Per il momento le certezze si riducono a due appuntamenti, peraltro nemmeno calendarizzati. Sia il Partito Democratico (o forse l'intera coalizione) che il Popolo della Libertà faranno le primarie per la scelta del leader da presentare alle elezioni del 2013. Il resto è nebbia o quasi. Proprio perché né Alfano né Bersani, sia pure per motivi diametralmente opposti, sono stati in grado di fornire "ulteriori informazioni" su tempi (indicati in linea di massima per il Pd), modalità, senso e valenza delle consultazioni interne. E nonostante gli entusiasmi delle minoranze interne ai due partiti, sono ancora molti gli aspetti da definire e i punti poco chiari.
Le primarie per la scelta del leader, ma con quale legge elettorale? – Così Alfano: "Sottolineo l’importanza delle primarie e aggiungo che non c’è precedente storico nella nostra area. Avremo primarie per il premier e primarie di programma anche in rete". Così Bersani: "Primarie aperte entro l'anno per scegliere il leader. Io ci sarò e mi auguro di non essere solo". E però, visto che c'è sempre un però, converrà dire che simili propositi rischiano di essere "poco o nulla" se prima non si capirà in che scenario andremo a votare. Perché la riforma della legge elettorale non solo è precondizione per ridare un minimo di credibilità alla politica, ma è destinata a condizionare l'esito e le stesse modalità di svolgimento delle primarie ben più del dibattito interno. Ed è anche per questo che "le grandi manovre" sembrano riprese con maggiore intensità dopo la "conversione" di Alfano e Bersani. A darci uno spunto è ilretroscena.it che racconta di come lo stesso "D’Alema non vuole che si rompa il dialogo con il Pdl e per questo Luciano Violante ha ripreso a sondare Gaetano Quagliariello su una versione corretta alla spagnola della bozza proporzionale studiata nei mesi scorsi. Con una legge elettorale così il Pd potrebbe anche fare a meno di allearsi e anche le primarie di area tornerebbero in discussione, senzaun’area di alleati intorno".
Quali avversari per Alfano e Bersani? – Anche in questo caso il fermento nei due schieramenti è destinato a crescere mano a mano che si conosceranno le modalità e lo scenario in cui si andrà a votare. Se saranno primarie di coalizione per l'intero centrosinistra (e non è del tutto scontato) ai nastri di partenza si presenteranno certamente Bersani e Vendola (che abbiamo intervistato qualche giorno fa), molto probabilmente Renzi (che ai nostri microfoni aveva riservato qualche stoccata ai giovani – vecchi del PD), meno probabilmente un "papa straniero" (quel Fabrizio Barca pur spinto da molti e trasversalmente alle correnti), ancor meno probabilmente uno dei "giovani turchi" o un esponente della componente cattolica. Da valutare la questione Di Pietro, che in una intervista all'Unità non ha nascosto i suoi dubbi e soprattutto non ha lesinato critiche al PD e a Vendola. Dall'altra parte invece le primarie saranno interne al partito e resta una enorme incognita sulle candidature che si opporranno al segretario uscente Angelino Alfano, che salvo clamorose sorprese non dovrebbe tirarsi indietro. In tal senso, la scelta della consultazione rischia di far tramontare definitivamente l'ipotesi Passera, che, pur considerato il candidato più affidabile (vista l'impossibilità di "convincere" Montezemolo, almeno finora), non può contare su una solida base all'interno del Popolo della Libertà e difficilmente riuscirebbe a sostenere una candidatura di apparato (nonostante le angosce ed i dubbi sulla reale strutturazione interna del partito). Probabilmente i giovani "formattatori" potrebbero produrre una candidatura, la cui incidenza (salvo sorprese) dovrebbe essere minima (mentre dal versante "programmatico" il loro apporto potrebbe essere valorizzato dallo stesso Alfano).
Un mosaico complesso, nel quale trova posto la questione "parlamentari". Lo ripetono da tempo i "giovani" (sarà l'ultima volta che li chiameremo così…) del Partito Democratico: se si voterà col Porcellum, bisognerà dare senso alle primarie solo con la scelta dei candidati al Parlamento. E prescindere da questa considerazione potrebbe essere errore clamoroso, perché toglierebbe credibilità e valore all'intera operazione "porte aperte". Bersani lo sa, ma vedremo fra qualche settimane se e come riuscirà a farlo. Alfano invece è in una situazione un po' più complessa. Convincere i tanti notabili del Pdl a sottoporsi al giogo delle primarie (per giunta online come suggeriva oggi Libero) non sarà semplice…e farlo dopo "il milione di iscritti" ha le sue controindicazioni.