Pd, Emiliano: “Resto perché Renzi era felice che andassi. Scissionisti non mi sembrano pronti”
"Rimango nel Pd perché Renzi era felice che me andassi. Alle primarie posso batterlo anche con i voti degli scissionisti. E riunificherò il partito". Dopo l'annuncio di ieri, Michele Emiliano spiega in un'intervista al Corriere perché ha deciso di restare nel Partito democratico e sfidare Matteo Renzi.
"D’Alema non mi ha mai chiesto di lasciare il Pd – dichiara il governatore della Regione Puglia – Spero che restino tutti: Rossi, Speranza, pure Bersani e D’Alema. L’Italia ha bisogno di una sinistra forte. Non di una presenza di testimonianza". Gli scissionisti, aggiunge, "non mi sembrano pronti. Mancano tesi, strutture, organizzazione. Financo un nome"; ma non è questo il motivo che lo ha spinto a restare nel Pd: "Rimango perché ho visto che Renzi era felice che me ne andassi. Allora mi sono detto che stavo sbagliando tutto. Il campo di battaglia è il Pd".
E con una giravolta ha spiazzato i suoi compagni di avventura.
"Io sono sempre stato leale. Quando mi sono avvicinato a Bersani e agli altri non ho mai parlato di scissione, ma di opposizione a Renzi. Sono loro che mi hanno spiegato che con Renzi non potevano più convivere".E perché?
"Perché alza la voce, urla. Li maltratta. Al che mi sono detto: sei un vecchio magistrato di frontiera, ne hai viste di ogni, non ti lascerai certo intimidire. Ma devo riconoscere che avevano ragione loro: Renzi non solo aggredisce, è pure anaffettivo. Napoleonico. La differenza con lui è quasi antropologica".E della scissione avete parlato, eccome.
"Sì, ma come soluzione estrema. Io non ho promesso nulla. Mi sono preso 48 ore per riflettere. Poi con Speranza e Rossi ho parlato chiaro: lasciare il Pd nelle mani di Renzi come un regalo sarebbe un errore storico; se vogliamo cambiare il Paese dobbiamo avere un partito di una certa dimensione, capace di fare massa critica".E loro?
"Stanno soffrendo. Spero che rimangano e mi appoggino. Cuperlo oggi ha parlato di primarie a luglio: può essere un buon compromesso".Crede che Renzi lo accetterà?
"Temo di no. Ma anche se alcuni dirigenti lasceranno, alle primarie posso battere Renzi anche con i loro voti. E riunificherò il Partito democratico".
Emiliano e Renzi si sono messi d'accordo? "Sono sicuro che lui avrebbe preferito un altro avversario", dice il presidente della Puglia, che ricorda come nel suo intervento ne abbia detto a Renzi "di tutti i colori": "Mica l’ho fatto per Renzi. L’ho fatto per far dispetto a lui, e per far piacere alla nostra gente. Il mio numero di telefono è su Facebook. Ho ricevuto migliaia di messaggi: il 99% mi chiedeva di battermi dentro il Pd, non fuori".
Una Lega Sud, magari con de Magistris, "sarebbe un partito con un grosso potenziale: al Sud la gente quando vede le bandiere del Pd prende la croce come davanti ai vampiri. Sono esasperati, perché sentono di non contare nulla: non solo i disoccupati, anche gli imprenditori. Basta un embargo politico per gettarli sul lastrico", prosegue Emiliano, che però aggiunge: "Io sono un pezzo di Sud. Ma da quando avevo 25 anni ho sempre lavorato per la Repubblica. Le Leghe dividono il Paese. E poi sono un uomo di sinistra".Quanto alle dimissioni da magistrato, "non è scritto da nessuna parte ": "Non l’ha fatto nessuno, tranne de Magistris e Di Pietro".
Sul caos tassisti Emiliano dà ragione a loro, "perché con un emendamento non concordato li si vuole mandare in rovina. Questo significa governare a ‘fregacompagno'. I tassisti hanno ragione a dire: volete ristrutturare il settore? Fatelo, però pagateci i mancati introiti, come ai cassintegrati. Su questo punto non sto con Grillo; sto con Trump" del quale, precisa, non condivide "nulla, tranne una cosa: si governa per il popolo, per i cittadini. Non per gli stakeholder, per le lobby. Renzi ha dato troppa retta alle lobby, come sulla storia delle trivelle. E ora Gentiloni deve tappare il buco della finanziaria fatta per tentare invano di vincere il referendum".
Renzi è anaffettivo perché "vola sopra le cose e non si occupa delle persone. Ora, in un momento di sofferenza per migliaia di militanti, se n’è andato in California. Non è la prima volta: nel settembre 2015 mi lasciò come un salame ad aspettarlo alla Fiera del Levante, con la banda, le majorettes, i tricolori e tutto. Era andato a New York a vedere la finale degli Us Open di tennis".
Emiliano conclude con una stoccata all'ex presidente del Consiglio: il suo soprannome, il "Bomba", è nato "non perché dica bugie; perché le spara grosse, con superficialità. Ha annunciato che avrebbe versato più di un miliardo di euro della famiglia Riva agli ospedali pugliesi; ma quella cifra non era acquisita, e infatti il giudice non ha omologato il patteggiamento. Come quando ha detto che avrebbe lasciato la politica in caso di sconfitta: una sciocchezza. Avrebbe fatto meglio a restare a Palazzo Chigi".