo determinato".

Una strada che, secondo il segretari, può da un lato aprire a una flessibilità in uscita che dia "garanzie ai giovani", ma che dall'altro rimane "compatibile con i conti dello Stato". Su quest'ultimo punto Durigon ha concluso: "I bilanci dell’Inps negli ultimi due anni hanno avuto un saldo attivo di 7 e 14 miliardi, ricordo con affetto chi diceva che la Lega con la famosa riforma quota 100 avrebbe messo in difficoltà il bilancio dello Stato… Sono altri i governi che hanno lasciato buchi nel bilancio statale, la stessa Fornero con le sue salvaguardie".

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