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Pensione a 62 anni con quota 100: con la riforma della Lega possibili tagli agli assegni

Come spiega Enrico Marro sul Corriere della sera, la pensione con quota 100 permetterà sì ai contribuenti di accedere agli assegni con qualche anno di anticipo rispetto a oggi ma meno “pesanti” rispetto a quelli che si percepirebbero andando in pensione con la legge Fornero, con un taglio di almeno 1-1,5% dell’assegno per ogni anno di anticipo.
A cura di Charlotte Matteini
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Da settimane si mormora dell'arrivo di una riforma pensionistica volta a superare l'attuale legge Fornero e permettere ai contribuenti italiani di andare in pensione qualche anno prima. In particolare, la Lega di Matteo Salvini sta pensando di introdurre la pensione anticipata con la cosiddetta quota 100 e un'età pensionabile minima pari a 62 anni (in sostanza, con la quota 100 e l'età pensionabile a 62 anni, saranno sufficienti 38 anni di contributi per accedere all'assegno, ndr). Varie sono le ipotesi al vaglio dell'esecutivo, tra cui anche la quota 100 con almeno 36 o 37 anni di contributi, la partita al momento è ancora apertissima e riguarderà oltre 430mila lavoratori, ma c'è un dettaglio che non è ancora stato considerato da chi aspira all'entrata in vigore della riforma in tempi stretti.

Come spiega Enrico Marro sul Corriere della sera, la pensione con quota 100 permetterà sì ai contribuenti di accedere agli assegni con qualche anno di anticipo rispetto a oggi (la riforma Fornero per il 2019 prevede la pensione a 67 anni con 20 anni di contributi oppure a qualsiasi età ma con 43 anni e 3 mesi di contributi per gli uomini e 42 anni e 3 mesi per le donne, ndr) ma meno "pesanti" rispetto a quelli che si percepirebbero andando in pensione con la legge Fornero:

Sono allo studio tre ipotesi per ridurre il costo della riforma a «quota 100». Riduzione necessaria sia perché nel programma di governo si prevede una spesa di 5 miliardi l’anno e sia perché più si aumenta lo stanziamento per le pensioni, accontentando la Lega, più si dovrà incrementare la spesa per il reddito di cittadinanza, caro ai 5 Stelle. La prima ipotesi per tagliare il costo di «quota cento» prevede che la pensione anticipata venga calcolata col meno vantaggioso metodo contributivo per tutti i versamenti successivi al 1995, quando fu appunto introdotto il nuovo sistema. In questo modo l’importo della pensione si ridurrebbe, secondo i casi, anche del 10-15%. Si prevede inoltre di poter conteggiare non più di due anni di contributi figurativi.

Oltre al calcolo contributivo dal 1996, ci sono due nuove ipotesi dei tecnici per ridurre il costo di «quota cento». La prima prevede una penalizzazione temporanea, cioè un taglio di 1-1,5 punti percentuali della pensione per ogni anno di anticipo rispetto a 67 anni. Per esempio, uscendo dal lavoro a 62 anni, l’assegno sarebbe tagliato fra il 5 e il 7,5%. Ma questa penalizzazione verrebbe tolta al raggiungimento dei 67 anni, quando scatterebbe la pensione piena. La seconda ipotesi prevede invece un taglio permanente, ma in questo caso la penalizzazione sarebbe più bassa: i tecnici della Lega parlano di mezzo punto per ogni anno di anticipo, ma potrebbe essere anche un punto. In ogni caso, le penalizzazioni alleggerirebbero la pensione meno del calcolo contributivo.

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