Pd legge in Aula i nomi delle vittime di Cutro, applaudono Lega e Fi, ma non i senatori di Fdi
Durante l'esame nell'Aula del Senato del decreto Cutro, che contiene fra le altre cose anche la stretta sulla protezione speciale per gli stranieri richiedenti asilo, la senatrice del Pd Vincenza Rando, ha voluto ricordare uno a uno tutti i nomi delle vittime del naufragio di Cutro, quelle che sono state ritrovate e che è stato possibile identificare, avvenuto la notte del 26 febbraio scorso. "Vogliamo fare memoria di quanto è successo a Cutro, e quindi leggeremo i nomi delle persone che sono morte, di cui siamo riusciti a sapere il nome", ha spiegato la parlamentare dem, che oltre ai nomi e alla nazionalità delle vittime ha letto in Aula anche le età.
L'intervento, con l'elenco dei morti di Cutro, è stato applaudito anche dalla maggioranza, dai senatori di Lega e Fi, ma non dai senatori di Fratelli d'Italia. "Enza Rando legge in aula uno per uno i nomi delle persone che hanno perso la vita nelle acque di Cutro. Tutto il Senato in piedi. Al termine applausi di tutti i colleghi, tranne i senatori di Fratelli d'Italia. Non credo ci siano parole", ha attaccato su Twitter Filippo Sensi, senatore del Pd.
Il voto degli emendamenti proseguirà domani, quando si svolgeranno anche le dichiarazioni di voto, a partire dalle 10, e quindi presumibilmente il voto finale, atteso intorno alle 11 di domani, slitterà. Il testo sarà poi trasmesso alla Camera per il via libera definitivo. L'esame emendamenti al provvedimento, che è andata avanti per tutto il pomeriggio, è arrivata a metà delle proposte di modifica dell'articolo 7.
Passa l'emendamento ‘riformulato' sulla protezione speciale
L'Aula del Senato ha approvato l'emendamento della maggioranza sulla protezione speciale, che porta la prima firma del senatore Maurizio Gasparri, riformulato eliminando il riferimento alla stop agli obblighi internazionali, come chiesto dallo stesso esponente azzurro. Sull'emendamento era arrivato il parere favorevole del governo.
L'emendamento in questione puntava a cancellare dal comma 1.1 dell'articolo 19 del testo unico sull'immigrazione le parole "o qualora ricorrano gli obblighi di cui all'articolo 5, comma 6", ossia gli "obblighi costituzionali o internazionali dello Stato italiano". L'articolo 19 del testo unico sull'immigrazione esclude "il respingimento o l'espulsione o l'estradizione di una persona verso uno Stato qualora esistano fondati motivi di ritenere che essa rischi di essere sottoposta a tortura o a trattamenti inumani o degradanti o qualora ricorrano gli obblighi di cui all'articolo 5, comma 6".
Il primo firmatario Maurizio Gasparri aveva chiesto di stralciare proprio il passaggio che avrebbe determinato lo stop alla valutazione legata a questi obblighi, al fine di evitare conflitti. Con la modifica quindi è stato cancellato un comma che escludeva gli "obblighi costituzionali o internazionali dello Stato italiano" nella valutazione dei divieti di respingimento o espulsione.
Per il resto l'emendamento ha confermato la stretta sul rilascio della protezione speciale a chi non ha ottenuto la protezione internazionale ma non può essere espulso o respinto perché a rischio di persecuzione, della vita e di violazioni sistematiche di diritti umani, trattamenti inumani o tortura.
Vengono limitate le possibilità per chi ha ottenuto la protezione speciale di vedersela convertire in permessi di soggiorno per poter lavorare; stop anche per chi è nel nostro Paese a causa di gravi calamità e per cure mediche. Il permesso di soggiorno poi verrà concesso non più per "grave" calamità ma per calamità "contingente ed eccezionale", e si precisa che sarà rinnovabile (rispetto ai primi sei mesi) solo per ulteriori sei mesi e solo se permarranno le condizioni di "eccezionale" calamità. Si restringe inoltre la platea degli stranieri che non possono essere respinti o espulsi per motivi legati a gravi condizioni psicofisiche o patologiche. A fronte del giro di vite, nel testo è stata invece inserita una norma per concedere il permesso di soggiorno alla vittima straniera che venga costretta o indotta a contrarre un matrimonio.