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Crisi di Governo 2022

Pedicini (ex M5s): “Voto su Rousseau è stato condizionato dai big, altri seguiranno Di Battista”

Piernicola Pedicini, che ha lasciato il gruppo del M5s a dicembre insieme ad altri tre dissidenti, spiega a Fanpage.it perché secondo lui il voto sulla piattaforma Rousseau non è il frutto di un processo democratico: “Le dichiarazioni di voto dei rappresentanti a livello nazionale hanno indirizzato quel voto in maniera squallida”. Su Di Battista dice: “Capisco quindi pienamente il suo stato d’animo e lo condivido”.
A cura di Annalisa Cangemi
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Dopo il divorzio definitivo annunciato da Alessandro Di Battista, una volta diffuso il risultato della votazione degli iscritti, c'è aria di scissione nel M5s. Nonostante Davide Casaleggio, il presidente dell'Associazione Rousseau, cerchi di minimizzare, spiegando che il voto sul governo Draghi, approvato da quasi il 60% dei militanti, contro il 40% che avrebbe voluto il no alla fiducia, non spaccherà il Movimento: "Il voto unisce sempre la comunità del Movimento". Però è un fatto che altri potrebbero seguire l'ormai ex grillino Di Battista. Abbiamo chiesto un parere sul nascente esecutivo e sullo stato di salute del M5s a Piernicola Pedicini, eurodeputato protagonista della frattura che si è consumata a dicembre nella delegazione M5s in Europa. L'europarlamentare ha infatti lasciato il gruppo dei 14 eletti pentastellati insieme ad altri tre dissidenti, Rosa D’AmatoIgnazio Corrao ed Eleonora Evi, per passare con i Verdi europei.

Come si spiega una rottura così drastica da parte di Di Battista? È l'inizio della fine del M5s?

Credo sia arrivato a queste conclusioni dopo una serie di decisioni e di posizioni politiche che hanno stravolto la natura del M5S, per il quale lui, più di molti altri, si è speso moltissimo. Il M5S attuale ne è uscito completamente sfigurato rispetto alle premesse di lotta contro l’establishment e contro i poteri forti in Italia. Una lotta portata avanti contro chi rappresentava quest’establishment, e quei poteri non soltanto forti ma talvolta anche oscuri, come Berlusconi, Renzi e Salvini. Proprio con loro ora il M5s partecipa al governo che solo di facciata è un governo politico. Un governissimo dove sono presenti tutte le forze politiche e guidato dal massimo rappresentante dell’establishment e del capitalismo italiano. È evidente che questo era un limite troppo penalizzante per chi ha contribuito a costruire il M5S, come Alessandro Di Battista. Capisco quindi pienamente il suo stato d’animo e lo condivido. Credo che questo suo gesto sia anche tardivo ma posso capirne le ragioni visto che essendo stato fuori delle istituzioni, non ha potuto vedere da vicino questa deriva come invece è successo per me o altri portavoce. Dirò di più. A mano a mano, tutti coloro che per anni hanno lavorato per le idee autentiche che hanno generato il M5s, ne verranno fuori. È un finale quasi obbligato.

Il quesito su Rousseau è stato definito da alcuni portavoce "tendenzioso". È d'accordo?

Il voto su Rousseau è certamente uno degli esempi di come questa deriva si stia manifestando. Chiunque, con un certo raziocinio, può giudicare la faziosità nella formulazione della domanda. È vero che le persone dovrebbero avere la capacità di discernere ma non tutti hanno questa capacità e tendono a fidarsi votando la risposta più scontata a cui la domanda, che è volutamente tendenziosa, ti porta.

Il voto, nei fatti, non è stato veramente libero?

È successo qualcosa che nel M5S era severamente vietato fino a qualche anno fa, ovvero la dichiarazione di voto dei rappresentanti a livello nazionale che hanno indirizzato quel voto in maniera squallida, mi riferisco a Grillo, a Di Maio, a Conte a Fico che esponendosi prima del voto a favore del Governo ne hanno condizionato l’esito. In quelle condizioni non si può giudicare quel voto libero. Questo è appunto uno dei più grandi difetti del M5S, quello della democrazia interna che è solo apparente. La scelta finale dovrebbe essere la somma algebrica di tanti pensieri diversi da cui trarre una sintesi. Il Movimento dovrebbe essere interessato a quel pensiero espresso liberamente e dovrebbe farsi guidare da quella espressione democratica. Nella realtà ormai è pratica comune quella di condizionare il voto con i pareri preventivi dei cosiddetti “big” che vanno in televisione, e che sono quotidianamente sovraesposti sui media. È evidente che quello non è più un pensiero libero e quindi quel voto non può essere più riconosciuto come risultato di un processo democratico. Mi dispiace che Davide Casaleggio si sia prestato a questo gioco che è  palesemente scorretto. Peraltro considerato com’è stato trattato, Casaleggio non avrebbe neanche dovuto mettere a disposizione del movimento la sua piattaforma.

Il sì al governo Draghi è arrivato anche grazie alla promessa del ministero della Transizione ecologica? Una novità positiva?

Il ministero della transizione ecologica è una supercazzola. Non si tratta certamente di un’idea nuova, esiste già e al limite si tratterebbe solo di potenziarlo e di  renderlo operativo. In ogni caso io dico che, in questo momento, non serve a nulla perché le regole del Recovery fund impongono un investimento di almeno il 37% dei 209 miliardi destinati all’Italia. Gli obiettivi, le strategie, i risultati a medio e lungo termine, sono tutti ben definiti dall’Unione Europea e non possono essere ignorati. L’istituzione di questo ministero serve quindi, solo a dare in pasto all’opinione pubblica l’illusione che il M5s ha ottenuto qualcosa in fase di negoziazione. Una illusione che è servita anche a condizionare il voto sul governo che – lo ripeto – non è politico e che durerà 11 mesi, il tempo necessario per dividere la torta dei fondi europei e arrivare all’elezione del presidente della Repubblica che sarà proprio Mario Draghi.

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