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Patto del Nazareno a rischio: Fi vuole il “reintegro” di Berlusconi ma dal Pd rispondono picche

“Il caso De Magistris – scrive la tesoriera di Forza Italia – un sindaco prima sospeso poi reintegrato dalla magistratura, dimostra come la legge Severino, alla prova dei fatti, non funzioni affatto”. Così parte l’attacco di Fi per il “reintegro di Berlusconi”.
A cura di Carlo Tarallo
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Il dialogo sulle riforme istituzionali “deve” comprendere il tema della Legge Severino e, soprattutto, quello della decadenza da senatore di Berlusconi. Firmato Mariarosaria Rossi, che è come dire firmato Silvio Berlusconi. La sentenza del Tar Campania che ha reintegrato il sindaco di Napoli Luigi De Magistris dopo la sospensione decisa dal Prefetto di Napoli costituisce per Forza Italia lo spunto per chiedere a suon di comunicati stampa un “aiutino” per l’ex premier.

E ieri, domenica, la tesoriera di Forza Italia e fedelissima del Cav, Mariarosaria Rossi, ha diramato una nota che suona quasi come un aut-aut, legando per la prima volta ufficialmente l’accordo sulle riforme istituzionali tra Pd e Forza Italia ai problemi giudiziari di Berlusconi e facendo intravedere finalmente alcuni degli aspetti più oscuri del Patto del Nazareno.

L’aut aut della Rossi – "Il caso De Magistris – scrive la tesoriera di Forza Italia – un sindaco prima sospeso poi reintegrato dalla magistratura, dimostra come la legge Severino, alla prova dei fatti, non funzioni affatto. Non è possibile lasciare l'amministrazione di una grande città europea come Napoli, e a maggior ragione il governo del Paese e le dinamiche della democrazia, nelle mani di interpretazioni, ricorsi, sentenze contraddittorie. E' una violazione sia nella lettera sia nella sostanza, dei principi che sono alla base della rappresentanza popolare. Il dialogo sulle riforme istituzionali deve ricomprendere anche questo tema”.

Poi, la Rossi mette in chiaro cosa si aspetta Berlusconi da Renzi:  “Delle piccole modifiche – aggiunge Mariarosaria – sarebbero sufficienti per mettere riparo a delle grandi ingiustizie. Come quella che ha purtroppo avuto come vittima il Presidente Berlusconi, leader del centrodestra e legittimo rappresentante di milioni di italiani, che è stato "cacciato" dal Senato con la violazione del principio di irretroattività della legge, fondamentale in ogni ordinamento giuridico e garantito dall'art. 25 della Costituzione e dall'art. 7 della Carta Europea dei diritti dell'Uomo. Una violazione del diritto, una prepotenza politica, un'ingiustizia di fronte alla quale non si può tacere ma che si deve affrontare e risolvere”.

Dal Pd rispondono picche – Dunque l’invito, non a caso collegato al “dialogo sulle riforme”, è esplicito: modificate la Legge Severino per restituire a Berlusconi la piena agibilità politica. Ma dal Pd rispondono picche: le modifiche alla legge si rendono necessarie per evitare altri casi come quello di De Magistris, ma secondo gli esperti di diritto del Partito Democratico il caso del sindaco di Napoli è sostanzialmente nemmeno paragonabile a quello dell’ex premier “decaduto”. E il motivo sta proprio (almeno) in un passaggio dell’ordinanza del Tar Campania.

Il passaggio-chiave dell’ordinanza: il problema è la condanna non definitiva –  “I principi espressi nella citate pronunce – scrivono i giudici – non consentono di risolvere in via interpretativa anche i pregiudiziali problemi di compatibilità costituzionale della normativa applicata al caso concreto, dal momento che la vicenda sottoposta all’esame del Collegio riguarda un provvedimento di sospensione adottato a seguito e per effetto di una condanna penale non definitiva, non essendosi, quindi, in presenza di una pronuncia irrevocabile come, invece, nei casi esaminati nei citati precedenti giurisprudenziali; e che si tratti di una situazione del tutto diversa si evince, non solo dai differenti effetti che conseguono, anche dal punto di vista della disciplina penale, all’emanazione di una sentenza di primo grado rispetto alla sua successiva condizione di irrevocabilità, ma anche dal fatto che una lettura costituzionalmente orientata del dato normativo non autorizza l’interprete a presumere la sussistenza di una situazione di indegnità morale che legittimi l’inibizione dell’accesso ad una carica pubblica o la sua perdita, e ciò superando il divieto di retroattività, anche nel diverso caso in cui si sia in presenza di una sentenza non definitiva, laddove si osservi pure che quest’ultima interviene come prima statuizione nell’ambito di un modello verticale del processo penale che consta, nella sua dinamica ordinaria, di non meno di tre gradi progressivi di giudizio”.

Silvio deve rassegnarsi… – Dunque, il motivo del reintegro di De Magistris è semplice: la condanna che ha portato alla sua sospensione non è definitiva e dunque “l’indegnità morale” può essere cancellata dai successivi gradi di giudizio. Situazione opposta a quella di Silvio Berlusconi, la cui decadenza da senatore con annessa incandidabilità deriva invece da una condanna definitiva. La retroattività c’entra poco o nulla e serve solo a dare fiato alle trombe forziste, e a far piovere comunicati stampa nelle redazioni. Lo sanno bene dalle parti del Pd, dove sono pronti a dare un’altra delusione all’ “amico Silvio”. Che forse aveva interpretato il “Patto del Nazareno” in maniera un po’ troppo elastica. Per non dire fantasiosa…

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