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PD renziano e magistratura: cronistoria di un rapporto difficile

Un rapporto che sembrava idilliaco quello di Renzi con la magistratura: Gratteri e Cantone sembravano i chiari elementi della ricerca di una sintesi d’azione. Fino allo scontro frontale di oggi. Ecco la cronistoria di un rapporto caduto in basso.
A cura di Giulio Cavalli
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Pensare che all'inizio Matteo Renzi (era stato incaricato di formare il governo da poche ore) sembrava l'uomo che davvero tendeva mano alla magistratura: Nicola Gratteri, oggi Procuratore a Catanzaro, era in predicato per diventare Ministro alla Giustizia prima di essere cassato dal Presidente della Repubblica Napolitano e Renzi fin da subito non aveva nascosto la propria stima per Raffaele Cantone, conosciuto per la lotta alla camorra e ora a presiedere la l'autorità Nazionale Anticorruzione. Insomma: se i governi precedenti, Berlusconi in testa, avevano sempre dimostrato un certo "fastidio" verso inchieste, magistrati e procure il governo Renzi sembrava segnare un deciso cambio di passo.

E anche a Gratteri, nonostante fosse sfumato il ministero, furono chieste delle proposte per "velocizzare e migliorare la giustizia e la battaglia al crimine mafioso". Venne creata addirittura una commissione ad hoc, la “Commissione per l’elaborazione di proposte normative in tema di lotta, anche patrimoniale, alla criminalità”, anche se nell'unica pagina istituzionale sul sito del governo c'è solo il discorso di insediamento che risale al 30 luglio. E più nulla. La Commissione, composta da magistrati, avvocati e docenti che hanno lavorato gratuitamente, ha elaborato le proprie proposte in un documento di 266 pagine che propone la modifica di 150 articoli tra codice penale, codice di procedura penale e ordinamento giudiziario per affilare le armi contro la criminalità organizzata. 150 articoli che, come dice lo stesso Gratteri, «potrebbero in molti casi diventare legge anche con un semplice decreto» ma che ad oggi sono lì, fermi.

Se dovessimo cercare una data significativa per l'inizio della rottura del rapporto tra governo e magistratura forse potremmo sfogliare i primi giorni del 2015: Matteo Renzi butta lì un «i magistrati dovrebbero lavorare di più» contestando le troppe ferie che rallenterebbero l'attività giudiziari. Apriti cielo: gli uomini di NCD (ministro Alfano in testa) cominciano ad applaudire "il coraggio del premier", qualcuno ritiro fuori la vecchia questione "dell'intoccabilità dei magistrati" e ovviamente della "responsabilità civile della magistratura". All'apertura dell'anno giudiziario l'Associazione Nazionale Magistrati risponde parlando di "promesse mancate" da parte del governo e di "carenza di uomini e strumenti". È un ritorno al passato. Renzi, da canto suo, non ha nessuna intenzione di stemperare i toni e pubblica sul proprio profilo Facebook una riflessione che non lascia molto campo alle interpretazioni: «Oggi di nuovo le contestazioni di alcuni magistrati che sfruttano iniziative istituzionali (anno giudiziario) per polemizzare contro il Governo – scrive il premier sul suo profilo Facebook – E mi dispiace molto perché penso che la grande maggioranza dei giudici italiani siano persone per bene, che dedicano la vita a un grande ideale e lo fanno con passione. Ma trovo ridicolo – e lo dico, senza giri di parole – che se hai un mese e mezzo di ferie e ti viene chiesto di rinunciare a qualche giorno, la reazione sia: “Il premier ci vuol far CREPARE di lavoro”».

Da gennaio 2015 è un crescendo: a ottobre arriva un altro scontro frontale. L'immagine è quella composta, pagata e compita di Rodolfo Sabelli, presidente dell'associazione Nazionale Magistrati che durante un suo discorso dice che “la tensione fra politica e magistratura – ha detto il presidente dell’Anm – legata per anni a vicende giudiziarie individuali, ha finito con l’offrire di sé un’immagine drammatica ma, in realtà, semplificata. Oggi quei rapporti sono restituiti a una dinamica meno accesa nella forma ma più complessa”. Qualcuno ci vede, in quelle parole, una stoccata chiara al renzismo: "almeno con Berlusconi era chiaro che la sua guerra era per salvare se stesso; ora chi vuole salvare Renzi?". Ed è di nuovo caciara. Per il PD interviene il responsabile  della giustizia, David Ermini, che offeso chiarisce come il governo "non abbia messo mano alle competenze degli organi inquirenti e degli organi giudicanti".

