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Pd, Minniti si candida alla segreteria del partito: “La mia sinistra è per i deboli”

L’ex Ministro dell’interno ha sciolto la riserva e ha annunciato la sua candidatura alla segreteria del Partito Democratico. “Una candidatura di servizio. Di una persona che ha ricevuto tanto dal suo partito, dalla sinistra e che sente ora di dover restituire qualcosa” ha dichiarato Minniti, spiegando: “Ora sembriamo una confederazione di correnti. E una confederazione di correnti non può vincere”.
A cura di Antonio Palma
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Dopo settimane di uscite pubbliche, incontri e dibattiti in cui che lasciavano presagire il passo importante, Marco Minniti e ha annunciato ufficialmente che si candiderà alla segreteria del Partito democratico. "Ho deciso di mettermi in campo perché considero la mia una candidatura di servizio. Di una persona che ha ricevuto tanto dal suo partito, dalla sinistra e che sente ora di dover restituire qualcosa" ha spiegato infatti l'ex Ministro dell'interno in una intervista a Repubblica durante la quale ha sciolto la riserva sulla sua discesa in campo. Una scelta che era nell'area  da tempo, soprattutto dopo l'appello che gli avevano rivolto oltre 500 sindaci del centrosinistra, ma che si è fatta attendere più a lungo del previsto.

Contestualmente all'annuncio Minniti però ha tenuto a mettere in chiaro che dietro la sua candidatura non c'è l'ex premier ed ex segretario del partito Matteo Renzi come molti invece sostengono e che quindi la sua non è affatto una candidatura dei renziani. "Io non sono lo sfidante renziano. In campo c'è solo Marco Minniti" ha avvertito infatti l'ex ministro dalle colonne del quotidiano, spiegando: "Essendo stato tra chi non ha esagerato nel lodarlo quando era al potere, non ho alcun bisogno di prenderne le distanze. Renzi ha perso e si è giustamente dimesso assumendosi responsabilità che vanno anche oltre le sue. Il tema ora non è più questo, ma come salvaguardare il progetto riformista. Connettere il riformismo al popolo".

"So bene che le scorse elezioni sono state più di una sconfitta. C'è stata una rottura sentimentale con i nostri elettori. Questa è la sfida del Congresso. Io non cerco scorciatoie" ha proseguito Minniti rivendicando poi "le politiche riformiste" del Pd. "Non abbiamo risposto a due grandi sentimenti: la rabbia e la paura. Non si può rispondere a chi ha perso il lavoro con la freddezza delle statistiche. Dicendogli che l'occupazione cresce. Così come non si può dire al cittadino che ha subito un furto in casa, che i reati diminuiscono. C'è bisogno della sinistra riformista. I più deboli si sono sentiti abbandonati. Anzi, addirittura biasimati. Quello spazio è stato colmato dai nazionalpopulisti. Basta vedere quel che è accaduto nelle nostre peri ferie" ha sottolineato l'ex ministro

Si riparte dunque da "otto parole chiave: sicurezza e libertà, sicurezza e umanità, interesse nazionale e Europa, crescita e tutele sociali" ma anche da un partito unito perché "ora sembriamo una confederazione di correnti. E una confederazione di correnti non può vincere". Per Minniti "non serve cambiare nome al Pd.  Semmai dobbiamo unirlo, ricostruirlo e cambiarlo profondamente" Per questo anche in merito al suo principale rivale alla corsa della  segreteria Pd, Nicola Zingaretti, Minniti assicura: "Non è un avversario, mai ne parlerò male. Serve un patto: chi vince avrà la collaborazione di tutti"

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