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Pd, Emiliano: “Resto perché Renzi era felice che andassi. Scissionisti non mi sembrano pronti”

Dopo l’annuncio di ieri, il presidente della Regione Puglia spiega in un’intervista al Corriere perché ha deciso di restare nel Partito democratico e sfidare Matteo Renzi: “L’ho fatto per far dispetto a lui, e per far piacere alla nostra gente”.
A cura di Claudia Torrisi
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Michele Emiliano ospite a "In Mezz'Ora"

"Rimango nel Pd perché Renzi era felice che me andassi. Alle primarie posso batterlo anche con i voti degli scissionisti. E riunificherò il partito". Dopo l'annuncio di ieri, Michele Emiliano spiega in un'intervista al Corriere perché ha deciso di restare nel Partito democratico e sfidare Matteo Renzi.

"D’Alema non mi ha mai chiesto di lasciare il Pd – dichiara il governatore della Regione Puglia – Spero che restino tutti: Rossi, Speranza, pure Bersani e D’Alema. L’Italia ha bisogno di una sinistra forte. Non di una presenza di testimonianza". Gli scissionisti, aggiunge, "non mi sembrano pronti. Mancano tesi, strutture, organizzazione. Financo un nome"; ma non è questo il motivo che lo ha spinto a restare nel Pd: "Rimango perché ho visto che Renzi era felice che me ne andassi. Allora mi sono detto che stavo sbagliando tutto. Il campo di battaglia è il Pd".

E con una giravolta ha spiazzato i suoi compagni di avventura.
"Io sono sempre stato leale. Quando mi sono avvicinato a Bersani e agli altri non ho mai parlato di scissione, ma di opposizione a Renzi. Sono loro che mi hanno spiegato che con Renzi non potevano più convivere".

E perché?
"Perché alza la voce, urla. Li maltratta. Al che mi sono detto: sei un vecchio magistrato di frontiera, ne hai viste di ogni, non ti lascerai certo intimidire. Ma devo riconoscere che avevano ragione loro: Renzi non solo aggredisce, è pure anaffettivo. Napoleonico. La differenza con lui è quasi antropologica".

E della scissione avete parlato, eccome.
"Sì, ma come soluzione estrema. Io non ho promesso nulla. Mi sono preso 48 ore per riflettere. Poi con Speranza e Rossi ho parlato chiaro: lasciare il Pd nelle mani di Renzi come un regalo sarebbe un errore storico; se vogliamo cambiare il Paese dobbiamo avere un partito di una certa dimensione, capace di fare massa critica".

E loro?
"Stanno soffrendo. Spero che rimangano e mi appoggino. Cuperlo oggi ha parlato di primarie a luglio: può essere un buon compromesso".

Crede che Renzi lo accetterà?
"Temo di no. Ma anche se alcuni dirigenti lasceranno, alle primarie posso battere Renzi anche con i loro voti. E riunificherò il Partito democratico".

Emiliano e Renzi si sono messi d'accordo? "Sono sicuro che lui avrebbe preferito un altro avversario", dice il presidente della Puglia, che ricorda come nel suo intervento ne abbia detto a Renzi "di tutti i colori": "Mica l’ho fatto per Renzi. L’ho fatto per far dispetto a lui, e per far piacere alla nostra gente. Il mio numero di telefono è su Facebook. Ho ricevuto migliaia di messaggi: il 99% mi chiedeva di battermi dentro il Pd, non fuori".

Una Lega Sud, magari con de Magistris, "sarebbe un partito con un grosso potenziale: al Sud la gente quando vede le bandiere del Pd prende la croce come davanti ai vampiri. Sono esasperati, perché sentono di non contare nulla: non solo i disoccupati, anche gli imprenditori. Basta un embargo politico per gettarli sul lastrico", prosegue Emiliano, che però aggiunge: "Io sono un pezzo di Sud. Ma da quando avevo 25 anni ho sempre lavorato per la Repubblica. Le Leghe dividono il Paese. E poi sono un uomo di sinistra".Quanto alle dimissioni da magistrato, "non è scritto da nessuna parte ": "Non l’ha fatto nessuno, tranne de Magistris e Di Pietro".

Sul caos tassisti Emiliano dà ragione a loro, "perché  con un emendamento non concordato li si vuole mandare in rovina. Questo significa governare a ‘fregacompagno'. I tassisti hanno ragione a dire: volete ristrutturare il settore? Fatelo, però pagateci i mancati introiti, come ai cassintegrati. Su questo punto non sto con Grillo; sto con Trump" del quale, precisa, non condivide "nulla, tranne una cosa: si governa per il popolo, per i cittadini. Non per gli stakeholder, per le lobby. Renzi ha dato troppa retta alle lobby, come sulla storia delle trivelle. E ora Gentiloni deve tappare il buco della finanziaria fatta per tentare invano di vincere il referendum".

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Renzi è anaffettivo perché "vola sopra le cose e non si occupa delle persone. Ora, in un momento di sofferenza per migliaia di militanti, se n’è andato in California. Non è la prima volta: nel settembre 2015 mi lasciò come un salame ad aspettarlo alla Fiera del Levante, con la banda, le majorettes, i tricolori e tutto. Era andato a New York a vedere la finale degli Us Open di tennis".

Emiliano conclude con una stoccata all'ex presidente del Consiglio: il suo soprannome, il "Bomba", è nato "non perché dica bugie; perché le spara grosse, con superficialità. Ha annunciato che avrebbe versato più di un miliardo di euro della famiglia Riva agli ospedali pugliesi; ma quella cifra non era acquisita, e infatti il giudice non ha omologato il patteggiamento. Come quando ha detto che avrebbe lasciato la politica in caso di sconfitta: una sciocchezza. Avrebbe fatto meglio a restare a Palazzo Chigi".

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