Siamo ai giorni nostri: ad aprile a parlare è Piercamillo Davigo, divenuto intanto presidente dell'ANM, che in un'intervista durissima chiarisce come anche il governo Renzi sia, in molti aspetti, deficitario nei temi della giustizia così come fu Berlusconi. Davigo poi, e questo forse è il passaggio più interessante, racconta di una classe politica ancora più corrotta rispetto ai tempi di Mani Pulite poiché ormai oltre alla reiterazione del reato sembra addirittura essere sparita la vergogna. La risposta del governo (e non solo, anche di Forza Italia e Lega) è uno sconquasso generale: si lamentano (quasi) tutti dichiarano indignati per il "sono tutti uguali" che in realtà Davigo tra le altre cose non ha mai pronunciato. Ma tant'è: ormai è guerra dichiarata. Nei giorni seguenti torna a parlare anche Gratteri che ricorda come le sue proposte siano chiuse in un cassetto. Renzi risponde per le rime chiedendo ai magistrati di assicurare processi e sentenze veloci. Nessuno sembra pensare che probabilmente, nelle parole di Davigo, c'è anche il quadro delle indagini in corso.

Scoppia lo scandalo Basilicata: siamo alle famose telefonate della Ministra Guidi con il proprio compagno, Gemelli, ed è storia recente. La Guidi abbandona il Ministero. Renzi incassa. Spunta anche il nome della Boschi. Ma è solo l'inizio: in Campania viene arrestato l'ex sindaco di Santa Maria Capua Vetere con la pesante accusa di avere favorito i Casalesi. Nell'indagine rimane invischiato anche un pezzo grosso del PD: Stefano Graziano, Presidente del partito in Campania. Il Ministro alla Giustizia Orlando capisce che è arrivata l'ora di accelerare le riforme promesse. Sul fronte della prescrizione, l'articolo 7 del testo depositato in dispone che «sono aumentati della metà» i termini di prescrizione per i reati previsti dagli articoli 318, 319 e 319-ter del Codice penale, ossia corruzione per l'esercizio della funzione, corruzione per atto contrario ai doveri d'ufficio, corruzione in atti giudiziari. Mentre sul versante delle intercettazioni vengono individuati principi e criteri direttivi entro i quali il governo deve esercitare la delega: fra i quali, prevedere azioni che «garantiscano la riservatezza delle comunicazioni e delle conversazioni telefoniche e telematiche oggetto di intercettazione». Questa volta sono i verdiniani e gli alfaniani a non essere d'accordo. E intanto, due giorni fa, viene arrestato il sindaco (PD) di Lodi, delfino del delfino di Renzi: Simone Uggetti, successore a Lodi di Lorenzo Guerini, viene portato in carcere a San Vittore con l'accusa di turbativa d'asta. Fanfani, componente "laico" del CSM vicino al PD ed ex avvocato di Banca Etruria, parla di "arresto spropositato" e dice di voler aprire un'indagine sulla Procura di Lodi. Ancora sdegno. Alla fine Fanfani rientra.

Ora, dopo 400 giorni di stop, Renzi ordina ai suoi di accelerare i tempi per sulla promessa modifica ai termini di prescrizione: Felice Casson e Giuseppe Cucca hanno presentano in commissione Giustizia del Senato il testo unificato sulla riforma del processo penale e della prescrizione ma la distanza ad oggi tra le diverse componenti della maggioranza sembrano essere ampie. Renzi prova a calmare i toni dichiarando piena fiducia alla magistratura. Il Ministro Orlando si dice fiducioso che la "nuova prescrizione" diventi legge entro l'estate. Renzi vorrebbe che si facesse prima delle amministrative. «La maggioranza ha il dovere di trovare un equilibrio al suo interno sull'estensione dei termini per la prescrizione come abbiamo fatto per tutti i provvedimenti emanati sinora» ha dichiarato stamattina il Ministro. Staremo a vedere.

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Autore, attore, scrittore, politicamente attivo. Racconto storie, sul palcoscenico, su carte e su schermo e cerco di tenere allenato il muscolo della curiosità. Collaboro dal 2013 con Fanpage.it, curando le rubriche "Le uova nel paniere" e "L'eroe del giorno" e realizzando il format video "RadioMafiopoli". Quando alcuni mafiosi mi hanno dato dello “scassaminchia” ho deciso di aggiungerlo alle referenze.
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