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Pd: “Governo M5s-Lega pericoloso, siamo all’opposizione ma non faremo l’Aventino”

La linea del Pd non cambia: all’opposizione, “ma guai a immaginare l’Aventino”, afferma il reggente del partito Maurizio Martina. Sia per lui che per Gianni Cuperlo un eventuale governo M5s-Lega sarebbe però “pericoloso”.
A cura di Stefano Rizzuti
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Il Pd sarà all’opposizione, ma nessun Aventino: sono d’accordo su questo punto sia il reggente del partito, Maurizio Martina, sia l’esponente di Sinistradem Gianni Cuperlo. Martina non nasconde i suoi timori su un possibile governo M5s-Lega, definito “pericoloso per il Paese”. E spiega: “Il 4 marzo ci ha consegnato l'opposizione ma guai all'Aventino. Non ci tireremo indietro dal confronto e non aspetteremo che siano solo le forze che hanno vinto a fare le loro mosse. Noi contrattaccheremo e cercheremo di organizzare l'alternativa con un lavoro di centrosinistra aperto, plurale. Incalzeremo, proporremo, non staremo a guardare”.

Cuperlo esclude un accordo con i vincitori delle elezioni ma anche lui – prima di Martina – si dice preoccupato da un governo “sovranista”. “Non vedo le condizioni per un accordo con chi ha vinto – afferma – io lo temo un governo sovranista, io non vorrei consegnare l'Italia alla destra, quindi non farei il tifo per una soluzione dannosa e se dopo vari tentativi a vuoto ci fosse un appello a tutte le forze per un governo e per fare nuove regole diverse, anche sulla legge elettorale, io non sarei per l'Aventino”.

Sul punto interviene, sempre dal Nazareno dove questa mattina si è tenuto l’evento organizzato da Sinistradem, anche il ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda: “Aventino? Penso che M5s e Lega abbiano una somiglianza di vedute e abbiano molti punti del programma in comune. Se devono fare un governo, lo facciano. Normalmente quando uno vince le elezioni vuole andare a governare. Penso che la linea di Martina, che poi è anche quella di Cuperlo, sia condivisibile. Se poi ci fosse un appello del presidente della Repubblica a un governo insieme a tutti gli altri, allora sarebbe un altro paio di maniche. Ma non è questa la fase, è presto per parlarne”.

Martina e Cuperlo parlano anche del futuro del Pd. Secondo il reggente del partito ora bisogna ripartire dal “massimo della capacità di ascolto, della libertà di analisi e della pluralità possibile, provando a concretizzare nei fatti rispetto alla nuova fase che dobbiamo costruire. Come ripartire? Non ripartiamo dall'idea di una leadership in quanto tale ma da un'idea collegiale della leadership per una causa comune”. Martina si rivolge anche a chi è uscito dal Pd “e ora dice ‘ve lo avevamo detto’: dico francamente anche no, perché c’è un limite a tutto”, afferma riferendosi a Liberi e Uguali.

Cuperlo chiede al partito di ripartire “con coraggio”: “Dobbiamo avere bene impressa quella cartina dell'Italia ‘gialla-blu' uscita dalle urne il 4 marzo. Ogni cosa va ripensata dal basso. Bisogna ripensare la sinistra, servirà un'identità, e penso che siamo in ritardo di almeno 20 anni. Ma dobbiamo cambiare vocabolario e usare una di quelle eresie che avremmo già dovuto tirare fuori anni fa. Dobbiamo rifondare il partito con lo zaino in spalla”.

Cuperlo non risparmia una critica a Matteo Renzi e alla sua politica da segretario: “L’altra causa della sconfitta è stata la stagione di Matteo Renzi a guida del partito e del Paese. Non è di abiure che abbiamo bisogno. Ho riconosciuto il disegno politico del renzismo: un presidenzialismo in un sistema politico parlamentare. Riconoscere l'impianto di quel disegno è un atto di onestà, ma l'Italia lo ha bocciato nelle urne il 4 marzo. Il mio problema non è mai stato Matteo Renzi, ma adesso è ora di superare il renzismo”.

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