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Pd, firme false contro Berlusconi – Bersani: “Martedì dimostrerò che sono vere”

Tra le tonnellate di schede compilate da chi vuole mandare a casa Silvio Berlusconi, si possono leggere nomi come: Numa Pompilio da Roma, Zeta di Zorro da Messico City, Al Capone da Minervino Murge, Hitler, Lenin, Castro e Wojtyla.
A cura di Alessio Viscardi
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Aveva lanciato una sfida il segretario nazionale del Partito Democratico, Pier Luigi Bersani: 10 milioni di firme contro Silvio Berlusconi, per costringerlo alle dimissioni”. Un traguardo che sembrava irraggiungibile, ma che il Pd dice di aver ottenuto un pieno successo nella raccolta firme grazie a gazebo in tutta Italia. Invece, a partire da Il Giornale, comincia il fuoco incrociato che denuncia come queste firme siano false. Tra i firmatari compaiono anche “Hitler” e “Lenin”. I dirigenti del Partito Democratico continuano a ripetere di aver raccolto 10 milioni di firme autentiche e martedì il segretario Bersani dimostrerà che l'obiettivo è stato pienamente raggiunto. Ma i dubbi rimangono, perché tante firme in un solo mese sembrano un'impresa ai limiti dell'impossibile. Infatti, tra le tonnellate di schede compilate da chi vuole mandare a casa Silvio Berlusconi, si possono leggere nomi come: Numa Pompilio da Roma, Zeta di Zorro da Messico City, Al Capone da Minervino Murge, Hitler, Lenin, Castro e Wojtyla.

Alle accuse di brogli lanciate dai quotidiani di centrodestra, il Pd risponde sostenendo che queste fantasiose adesioni sono opera dei sostenitori del Premier, che vogliono mettere in ridicolo l'operazione. Dopo una verifica del database, sul sito del Partito Democratico è stato poi possibile consultare l'elenco dei firmatari ripulito dalle adesioni fasulle. Matteo Orfini, responsabile Cultura e informazione del Pd, ammette che il partito ha eccesso in trasparenza: “Per eccesso di trasparenza abbiamo pubblicato le firme in tempo reale. Ma l'iniziativa ha superato ogni previsione. E lo dice uno che aveva preso Bersani per pazzo, giudicando i dieci milioni un azzardo”.

Secondo Ivan Scalfarotto, è stato commesso un errore di comunicazione: “È stata una gaffe, impiccarsi ai numeri è un esercizio sterile. Dovremmo avviare una revisione radicale della comunicazione”. Ma per il blogger Mario Adinolfi, siamo di fronte ad una vera farsa: “I dieci milioni non esistono, la quota realistica è cinque”. Basti pensare che per l'approvazione di un referendum popolare ci vogliono soltanto 500 mila firma e spesso non bastano tre mesi a raccoglierle.

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