Pd compie 10 anni, Renzi: “Siamo unico argine ai populisti, se perdiamo noi salta tutto”
Nel giorno in cui il Partito Democratico festeggia i suoi primi dieci anni di vita, Matteo Renzi ha scelto di partecipare a un forum nella redazione de La Repubblica, per rispondere alle domande sui principali temi dell'attualità politica. La discussione non poteva che partire dall'approvazione della nuova legge elettorale, che per il segretario del PD è "un passo avanti", nonostante non rappresenti la migliore legge possibile, anche nelle scelte del PD: "Erano meglio le preferenze, io mi volevo candidare al Senato, ma è una legge imparagonabile al Porcellum: hai la lista, i tre nomi scritti e un collegio".
Tuttavia, Renzi non considera l'apposizione della fiducia come una forzatura democratica: "Dissento radicalmente. Parlare di forzatura democratica è inaccettabile. La fiducia è uno strumento democratico che permette di fare le leggi. L'ha messa De Gasperi, non Di Battista. E poi sentirsi dire per due giorni che ho paura delle primarie da un partito azienda, dove fanno le cliccarie – o come diavolo si chiamano – che poi annullano quando vince quello sbagliato, e dove Di Maio prende 59 preferenze a Pomigliano d'Arco, ecco, penso sia un annebbiamento collettivo".
Ora però il Partito Democratico è chiamato a una scelta, capire con chi può allearsi per cercare di ottenere la maggioranza dei seggi: "Abbiamo quattro margini di azione. Primo: il mondo centrista, dall'ex Scelta civica ad Ap, cattolici e moderati. Secondo: Forza Europa, i radicali, magari coinvolgendo anche personalità dell'attuale governo. Terzo: la galassia ambientalista, a cominciare dai Verdi e dall'associazionismo. Quarto: un mondo di sinistra che, senza voler tirare la giacchetta a qualcuno, credo ci sarà. E in più la rete di alcuni sindaci". L'obiettivo resta il 40%: "Se ce la facciamo, governiamo da soli. Ma la coalizione si fa sulle idee comuni, non sulla sistemazione dei posti".
Quanto allo Ius soli, chiosa: "Per me lo ius culturae arriverà. È scritto. Non so se in questa legislatura o nella prossima, questo non so dirlo. Però so una cosa: farne l'unica battaglia di principio paradossalmente non fa l'interesse dei soggetti a cui è rivolta […] Delrio che soffre per la legge – che la vive come battaglia di vita o di morte – a domanda risponde che è disposto a fare lo sciopero, gesto che rispetto ma che non farei. Maria Elena ha detto che se non ci dovessero essere i numeri in questo giro, si farà nel prossimo".