PD, nel voto dei circoli Renzi stacca Orlando. Per Emiliano solo l’1,5%
Sono stati diffusi i dati parziali del voto nei circoli per la segreteria del Partito Democratico. Si tratta del voto degli iscritti relativamente alle tre mozioni congressuali presentati dai candidati alla segreteria, che poi si sottoporranno alle primarie del 30 aprile. Si tratta di una copertura ancora molto parziale, ma certamente indicativa di una tendenza in atto, come rivelano i risultati parziali: in testa il segretario uscente Matteo Renzi con il 65,5% dei consensi, seguito a distanza da Andrea Orlando con il 33%, mentre a Michele Emiliano va solo l’1,5% dei voti degli iscritti.
Una situazione che non preoccupa più di tanto il Governatore della Puglia, che, nel corso di una intervista a RaiNews, ha spiegato di voler puntare tutto sulle primarie del 30 aprile, che decideranno il nome del prossimo segretario del Partito Democratico: “Non ho né soldi né correnti né capilista bloccati e quindi ho deciso che arriverò terzo nella conta delle tessere. Il mio obiettivo sono solo le primarie del 30 aprile. Possono votare tutti, anche coloro che non sono iscritti al PD, ma che lo voterebbero se Michele Emiliano ne diventasse il segretario”. Orlando, invece, continua la sua campagna tra i circoli della "base storica" del PD, convinto di poter rappresentare quella parte di militanti insoddisfatta dalla conduzione del partito di Matteo Renzi ma meno incline a "cambiamenti radicali" di linea e organizzazione.
Per il momento, però, anche i dati dei sondaggi sulle intenzioni di voto indicano che a vincere le primarie dovrebbe essere Matteo Renzi, accreditato di un ampio consenso, dal 55% al 62% a seconda delle differenti rilevazioni; incerto invece il “secondo posto”, con Orlando ed Emiliano accreditati di una percentuale vicina al 20%. Quasi tutti gli istituti, invece, concordano nel ritenere decisiva, ai fini del risultato finale, l'affluenza alle urne: più persone al voto, maggiore è il margine di cui godrebbe l'ex Presidente del Consiglio Matteo Renzi.