Patto di Stabilità, accordo tra Francia e Germania ma l’Italia frena: oggi l’incontro decisivo
I Paesi Ue sembrano sempre più vicini all'accordo sul Patto di Stabilità. Ieri, in tarda serata, è arrivato l'annuncio del ministro dell'Economia francese, Bruno Le Maire, che ha avuto un lungo incontro con l'omologo tedesco – leader dei liberali, un fattore risultato di primo piano nella postura assunta dalla Germania in questa trattativa – Christian Lindner: "Questa sera abbiamo un accordo al 100% sulle nuove regole del Patto di Stabilità e Crescita – ha scritto Le Maire su X – è una eccellente notizia per l'Europa, che permetterà di garantire finanze pubbliche sane e l'investimento nel futuro. Domani Ecofin".
La svolta sembrava vicinissima due settimane fa, ma dopo una lunga nottata di negoziati non era arrivato che un rinvio. Poi è cominciata un'altra fase di intense trattative, con diverse dichiarazioni minacciose da parte di Giorgia Meloni e di Giancarlo Giorgetti. Insomma, il mantra dell'Italia e del governo è abbastanza chiaro: non vogliamo chiudere un accordo che sappiamo già non riusciremo a rispettare (che poi è uno dei motivi che ha portato l'Unione europea a rimettere in discussione le attuali regole aprendo a una revisione del Patto di Stabilità). Non è un segreto che moltissimi Paesi puntualmente non rientrino nei parametri imposti da Bruxelles, con richiami annuali che tendenzialmente lasciano il tempo che trovano.
Il tempo, però, è quasi finito: il primo gennaio 2024 tornerà in vigore il Patto, sospeso nel 2020 per via della pandemia di Covid e poi mai ripristinato a causa della guerra in Ucraina e della crisi energetica. Si gioca su qualche zerovirgola che può rappresentare, soprattutto in prospettiva, la possibilità o meno di portare avanti una certa politica economica. I principali parametri in discussione sono il rapporto deficit/Pil entro il 3% e quello tra debito pubblico e Pil, ora fissato al 60%. Il secondo è il principale problema dell'Italia, che viaggia intorno al 143%.
L'ultima bozza di proposta della presidenza spagnola, prima dell'accordo Francia-Germania, prevedeva che i Paesi con rapporto tra debito e Pil maggiore del 90% dovessero ridurre il debito dell'1% l'anno, percentuale che calava allo 0,5% sotto al 90%. Stesso discorso per il rapporto deficit/Pil: non basterà restare sotto al 3%, ma si dovrebbe scendere gradualmente a seconda del debito.
Oggi ci sarà la riunione decisiva, in conferenza e non in presenza, con gli altri ministri dell'Economia. Giorgetti, che finora è rimasto in silenzio, aspetta l'appuntamento sicuro di trovare l'accordo migliore per l'Italia. Anche perché, come ha già fatto capire chiaramente il governo, l'intesa dovrà essere convincente, altrimenti scatterà il veto.